Pubblichiamo l’intervento della direttrice d’orchestra Nicoletta Conti alla tavola rotonda sul tema “Donne, sviluppo sostenibile e costruzione della pace nel Mediterraneo” organizzata l’8 marzo a Roma nella sede in Italia del Parlamento europeo a cura dell’Associazione Donne del Mediterraneo e dell’Osservatorio del Mediterraneo, nell’ambito delle azioni promosse per il 2008 quale “Anno Euro-Mediterraneo per il dialogo interculturale”.

Il 2007 è stato l’anno delle pari opportunità; queste parole per me
rappresentano il leitmotiv della mia {{esperienza di donna e di musicista.}}

Mi presento: sono una direttrice d’orchestra che svolge attività da più
di 20 anni nel mondo della musica. Nel 1987 ho incontrato Leonard
Bernstein proprio qui a Roma per seguire un masterclass e grazie a lui
in seguito ho debuttato alla testa dell’Orchestra di S. Cecilia. Ho in
seguito iniziato una carriera anche all’estero sia come direttrice
d’opera che di musica sinfonica, ma pensavo che da quel momento tutte
le porte fossero per me già aperte. Invece non è stato così.

Non elencherò le volte in cui sono stata rifiutata come direttrice
d’orchestra, ma il modo attraverso il quale la mia candidatura è stata
rifiutata. Posso citare {{alcune frasi}}:

{” L’Orchestra non è ancora pronta”…

“ma in Italia le donne dirigono ancora poco, quindi”…

“Il carisma di una donna non è sufficiente per avere un rapporto con
un ensemble”…

“Sicuramente la chiamerò”…} (poi scoprivo che avevano chiamato un
direttore maschio).

Allora faccio {{un passo indietro nella storia}} e vedo che nel ‘600 le
donne artiste non erano incoraggiate professionalmente perché
considerate inadeguate per la società; quindi potevano suonare solo in
contesti privati. Le donne non erano impiegate nelle orchestre perché la
mentalità della società sessista pensava che la donna non avesse
l’abilità musicale necessaria a compiere questa professione.

Per {{rompere questa barriera}}, nell’ottocento le donne crearono delle
orchestre tutte al femminile come “Vienna Ladies Orchestra” (1867)
diretta da Josephine Weinlich, oppure “Fadette Women’s
Orchestra”(1868) diretta da Caroline Nichols o la “Philadelphia
Symphony Orchestra” (1921) diretta da F. Lehman.

Nel 1903 il sindacato americano decise di interrompere la
discriminazione, così questa fusione costrinse ad accettare le donne.
Gustave Kerkel, direttore del Teatro del Casino disse con disgusto: ”
Non voglio confondere l’acqua con l’olio poiché la natura umana non ha
mai contemplato l’accesso delle donne a queste professioni; esse non
sono abbastanza forti per suonare come gli uomini!”.

Nel 1916 Josef Stransky (direttore della New York Philarmonic), non aveva
obiezioni rispetto all’idea di accettare le donne in orchestra, ma
affermava che dovevano dimostrare una doppia abilità rispetto agli
uomini.

Nel 1940 Thomas Beecham diceva: ” non voglio donne in orchestra perché
se sono belle mi distraggono, ma se sono brutte non posso guardarle”.

Stokowsky invece diceva :” non avere donne in orchestra è un grande
spreco!”.

Allo scoppio della II Guerra Mondiale alcune donne furono ammesse nelle
orchestra maschili; anche se erano musiciste formate e diplomate,
guadagnavano 500 dollari in meno degli uomini i quali molto spesso non
avevano neanche una solida formazione o un diploma musicale.

{{DONNE DIRETTRICI D’ORCHESTRA NEGLI USA OGGI}}

Sono 52 le donne negli Stati Uniti che dirigono stabilmente
un’Orchestra. Ci sono anche 2 direttrici d’orchestra afro-americane:
George Robert e Margaret Harris.

Victoria Bond (1949) è stata la prima donna ad essere stata ammessa ad un
dottorato in Conducting alla Julliard School di New York.

Marin Alsop, direttrice della Baltimora Simphony Orchestra, ha
organizzato dei masterclasses per le donne direttrici e ha detto la
seguente frase: “Quando una donna fa un certo gesto, interpreta
diversamente di quando un uomo fa lo stesso gesto. Se un uomo è gentile
e delicato dicono che è sensibile; però se una donna é così dicono che
é troppo femminile.

