Quel 10 + 10 – inutile negarlo – pesava sul Social forum europeo Sfe di Firenze (8-11 novembre 2012) . La Fortezza da basso era la stessa di 10 anni fa, c’erano, come allora, giovani e “diversamente giovani” (secondo un’efficace definizione di Nicoletta Pirotta che ben coglie lo status della maggior parte delle partecipanti al workshop organizzato dal movimento “Femministe per un’Altra Europa- Fae.

La piazza d’armi della Fortezza appariva terribilmente vasta, capannelli all’ingresso dei workshop e del bar, partecipazione attenta e costante, ma ciò che non c’era erano le masse sconfinate dei tanti e tante giovani di nazionalità diverse, dal nord ovest al sud est dell’Europa, in abiti, capigliature alternative, che incessantemente sotto il peso degli zaini battevano gli spazi all’esterno dei workshop tra gli interminabili stand creativi.

{{ 10 anni fa.}} Curiosamente, mi è accaduto di pensare alle diverse declinazioni del concetto di {{austerità}}.
Quella era {{l’austerità come scelta di vita}}, per combattere il consumismo e dimostrare che partendo da sé, sì, un altro mondo può essere possibile.
Un’austerità come sobrietà, autolimitazione liberamente adottata.. Niente a che fare con {{l’austerity in cui siamo intrappolati oggi}}, costretti da una politica europea di tagli ai diritti, allo stato sociale, al lavoro, che ha portato il peso del debito a divenire una componente quotidiana della nostra esistenza. Ecco- ho pensato- come una bella parola può diventare una brutta parola, forse per sempre, almeno per le giovani generazioni che solo questa conoscono.

Abbiamo partecipato come {{Wilpf- Italia }} ad alcuni workshop . Siamo una piccola associazione in Italia, ma al Fse eravamo tra i gruppi più numerosi, in quanto la dimensione europea è iscritta nel Dna dell’associazione internazionale di cui siamo parte. Le amiche e compagne della Wilpf Italia sono poche ma quasi tutte conducono esperienze e hanno rapporti con donne di Gaza, del Mozambico, del Rwanda, del Marocco, del Congo, della “regione mediterranea”.

Presente al forum {{Heidi Meinzolt}}, che riconosciamo come valido punto di riferimento per i nostri contatti in ambito europeo e che ci inoltrerà (attendiamo la traduzione in italiano) la sua valutazione del Fse rivolta a tutte le sezioni europee..Allego per ora il documento da lei inviato relativamente al {{workshop sulla sicurezza alimentare,}} ambito in cui sono particolarmente impegnate le nostre amiche italiane accreditate tra le Ong presso la Fao in rappresentanza della Wilpf Internazionale.[[
{{
“INCONTRO SOVRANITA’ ALIMENTARE SUI TEMI DELLA TERRA”
(ACCESSO ALLA TERRA E PROPRIETA’ TERRIERA)
}}

Forum Sociale Europeo, Firenze 10+10, 8-10 novembre 2012

{Promosso da Nyeleni Europe Movelemt for Food Sovereignty European Coordination Via Campesina Associazione Italiana per l’Agricoltura Biologica Cospe Manitese}

{{Temi di discussione proposti:}}

1) Land grabbing (“accaparramento” delle terre): casi ed esperienze di resistenza in Europa

2) Accesso alla terra: esperienze positive di come la terra possa diventare una risposta alla crisi in atto

3) Politica europea sull’accesso alla terra (in relazione anche alle “linee guida volontarie sulla gestione responsabile della terra, delle foreste e della pesca…”)

Il Cospe ha introdotto il tema della sovranità alimentare, come diritto al cibo e insieme di pratiche, che è diverso dalla “sicurezza alimentare” di cui si parla nei vari documenti internazionali.

