In Italia non è un caso che non ci sia una vera legge sulla violenza sessuata
Una domanda estemporanea: Perché l’Italia non ha norme chiare sulla violenza sessuata?
_ Una risposta attuale: chi dovrebbe farle ed applicarle non le vuole!La protesta in piazza, la denuncia quotidiana dei centri antiviolenza, le denunce formali ai presidi dell’ordine pubblico, la quotidiana scoperta degli orrori in famiglia, l’altrettanto quotidiana “scoperta” del favore sessuale come regola dello scambio nei luoghi di potere sembrano, così messi in fila sono argomenti di un certo peso, e lo hanno avuto.
Tanto è il peso di quegli argomenti, che neanche la politica Italiana ha potuto ignorare la domanda di giustizia posta complessivamente dalle donne. Non l’ha ignorata a modo suo: magari spezzettando la proposta di legge di sistema (formalizzata dall’UDI in occasioni di incontri in sedi ministeriali ed a più riprese in altre ed autorevoli sedi), magari citando non sempre a proposito l’argomento (contrasto alla violenza di genere) come pretesto “per fare altro”.
Il fatto che la voce delle donne sia stata rilevata rende ancora più cocente l’evidenza di un affronto complessivo alla dignità della loro domanda di civiltà.
Nei Parlamenti locali ed in quello centrale siedono uomini che, non solo simbolicamente, costituiscono un avamposto di quello che accade tutti i giorni nel paese.
_ Dall’onorevole che, per la nostalgia di casa, ricatta sessualmente un’aspirante attrice, proseguendo per chi fa transazioni offrendo “carne fresca”, fino a chi rinviato a giudizio per aver molestato le figliastre , tutti questi personaggi rimangono ai “loro posti” , indisturbati e tetragoni tranne che per brevi momenti.
_ Non stupisce allora né il linguaggio pubblico machista, né il fatto che venga pubblicamente tollerata la cialtronesca esposizione del potere assoluto in tutti i settori della vita delle donne. Non stupisce nemmeno che i difensori di turno perseverino a praticare il confronto usando le donne come teatro, definendole a piacimento e prevedendone l’assenza.
Il potere delle armi, quello del denaro, quello religioso e più di tutti quello politico si servono del corpo delle donne.
_ Hanno studiato bene il modo di avere a che fare solo con quello, togliendo loro la parola e (con questa) la certezza della legalità e delle regole.
In Italia non è un caso che non ci sia una vera legge sulla violenza sessuata, come non è un caso che, per una legge elettorale deprecata da tutti a parole, la rappresentanza femminile sia ancora nelle mani degli uomini dei partiti. In Italia si dimostra vistosamente in questi giorni, se fosse necessario, che la violenza sessuata è moderazione e delegittimazione preventiva che tocca tutte in tutti i livelli sociali, economici e di appartenenza politica.
Ma le donne ci sono, nonostante siano pubblicamente silenziate, si esprimono.
Se la rappresentazione dell’elettorato da parte dei media è di pacifica acquiescenza, è evidente che chi informa in questo modo condivide i sistemi di esclusione, controllo e moderazione riservati alle cittadine dalla politica.
_ Non si può dimenticare che prima l’inerzia politica e poi alcuni canali televisivi, hanno archiviato le violenze sessuali compiute su bambine da militari in missione di pace, come frutto di possibili “sviste a causa dell’aspetto maturo delle giovani arabe”.
_ Tutto questo sottintende che se si fosse trattato di donne la cosa sarebbe stata (ancor più) veniale.
A chi, provenendo da altri “paesi ad alto tasso di civiltà e trasparenza”, ci chiede il perché di tutto questo, diciamo che i nostri governi partecipano alle transazioni e agli accordi internazionali con grande flessibilità e senza grandi attriti anche in ragione della scarsa considerazione per le sue cittadine.
Le donne vivono tutte sullo stesso pianeta, e qui come altrove l’asimmetria di potere tra donne e uomini ha l’effetto di dividere il popolo, prima che nella categoria della cittadinanza, nella categorie più antiche: quella delle potenziali vittime e quella dei potenziali carnefici.
Una campagna elettorale come quella che stiamo tutte vivendo svela con disarmante impudicizia lo stato della democrazia tra generi, rendendo superflua ogni altra insistenza sull’anomalia Italiana.
Potremmo chiudere qui se non si trattasse del fatto che dietro l’enfatizzazione del femminile come schermo c’è molto da nascondere. Si vanno a rinnovare quelle Province indicate come “da sopprimere” alle quali si affida invece, ad esempio, una parte cruciale del ciclo dello smaltimento dei rifiuti, si corre per l’Europa dalla quale proviene un fiume di denaro anche per “la riduzione dello svantaggio delle donne”, puntualmente gestito dagli uomini.
Rispetto a tutto questo l’interesse pubblico delle elettrici non può contare né conta su lobbies o su strapotenti sedi separate, come quelle di cui dispongono gli uomini Italiani, ma conta e può contare sui suoi luoghi e sulla testimonianza contagiosa che nessuno sa mai quando si accende, nonostante questa classe dirigente.
Forse (?) è il timore degli ulteriori cambiamenti che le donne sapranno, dopo i tanti già indotti e mai completamente metabolizzati in Italia, a originare tanta protervia, tanta violenza e l’assenza delle regole.
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