Il volume “Le storie straordinarie dei prodotti ‘made in carcere”” – pubblicato da Altraeconomia – racconta i
progetti di lavoro in carcere: un universo ancora tutto da scoprire,
in parte proprio perché “recluso”. In carcere la libertà è
avere un mestiere.
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Un mondo composto soprattutto
da cooperative sociali che producono ortaggi e frutta biologica, vini
e birra artigianale di qualità, biscotti, cioccolato, gelati, focacce
e pane.
_ Ma anche abiti e borse di squisita fattura, piante e fiori
servizi di catering o di cura dei giardini, alto artigianato e molto
altro ancora.

Molti di questi prodotti possono essere acquistati attraverso i siti web delle realtà – anche
[www.giustizia.it->http://www.giustizia.it/giustizia/it/mg_1_21.wp] offre un repertorio dei prodotti- oppure attraverso i
gruppi d’acquisto solidali, le botteghe del commercio equo, i
mercatini organizzati in molte città, gli eventi organizzati ad hoc.

Un libro che nasce per far “evadere” e sostenere le iniziative di
lavoro nei penitenziari italiani, la passione degli operatori e dei
detenuti stessi.
_ Far lavorare i detenuti del resto conviene a tutti: a
loro stessi, alle loro famiglie, allo Stato, alle aziende, a tutti
noi.

Il lavoro è infatti lo strumento più efficace di reinserimento
nella società per i detenuti: lo dice la Costituzione -articolo 27-
riconosce che dalla dignità di un impiego passa la riconquista della
libertà, e con essa la probabilità di non delinquere più. Lo dicono
con chiarezza i numeri della recidiva, che passa dal 70% a meno del
10% per chi ha avuto un percorso lavorativo.

Spiega infatti Luigi Pagano, Provveditore degli istituti di pena
lombardi, in una delle interviste che arricchiscono il libro: “La
Costituzione prevede che la pena debba tendere al reinserimento
sociale del condannato, ma se non diamo gli strumenti per il
cambiamento non solo si rischia la demotivazione, ma, all’inverso,
si avvicinano poi le persone “sbagliate”, si viene tentati dal
‘reddito criminale’, spesso più alto e più accessibile di quello
garantito da un lavoro onesto. La cultura del lavoro, quindi, nel
senso più vasto del termine invece scardina questo meccanismo…”.

Con un’intervista a Lucia Castellano, direttora del carcere di
Bollate, a Luigi Pagano -come accennato- e interventi di Patrizio
Gonnella, presidente dell’associazione Antigone, Maria Luisa Lo
Gatto, magistrato che si occupa di giustizia riparativa, Paolo
Massenzi protagonista del progetto “recuperiamoci”, una scheda
dell’associazione “Articoloventisette” e il panorama
dell’informazione in carcere, a cura di Alex Corlazzoli.

“{ {{Il mestiere della libertà. Dai biscotti alla moda, le storie
straordinarie dei prodotti ‘made in carcere}} ’”}, AA.VV., 192
pagine, 14.50 euro. Altreconomia 2011

– Scarica qui l’[introduzione di Pietro Raitano, l’indice con le realtà e
alcune storie->http://www.altreconomia.it/mailimg/press_kit_carcere.zip].