E’ stato poi ricordato l’incontro di Krems di un anno fa del Forum di Nyeleni, forum Europeo per la Sovranità Alimentare dell’agosto 2011, per la dichiarazione e le proposte di azione che ne sono emerse vedi http://www.nyelenieurope.net

{{1) Land Grabbing}}

Si sono susseguiti i racconti di casi di land grabbing in Europa:

_ – In Serbia, dove, dopo la guerra, è iniziato un processo di privatizzazione che sta portando alla vendita, a prezzi molto bassi, di terre che prima erano assegnate alle varie famiglie.
_ – In Romania, dove stanno arrivando ricchi investitori stranieri per impiantare coltivazioni a scala industriale, che stanno distruggendo la biodiversità e indebolendo sempre più le comunità rurali.
_ – In Bulgaria, dove il controllo della terra si sta concentrando in pochi gruppi imprenditoriali, molti cinesi, che non creano posti di lavoro per i locali, e usano le terre anche per avviare attività diverse da quella agricola (usi turistici, minerari, etc)
_ – In Norvegia, invece, dove si sta assistendo a una progressiva riduzione delle terre destinate all’agricoltura per abbandono da parte dei giovani che preferiscono altri lavori più redditizi del lavoro contadino, così le terre vengono vendute a pochi grandi proprietari. L’assurdità è che intanto lo Stato norvegese sta investendo nell’acquisto di terre nei paesi del sud del mondo, e importa sempre più prodotti alimentari dall’estero, invece di incentivare l’agricoltura nel proprio paese.
_ Inoltre, vi è una forma di appropriazione di pezzi di mare per un sovrasfruttamento delle risorse ittiche destinate ad alimentare i grandi pesci degli allevamenti.
Infine, in tutta la Scandinavia si sta prospettando un problema di land grabbing per impiantare grandi monocolture per la produzione di legname.
_ In Italia, è stato riportato il caso della pianura friulana, dove alcuni gruppi industriali locali in crisi si stanno buttando nell’acquisto delle terre agricole, assieme a gruppi di cinesi. Così si stanno ricreando grandi proprietà che vengono affidate in gestione a terzisti, i quali si indebitano con le banche per potere acquistare i grandi macchinari necessari per la coltivazione di questi grandi appezzamenti, formando così una classe di nuovi “schiavi”. Questo porta alla perdita di identità, di cultura e tradizione, di biodiversità.
_ Dall’altro lato invece nelle montagne friulane esistono ancora tantissimi usi civici, che non sono però presi in cura dalle comunità locali, se non qualche raro e virtuoso caso, che andrebbe studiato e fatto conoscere (vedi Pesariis).

{{2) Accesso alla terra}}

Terre de Liens ha contestualizzato la loro esperienza (risparmio solidale per acquisto di terre che affittano ad agricoltori biologici) nel discorso della sovranità alimentare: l’agricoltura ecologica e contadina come strumento per la tutela del territorio e per la produzione di cibo.
Grazie al loro operato si sono create occasioni concrete di sostegno da parte di realtà della società civile (TdL è nata dalla rete AMAP, simile ai nostri GAS e alle esperienze di Agricoltura Supportata dalla Comunità, dalla Confederation Paysanne, da associazioni per l’educazione popolare), come strumento per supportare e favorire la piccola agricoltura contadina biologica e creare legami sul territorio. L’acquisto collettivo è anche un’occasione per una gestione condivisa del territorio agricolo, da parte delle comunità locali, che si attivano tramite le associazioni regionali, facendo sensibilizzazione e creando reti, cultura, socialità.
TdL fa parte di una rete europea dove sono presenti realtà di vari paesi (Italia, Regno Unito, Spagna, Lituania, Belgio, ecc. – per l’Italia Aiab Lazio, Campiaperti/Genuino Clandestino, Sefea/Banca Etica). Questo percorso di rete può favorire scambi e attività anche sui temi della sovranità alimentare e dell’accesso alla terra.

