Sentite ancora i boatos? Diciamo che davvero
abbiamo capito e fin da subito non ci neghiamo, soddisfatti, esaltati,
finalmente ottimisti, di pensare. Nel numero di giugno di
‘Altreconomia’ Roberto Mancini scriveva di un’emozione “che non resta
effimera, fine a se stessa. Perché invece è l’impulso del risveglio
che porta a scoprire la passione per la democrazia. I referendum hanno
finalmente diffuso nel Paese la sensazione che si possa cambiare, che
i cittadini possano contare intanto per fermare i progetti più
deliranti.
_ Questa percezione è decisiva: l’iniquità, che sembra
vincente e insuperabile, in verità non è necessaria, può essere
sconfitta. Sorge da qui l’emozione della libertà, che si dispiega
divenendo passione, ma anche esercizio di intelligenza e di creatività
civile”.

Mancini individuava nelle tre tematiche – il nucleare, l’acqua e
l’eguaglianza di tutti dinanzi alla legge – un unico filo di
collegamento: “il gelo del cuore chiuso dall’avidità è infatti
riconoscibile chiaramente alla radice del desiderio perverso di fare
affari gettando il Paese contemporaneamente nella trappola del
nucleare, nell’assurda privatizzazione di un bene naturale e
universale come l’acqua, nonché nella pretesa di monopolizzare il
potere esecutivo del governo ponendolo al di sopra di ogni legge. Se
la democrazia fosse immaginabile come un albero, provvedimenti del
genere somiglierebbero a letali colpi di scure”.

Il ritorno alla partecipazione che si è manifestato in questi giorni
non va perduto. E’ stato necessario scoprire che non è vero che non ci
sono rimedi, che il cittadino è impotente, che tutti sono uguali.
Adesso bisogna che la “passione referendaria” diventi passione
politica.

Non basta dire no ai disastri annunciati quando l’acqua
arriva alla gola (e alla privatizzazione): bisogna “prevenire” senza
antipolitica. I partiti hanno commesso errori, certamente; infatti la
società civile inascoltata li aveva avvertiti non solo di scelte
incomprensibili, ma anche dei sentimenti via via più ostili nei
confronti delle loro inadempienze valoriali.

Tuttavia anche la società
ha proprie responsabilità: forse non è tutta individualista, ma certo
fa della propria frammentazione un dato identitario e non la ricerca
di possibili unità.

Per capirci, alle municipali bolognesi ci sono
state 17 liste, a quelle torinesi 27 e alcuni segnali indicano la
propensione a ritenere che “l’esserci” di ciascun frammento
costituisce ragione di riesumazione del mai dismesso manuale Cencelli.

Adesso abbiamo molto da fare, rioccupando gli spazi pubblici, con il
voto, con la presenza in tutte le agorà, nella voglia di capire per
meglio sorvegliare gli interessi generali. Anche cercando di guidare i
partiti ad essere, come debbono, il luogo in cui la partecipazione
diventa rappresentanza democratica non solo delle persone, ma degli
interessi del popolo, “sovrano” non per modo di dire.

Il popolo sovrano, non “la gente” adesso deve dire se e con quali
risorse rifare la rete idrica tutta fessurata da secoli e come
riaggiustare le normative con gli enti locali. Deve dire che la
cancellazione del programma governativo sul nucleare non incide sulla
ricerca a cui sono stati tolti i fondi e che questo è il vero
problema. E deve rifondare ogni discorso democratico sull’uguaglianza.

Ma deve anche dire se la banche debbono diventare un potere così
importante da non rispettare regole e diritti e far pagare ai
contribuenti pasticci e fallimenti.
_ La ristrutturazione del debito
pubblico, cresciuto ad opera del governo e che costerà una grossa
stretta della cinghia per rispettare i parametri richiesti
dall’Europa, ma non tutti i possibili governi lo faranno con uguali
priorità e uguali costi.

Siamo l’unico paese Ocse che non ha visto
crescere il reddito: il danno resta senza rimedio, ma la qualità delle
riforme va assunta con la massima serietà da lavoratori, sindacati,
imprese. Si taglieranno le spese: impediamo che siano a detrimento dei
diritti, della scuola (l’anno prossimo avremo 22.000 insegnanti in
meno con una popolazione scolastica crescente e con più alta
percentuale di stranieri), della sanità, della cultura,
dell’assistenza.

Anche l’informazione: quello che è successo in questi
anni nel sistema pubblico è intollerabile: inventiamo scioperi
dell’audience, lotte nonviolente, riempimenti delle caselle postali ed
elettroniche dei responsabili.

Avete visto l’ambulante di Modena che si è fatto carico personale
delle offese che Berlusconi ha continuato a rivolgere alla
magistratura e ha denunciato il presidente del consiglio di
vilipendio? Anche una persona sola, intelligente e generosa, può fare
la sua parte.

Teniamo in piedi questa bella reazione civile e se anche i giovani ci
daranno più inventiva e coraggio, forse integreremo quel senso dello
stato che né il Risorgimento né, almeno in parte, la Costituzione sono
riusciti a darci.

{{Nota bene}}: Non vorrei che nessuno dimenticasse che per prime hanno
alzato la testa le donne. Non per amore di medaglie, ma per non
ritrovarci tutte casalinghe.

[{Articolo pubblicato anche su “Domani”on-line}]