Mi chiedo se un intreccio differente, magari nel segno di una nuova speranza, tra i pensieri di libertà delle donne e degli uomini unito ad un sincero desiderio di sconfiggere l’aborto, potrebbe essere preso in considerazione dai legislatori nel momento in cui cercano di riscrivere una nuova norma che guardi ad un’interpretazione attuale della 194?“Uomini e donne. Amore, violenza, politica. Una nuova speranza?” E’ il titolo di un incontro di Torino Spiritualità, a cui ho assistito, che mi è tornato in mente guardando le proposte di nuove “[Linee di indirizzo – della Regione Emilia Romagna – per la piena applicazione della legge194/78->2618]”.

Mi è tornata in mente soprattutto la domanda.
_ E mi sono chiesta se è possibile una “nuova speranza” per uomini e donne nella costruzione di “nuove” linee guida sulla 194, in una delle regioni più avanzate d’Italia e governata dal centrosinistra?

E’ possibile che i suoi legislatori possano provare a mettere insieme la speranza e la storia delle donne e degli uomini, di oggi e di ieri, su questa legge a 30 anni dalla sua emanazione?

In 30 anni molte cose sono cambiate e molto è stato detto. Compresa una recente acutissima discussione tra chi, per compiacere le gerarchie ecclesiastiche, vuole restringere gli spazi della 194 alle donne che decidono l’interruzione della gravidanza – come la regione Lombardia, a cui il Consiglio di Stato ha dato torto pochi giorni fa, o Giuliano Ferrara con la sua lista “Aborto. No grazie”, sonoramente sconfitta alle ultime elezioni politiche – e le donne che non vogliono che la legge venga rivista restrittivamente.

La sconfitta dell’aborto pubblico, e di quello clandestino per cui la legge è nata, non si ottiene con la riduzione degli spazi attuali di gestione della 194. Serve altro! Un altro sguardo sull’aborto! Anche a partire da quello degli uomini sulla loro sessualità. Ne ha scritto acutamente indagando la visione maschile Adriano Sofri in “[Contro Giuliano. Noi uomini, le donne e l’aborto->http://www.wuz.it/recensione-libro/2082/moratoria-aborto-donne.html]” in risposta a Ferrara.

Oggi c’è una nuova soggettività femminile. La libertà delle donne ha fatto irruzione in molte , moltissime parti della nostra società – tranne che nella politica – e ci sono persino uomini, molto consapevoli e presenti in diverse parti d’Italia, compresa l’Emilia, che si chiedono se non sia ora di modificare la scricchiolante relazione patriarcale tra i due generi. Sono uomini convinti che continuare a mantenerla così sia un danno, non solo per la libertà delle donne ma anche per quella maschile.

Allora mi chiedo se {{un intreccio differente, magari nel segno di una nuova speranza, tra i pensieri di libertà delle donne e degli uomini}} unito ad un sincero desiderio di sconfiggere l’aborto, potrebbe essere preso in considerazione dai legislatori nel momento in cui cercano di riscrivere una nuova norma che guardi ad un’interpretazione attuale della 194?

Se dovessi rispondere che sì, dalla lettura delle proposte delle nuove linee guida sulla 194 dell’Emilia Romagna, una nuova speranza tra uomini e donne può nascere, mentirei.
_ {{La filosofia di riferimento della legge è sempre quella: lavorare sui sensi di colpa delle donne!}}
_ Sapendo bene che il senso di colpa nelle donne c’è, anche se pubblicamente quando si vuole chiudere sulla 194 si finge spesso che le donne dell’IGV non ne abbiano.

{{Staccare la storia e la responsabilità delle donne da quella degli uomini}} nella procreazione è la perenne operazione culturale che ha permesso agli uomini di potere di lavorare sulla loro presunzione dell’incapacità femminile per tentare di sostituire le donne nel momento decisionale, soprattutto sulla 194.
_ Gridando alla difesa della vita, nell’indicare la crudeltà delle donne dell’IGV.
_ Questa logica {separatista} è una pratica patriarcale che non chiede nessuna modifica culturale del terreno che circonda la procreazione e la cura che oggi si concede ad una donna in attesa di un/a figlia da crescere per tutta la vita. (Vedere, oltre a tutto il vuoto sociale che circonda la maternità, anche le lettere di licenziamento in bianco, fatte firmare alle donne prima di essere assunte, che una legge del governo Berlusconi ha depenalizzato recentemente.)
_ Ma, permette invece di tenere in vita quel conflitto antico tra laicità e religione che nasconde una specifica e irrisolta “questione maschile”, come la definisce spesso Alberto Leiss dell’associazione [Maschile plurale->http://www.maschileplurale.it/], nella relazione tra donne e uomini sul desiderio di procreare.

Così, in queste nuove norme, {{la filosofia della colpa non si applica anche agli uomini della 194}}.
_ No! Questi uomini non vengono letti come possibili portatori di colpa, anzi per la legge sono soggetti invisibili. Oppure vengono citati, in genere se serve nominarli, solo per tamponare più agevolmente l’alveo di un patriarcato traballante.
_ Certo, molte donne e le femministe hanno detto che vogliono l’ultima parola sul proprio corpo, ma su questo qualcuno ci ha marciato per non vedere la corresponsabilità maschile come l’altra parte della medaglia dell’IGV.

E così i legislatori ripropongono, con pratiche patriarcali dal sapore abbastanza irresponsabile, alle donne dell’IGV associazioni di volontariato che oggi ci sono e domani non si sa.
_ “Convinti” che possano aiutare le donne già in gravidanza. – Forse. Certamente, molto meno dopo. – Soldi dai Comuni, che ne avranno sempre meno, da affiancare ai pochi regionali.
_ Sgravi sull’acquisto libri scolastici. Corsi di educazione sessuale che non definiscono il tipo di filosofia educativa a cui la Regione si ispira, se mai ce n’è una al di là della colpa delle donne, oltre a non sapere chi come dove e perché si devono fare e via di questo passo…

{{Pochi cenni sull’eccesso d’obiezione di coscienza}} e sulla garanzia di trovare comunque professionisti/e in ospedale senza che per loro il consultorio sia un ghetto. Pochi cenni su come si struttura un consultorio e quanti ne servono in una provincia.
_ Se si volesse fare davvero prevenzione e educazione sessuale non meccanica a uomini e donne, prima di arrivare a percorsi di maternità e paternità indesiderata, bisognerebbe fare altro.
_ Certo è un lavoro lungo, ma se non ora quando cominciarlo?

Mi chiedo anche{{ perché il legislatore regionale debba tutelare padri incoscienti che non si interrogano prima sul loro desiderio di paternità?}}
_ Perchè si fa garante per loro con le donne dell’IGV e agisce solo sui loro sensi di colpa?
_ Perché non definisce una nuova e più matura filosofia relazionale tra uomini e donne invece di limitarsi a definire una generica educazione sessuale?
_ E perché non comincia a guardarsi allo specchio della realtà invece che in quello del patriarcato?

Le nuove norme possono iniziare davvero ad intaccare il ricorso all’aborto, se l’ Emilia Romagna lo volesse. Le premesse culturali e storiche ci sono tutte se gli uomini che legiferano accettassero di mettersi in discussione. Ma il problema è: lo vorranno? Lasceranno alla speranza di un nuovo inizio lo spazio per vivere?