CampiAperti ha presentato un progetto in corso di avviamento, simile a quello di Terre de Liens ma per ora a base locale (Bologna e Provincia), con l’ipotesi di creare una cooperativa e studiare un modello che poi possa essere replicato/adattato dalle altre realtà italiane che lo vorranno.
_ Si è riferito della campagna Terra Bene Comune che era nata in occasione della proposta interna alla “manovra Monti” di svendita dei terreni demaniali. Genuino Clandestino, rete di resistenze contadine, ha lanciato la campagna Terra Bene Comune perché i terreni demaniali rimangano di proprietà pubblica e vengano affidati a chi vuole coltivarli. Ora il piano di svendita sembra essere in sospeso, tuttavia si propone di rilanciare questa campagna e in generale la rivendicazione da parte dei movimenti contadini per utilizzare le terre di proprietà collettiva, come opportunità di sopravvivenza e di reddito.
_ Genuino Clandestino: si è citato il prossimo incontro di aprile che sarà in Val di Susa.

{{3) Politica europea}}
_ Sono state esposte le Direttive Volontarie per una Governance Responsabile dei Regimi di Proprietà Applicabili alla Terra, alla Pesca e alle Foreste nel Contesto della Sicurezza Alimentare Nazionale
http://www.fao.org/news/story/it/item/142587/icode/

{{I limiti:}}
_ – Sono volontarie e non obbligatorie per gli Stati
_ – E’ stata esclusa la possibilità di inserire anche la questione delle risorse idriche
_ – E’ stato accettato il trasferimento dei diritti, anche su larga scala, di fatto favorendo il land grabbing
_ – Non è compresa la restituzione delle terre alle popolazioni indigene, né alle popolazioni in caso di rientro dopo conflitti e guerre
_ – Viene di fatto accettato il meccanismo del mercato globale nella redistribuzione delle terre

{{Cosa stabiliscono di utile}}:
_ – Stabiliscono un approccio sostenibile e il principio di partecipazione e consultazione democratiche
_ – Riconosce i diritti di coloro che lottano per la difesa delle terre
_ – Riconoscono alcuni diritti delle popolazioni indigene (anche se insufficiente) e delle donne
_ – Riconoscono i beni comuni, prevedendo una garanzia di 10 anni per la loro protezione
– Proteggono le popolazioni locali

Sarebbe però importante che tutti noi conoscessimo queste Linee guida, quindi l’invito è a studiarle e a diffonderle presso le proprie reti. Visto che sono volontarie è necessario che le popolazioni locali si attivino perché i governi si impegnino a recepirle e attuarle.

{{Conclusioni}}

_ – Entrare nel network di Nyeleni (mailing list già attiva) per continuare a scambiarsi esperienze e proposte di resistenza al land grabbing

_ – Proposta di unire il Movimento europeo per l’acqua con i movimenti contadini (proposta avanzata e accettata anche dall’Assemblea europea per l’acqua del giorno precedente)

_ – Rafforzare la rete europea sull’accesso alla terra, sia come strumento di comunicazione, sia di azione e sostegno alle vertenze locali e nazionali (es. vendita terre agricole demaniali in Italia)

_ – Diffusione delle linee guida volontarie e lavoro di pressione sulle politiche europee per la sovranità alimentare

_ – Appuntamento 17 aprile 2013, giornata internazionale dei contadini

info@accessoallaterra.it]]

Altri report ( sulla Palestina e altro) verranno successivamente resi disponibili.

Le presenze al workshop “ {{per la costruzione di una rete di donne nella crisi}}” erano tante, più del previsto (credo oltre 200, come si può vedere dalle foto ). L’impressione era che tutte fossero {{in cerca di “qualcosa”,}} di qualcosa che potesse accomunare tutte in una prospettiva di azione oltre la denuncia dell’insopportabilità del debito, denuncia da tutte ovviamente ripetuta e declinata in chiave femminista secondo i principali disagi delle proprie realtà.

