Perché la Nato si espande verso est e vuole inglobare quanto più è possibile di quei territori?
E’ questa una questione da addetti ai lavori di geopolitica o un problema di fondo
della politica internazionale e delle scelte dell’Europa?Con questi interrrogativi si apre l’invito a partecipare – lunedì 3 novembre (ore 18-21) alla Casa internazinale delle donne a Roma – ad un dibattito che si inserisce nella serie di incontri organizzati da{{ Elettra Deiana, Silvana Pisa e Francesca Koch}}, con la collaborazione di altre/i, per ripensare la Nato, tenendo conto di tutti i mutamenti avvenuti in questi sessantanni di esistenza del Patto.

Il prosssimo anno, anche l’Italia sarà chiamata a decidere se rinnovare o meno l’Alleanza atlantica; ma la decisione rischia di avvenire senza “che neanche il Parlamento ne sappia nulla o possa decidere alcunché”. Nella primavera 2007 maturò quindi, in un incontro informale alla Casa con la deputata Elettra Deiana e la senatrice Silvana Pisa, l’idea di “avviare un confronto pubblico affinché nel 2009 la scelta di rinnovare l’Alleanza atlantica possa avvenire in modo non predeterminato e automatico”.
{{
“La Nato nella geopolitica dell’era globale”}} e {{“Kosovo non per caso: Nato, Balcani, responsabilità dell’Europa”}}: questi i temi dei primi due incontri (maggio 2007; gennaio 2008) che hanno ripercorso la storia della Nato ed i mutamenti del suo ruolo connessi con i mutamenti dello scenario mondiale in questi sessantanni.

Oggi “{{la crisi del Caucaso ha portato alla luce la stringente attualità del problema}} e la non più rimandabile necessità che l’Europa si faccia carico seriamente della continua metamorfosi dell’Alleanza Atlantica”. E l’invito al dibattito del 3 novembre ri-motiva ulteriormente gli interrogativi iniziali che hanno fatto da sfondo al percorso del confronto pubblico.

“Dopo la caduta dell’ impero sovietico la Nato avrebbe dovuto essere sciolta: così pensarono in molti. La sua funzione di {{alleanza militare concepita per difendere l’Europa occidentale contro quella orientale}} – Patto atlantico contro Patto di Varsavia – non aveva infatti più ragione di essere. Ma così non è stato: le strategie globali degli Stati Uniti, l’idea di un Nuovo Ordine Mondiale guidato dalla superpotenza americana, hanno via via assegnato alla Nato un ruolo di crescente contiguità alle scelte del Pentagono e della casa Bianca.

E la Nato, che fino ad allora non era mai entrata in guerra, ha cominciato a esercitarsi nella guerra e ad assumere le {{vesti di alleanza militare a disposizione delle imprese più diverse di dominance statunitensi}}.

L’espansione della Nato nella regione Balcanica e a Est, nei Paesi dell’ex Patto di Varsavia e nelle ex repubbliche sovietiche, fanno parte dei {{processi di radicale trasformazione che il Patto Atlantico ha subito e continua a subire}}, senza che i Parlamenti europei se ne siano mai occupati e senza che l’opinione pubblica ne sia informata adeguatamente e messa nelle condizione di avere voce.

Nato dell’Est e scudo antimissili fanno parte della politica degli Stati Uniti tesa a circoscrivere e a tenere sotto controllo la nuova Russia di Putin, ad avere egemonia sui flussi energetici di quella zona fondamentale, a predisporre un primato geopolitico verso le emergenti potenze asiatiche.

{{E l’Europa che interesse ha a far moltiplicare problemi politici e diplomatici, zone di tensione e rischi di guerra a casa sua?}}

{{Ma perché questi incontri sulla Nato alla Casa delle donne?}} Nella introduzione al secondo incontro {{Francesca Koch}} ricordava “la necessità di … lavorare ad una concezione di politica estera tesa a stabilire dei diritti di fatto e non solo sulla carta, a incarnarsi nelle politiche concrete, nelle azioni pragmatiche di costruzione della pace” e, in rapporto a ciò, l’auspicio che{{ il diritto internazionale sia segnato dalla differenza di genere}}; si chiedeva anche se la diplomazia sia in grado di “farsi carico delle vite, se abbia la possibilità di mettersi in ascolto del dolore delle popolazioni, di non privilegiare solo … l’ottica ‘dall’alto’ dei bombardamenti, ma di saper ascoltare chi ‘dal basso’ i bombardamenti li subisce”.

Nel suo intervento era forte l’invito a confrontarsi con quelle che sono le immagini tragiche della seconda metà del Novecento: il continuo spostamento di profughi/e, i campi profughi, i rifugiati; e, di conseguenza, a ripensare “la cittadinanza ed i diritti umani, l’integrazione delle diversità etniche e culturali”.

Nel prossimo incontro, daranno il loro contrinuto anche {{Margherita Paolini, Famiano Crucianelli e Giorgio Mele.}}