Ci sono situazioni che ci precedono, anche nella nostra famiglia, come nella società, situazioni a noi sconosciute in cui noi, nascendo, ci troviamo senza né conoscere e dunque capire ma di cui subiremo le conseguenze per tutta la vita.A volte uno strano morso alle viscere ti prende, non sempre fa male, a volte rende solo malinconici, certo questo accade a tutti come accade di non capire la provenienza dello stato d’animo.

Voglio parlare di un argomento che molti credono banale e superato: {{la malinconia}} che forse non è neanche il termine esatto ma ugualmente lo uso. Parlerò di pulsioni, radici, provenienze, esperienze dei primi anni di vita e anche prenatali che determinano la nostra vita ma, e qui sta il dramma, neanche sappiamo o ricordiamo.
_ Parlo delle {{esperienze della primissima infanzia, quelle che lasciano il segno sul tuo corpo e nella tua mente}}, esperienze di ogni genere: positive, negative, affettive, odorose, visive, immagini di luoghi dove hai vissuto appena nato che avrai per tutta la vita nella mente ma a cui non riesci, soprattutto se hai dovuto allontanarti dal luogo natio, a dare posto nella tua memoria razionale perché neanche ricordi dove e quando hai viste quelle immagini, ma quando ti capita una foto o un odore o un viso simili una strana inquietudine ti coglie, uno stato d’animo a cui però non si riesce a dare spiegazione.
_ Quelle {{esperienze possono diventare anche una trappola}} soprattutto se sono state molto pregnanti, sia fisicamente che affettivamente. E senza rendercene conto da grandi le nostre scelte saranno fatte su quanto nella prima infanzia abbiamo catalogato positivo e negativo. Per tutto il resto della nostra vita un odore che per noi è stato fonte di benessere nella prima infanzia ci darà una piacevole sensazione per sempre. Per sempre un viso che a noi ricorda il viso di chi abbiamo considerato, da piccoli, buono sarà per sempre buono e così via.

Perciò da adulti quando daremo giudizi, faremo valutazioni e o altro lo faremo sempre tenendo conto di quei parametri.

Perché affrontare questo argomento? Perché voglio parlare delle dinamiche che nascono in una persona allontanata dal suo luogo natio e magari anche dal resto della famiglia e quando dico famiglia intendo non solo padre e madre ma anche nonni, zii, cugini insomma la famiglia tutta.{{ Dramma vissuto negli anni dell’emigrazione dal sud verso il nord}} e attualmente {{da altri stati verso l’Italia}}. Banale dite riaffrontare il dramma dell’emigrazione dal sud al nord, credete?

{{Bene vi racconto un episodio successo nell’aprile del 2007 a Milano}} in una casa editrice, esperienza che ho vissuto in prima persona, ma per essere compresa devo andare molto indietro nei tempi. Io sono nata nel 1957 a Cerignola, paese di Giuseppe di Vittorio, lì ho fatto le elementari, a scuola ero tra le più brave. {{Mi hanno portato al nord, avevo 11 anni}}, dovevo frequentare le medie: bene{{ solo perché arrivavo dal sud ero obbligatoriamente un’asina}} promossa quasi per miracolo grazie al prete impietosito dalla povera piccola terrona. Negli anni successivi sono riuscita a dimostrare che asina non ero. Erano emigrati prima i miei fratelli grandi, avevano cercato subito una casa dignitosa, non volevamo essere i soliti terroni brutti sporchi e scansafatiche, poi io e i miei genitori.

{{Mio padre aveva 50 anni, contadino già di suo un po’ ribelle al sistema, amico di Giuseppe di Vittorio}}, parlava poco l’italiano, abitavamo in un paesino di 5000 persone in provincia di Pavia e anche loro parlavano poco l’italiano. Immaginate voi un uomo di 50 anni con un carattere, non dico buono, anzi sicuramente molto marcato, diciamo “molto meridionale”, che va ad abitare in un paese in cui parlano completamente un’altra lingua, e lui abituato alle sue parole, ai suoi amici, ai suoi luoghi, lì non riesce a comunicare con nessuno, e chiaramente non riesce neanche a lavorare e diventa dipendente economicamente dai figli. {{Lo ricordo vagare per il paese, spaesato, con la domanda negli occhi, “ Cosa ci faccio io qui?”.}}

{{Mio padre è voluto tornare a tutti costi a Cerignola}}, lo abbiamo seguito solo io e mia madre, io felice, mia madre disperata. Mio padre per la paura di rimanere solo perché era chiaro che mia madre voleva tornare al nord dove le condizioni economiche erano “migliori” {{è impazzito e si è ucciso! Bene questo è il primo tributo che ho pagato}}, e come me tanti altri, alla {{moderna economia che tratta le persone come materiali e non come esseri umani}}. Per carità non voglio fare del vittimismo! Ma solo ricordare il prezzo che abbiamo pagato per lavorare in un paese che è il nostro, siamo sempre in Italia, ma in cui ancora oggi ci ricordano che forse non è proprio il nostro.