Mentre si susseguivano gli interventi appassionati di rappresentanti della crisi greca, polacca, portoghese, italiana, francese, rumena, irlandese, spagnola….era facile constatare la {{nessuna presenza delle donne del Nord Europa}} {{(ad eccezione dell’Irlanda..)… }} I morsi della crisi sono indubbiamente un elemento unificante, e la percezione delle sue cause il terreno su cui costruire una battaglia consapevole, che eviti lo sprofondo delle donne nelle facili manifestazioni populiste della destra avanzante.

A questo proposito abbiamo avuto una lunga conversazione con la greca {{Sonia Mitralias}}, donna di grande fascino per l’energia, il calore, la volontà di reagire che emana dalla sua persona prima ancora che dalla sua parola.
{{ In Grecia}} il pericolo di una sopraffazione a opera di gruppi nazifascisti è a suo giudizio una quasi realtà, visto il terreno fertile offerto dalle masse di nuovi poveri che non possono curarsi e perdono il diritto alla casa oltre che al lavoro.

L’aspetto più interessante della nostra conversazione ha riguardato il racconto della sua recente esperienza {{in territorio francese}}. Ciò che l’ha profondamente colpita è stata {{l’organizzazione della rete di donne contro il debito}}, che da un nucleo centrale dirama le sue parole d’ordine, i suoi programmi di azione e mobilitazione di città in città, di paese in paese, non solo attraverso facebook o e mail, ma mediante la presenza fisica di donne, in marcia per gruppi da un luogo all’altro, dove l’incontro è una sosta, uno scambio, una conoscenza delle reciproche esperienze. E la marcia si allarga, si ingrossa, lascia un segno, quello della fisicità della relazione che non si cancella facilmente come l’effetto delle comunicazioni telematiche a milioni di persone, pronte a svanire una volta concluso l’evento…

Insomma, Sonia ci ha fatto ricordare cosa significa{{ una rete non virtuale}}, una marcia che non dura solo il momento della sua pratica, ma si rinnova di luogo in luogo, non un “evento”, ma un{{ “percorso”…}}

Ma il percorso, per poter raggiungere una netta inversione di questa politica, deve porsi l’obiettivo di{{ coinvolgere il consenso del maggior numero di donne dell’UE}} . Occorrono dunque {{livelli diversificati di intervento}}, occorre dare vita e sostegno a battaglie diverse, interpretare bisogni e sensibilità diverse , tutte volte a far emergere, difendere, potenziare le conquiste del femminismo . C’è bisogno della convenzione contro la violenza sulle donne, ma anche delle azioni di “choisir” in cui sono impegnate in prevalenza donne giuriste per la scelta delle leggi più favorevoli alla libertà e autodeterminazione delle donne nei vari paesi europei, di un’interazione con le donne impegnate nelle battaglie per una pace nella giustizia climatica e sociale, con le donne presenti nei luoghi di guerra, con le donne impegnate nella difesa della legalità, per un accesso non discriminato alle istituzioni, con le donne inoccupate o precarie distrutte dai tagli al welfare, alla sanità…, strette nell’angoscia di un lavoro di cura tutto sulle loro spalle….

Avanza in me sempre più una convinzione che ho temerariamente proposto anche al workshop. Dobbiamo lavorare come donne a un obiettivo ambizioso:{{ arrivare alle elezioni del Parlamento Europeo non più come singoli Stati, ma come liste comuni composte dai vari paesi,}} insieme – uomini e donne di tutti i paesi europei- su comuni obiettivi, quelli che possono rappresentare nel PE le istanze di un UE laica e effettivamente democratica in grado di costituire un argine forte e coeso contro i sostenitori dell’Europa dei mercati, e imprimere- se vittoriose- l’avvio della trasformazione…

Una rete di donne per svilupparsi in questa dimensione e secondo le modalità descritte ha bisogno di {{finanziamenti}}.

{{ Heidi Meinzolt}} in chiusura del workshop del Fae ha illustrato la proposta della Wilpf-Germania: l’invito al Parlamento Europeo a devolvere per la costruzione di una rete europea di donne la cifra di circa 1000000 di euro del Premio Nobel per la Pace conferito nel 2012 alla Commissione Europea. .