{{Nella casa editrice}} sono andata a lavorare grazie ad un annuncio sul giornale, avevo tutti i requisiti, sia scolastici sia culturali, per svolgere il lavoro da loro richiesto ed inizio a lavorare. Il clima è disteso, la conversazione cordiale e rispettosa tra le 3 dipendenti e i titolari, marito e moglie, politicamente di idee diverse dalle mie, per cui non dico loro come la penso, ma neanche faccio cenno di condividere il loro punto di vista. {{Tutto fila liscio finché l’argomento affrontato è l’immigrazione.}}
_ Una mattina la signora racconta la difficoltà di passeggiare in via Padova per tutti questi immigrati che diciamo non brillano per pulizia e che fanno paura, devo dire che in parte condivido, è vero è difficile vivere in via Padova a Milano, {{vorrei risponderle che via Padova è brutta soprattutto perché non la puliscono}}, la prova sta nel fatto che se ci passi ad un intervallo di 2 settimane trovi, nello stesso posto, lo stesso sacco d’immondizia.
_ Vorrei risponderle ma taccio, voglio mantenere il lavoro che mi piace.

Continua poi la signora che lei soffre molto per questa situazione, a me viene in mente il racconto di una ragazza straniera che piangendo disperata mi diceva che non voleva più chiedere l’elemosina, ora quella ragazza canta ma il tributo pagato dal suo corpo, credetemi, è stato alto. Non trovo possibilità di confronto tra la sofferenza della signora e quella della giovane straniera, vorrei dirlo ma taccio.
_ La signora continua asserendo che per loro, i milanesi questa è la seconda volta che affrontano questa sofferenza, già la prima volta con i meridionali, lo fa indicando con un gesto del viso verso me. Mi è tornato alla mente il viso disperato di mio padre e ho risposto automaticamente alla signora che anche noi meridionali abbiamo sofferto molto e che sono state le condizioni economiche del paese, non certo dovute a noi contadini, a spingerci a venire a Milano.

La signora stizzita continua che {{comunque i terroni dovrebbero stare al loro posto e non pretendere di fare lavori importanti che comunque dovrebbero essere dei natii del nord}}, ricordo alla signora che il mio voto al diploma superiore è stato tra i più alti del mio anno e le ho chiesto il suo voto, lei mi ha risposto che non significava niente. La signora si è allontanata e per tutto il giorno non l’abbiamo vista, il giorno dopo, l’atteggiamento delle altre dipendenti era un po’ cambiato, il signore mi chiama nel suo ufficio alle ore 12 dicendomi che la prova è andata bene ma che loro vogliono provare altre 2 donne per poi decidere. Mi dice di smettere pure e che mi chiameranno per il compenso di quelle 2 settimane di lavoro.

Questo in aprile del 2007, {{quali altri tributi dobbiamo ancora pagare solo per il fatto di essere nati in un paese invece che in un ‘altro?}} Ancora non vengono prese in esame le tue capacità, il tuo lavoro, ma le tue origini. Questo succede a noi che siamo italiani figuriamoci agli stranieri. Quando riusciremo a fare una riflessione generale? {{L’integrazione non è un fatto naturale}}, basti pensare ai neri in America, dopo molti anni sono sempre {neri} ovvero, il più delle volte, cittadini di serie b ma anche c e d.

Torniamo agli stati d’animo, atteggiamenti, scelte, {{simpatie ed antipatie, che insorgono senza che noi riusciamo a spiegare}}, ci sono situazioni che ci precedono, anche nella nostra famiglia, come nella società, situazioni a noi sconosciute in cui noi, nascendo, ci troviamo senza né conoscere e dunque capire ma di cui subiremo le conseguenze per tutta la vita e forse arrivati a 50 anni potresti renderti conto che tua sorella che ha 20 anni più di te ti odia e ti ha fatto tutto il male possibile perché a sua volta ha subito male e odio da vostro padre, a cui tu hai la colpa di assomigliare tanto.