{{DONNE DIRETTRICI IN EUROPA}}

Non posso fare un rendiconto esatto perché dopo il congresso “Femmes
Maestros” del 2000 tenutosi a Bruxelles e la costituzione
dell’Associazione Femmes Maestros, di cui sono socia fondatrice, non
c’è stato un seguito con attività volte a monitorare la situazione e a
presentare progetti alla Comunità Europea. Comunque il numero delle
donne direttrici impegnate in Istituzioni in Europa, è molto basso.

Ora vorrei analizzare le ragioni per le quali le donne direttrici
d’orchestra rimangono una minoranza, ma vorrei anche proporre possibili
soluzioni atte a cambiare questo stato di fatto.

{{RAGIONI PER LE QUALI LE DONNE RIMANGONO UNA MINORANZA}}

Discriminazione

1) i datori di lavoro o direttori artistici sono riluttanti a scritturare
le donne.

2 )diffidenza, poca fiducia nella donna rispetto a mantenere la
disciplina di un ensemble

3) il problema maternità.

4) incompatibilità alla leadership.

{{PERSONALE SCELTA DI CARRIERA}}

1) ci sono meno donne che si affacciano a questa professione per timore
di non farcela.

2) il salario può essere una considerazione; là dove la professione
prevede salari elevati, c’è il timore da parte della donna di non
riuscire ad ottenere alcun incarico.

{{DIFFICOLTA’ A GESTIRE CARRIERA E FAMIGLIA}}

1) La direzione d’orchestra implica spostamenti, impegni nel week end,
per cui spesso una donna fatica a conciliare questi impegni con quelli
della famiglia.

2) La donna ha grandi responsabilità come madre.

3) La donna deve occuparsi di accompagnare i figli a scuola e alle altre
attività.

{{DIFFICOLTA’ AD ADATTARSI O IGNORARE CERTE FRASI CONOSCENDO LA
MENTALITA’ STEREOTIPATA}}

Le donne sono ancora viste dal pubblico in questo modo:

1) troppo femminile e debole per prendere la responsabilità di un
ensemble.

2) troppo emotiva per sopportare le faticose prove e tournée.

3) troppo sensibile per ignorare commenti dell’orchestra.

{{SOLUZIONI PER INCREMENTARE LA CONSAPEVOLEZZA DEL PUBBLICO RISPETTO ALLE
DONNE DIRETTRICI}}

{{Incrementare la consapevolezza nella società}}

1) Far sì che le orchestre di alto livello invitino anche donne direttrici

2) Più attenzione discografica nei confronti delle donne

3) più interviste dei media alle donne

{{Nella società}}

1) offrire modelli agli studenti dove il ruolo della donna si trovi in
primo piano. Non presentare solo e come unico modello quello maschile.

2) Workshop dedicati alle giovani direttrici d’orchestra ( seguire
l’esempio di Marin Alsop)

3) Video registrazioni dove la figura della donna sia messa in primo
piano ( video o conferenze su Nadia Boulanger, Clara Schumann, Alma
Mahler etc…)

4) discussioni nelle scuole di musica sul ruolo della donna e più
comunicazione su questo ruolo.

5) Incontri di direzione d’orchestra anche con direttrici d’orchestra
parlando degli aspetti psicologici.

{{AZIONI AFFERMATIVE}}

1) Azioni politiche e nuove legislazioni sugli uguali diritti che devono
portare concrete opportunità per le donne e al tempo stesso servire come
deterrente alle limitazioni imposte ancora dalla società.

Segnalo il fatto gravissimo che sono ancora pochissime le donne
Direttrici Artistiche di Istituzioni musicali come Teatri d’Opera o
anche Orchestre Sinfoniche; è auspicabile che in breve tempo la
situazione possa cambiare e ci sia un’azione politica in questa
direzione, volta a dare concretamente attenzione alle candidature delle
donne.

Penso sia assolutamente necessario seguire il modello della Norvegia, in
quanto a normative sociali rispetto alla donna.

Vorrei inoltre aggiungere che attraverso {{la mia storia di donna e
direttrice d’orchestra}}, sento il dovere di incoraggiare e di aiutare
tutte le giovani colleghe. Mi piacerebbe che nessuna donna pensasse che
è impossibile, pur sapendo che la direzione d’orchestra è notoriamente
il campo più difficile per una musicista; io stessa ho provato che una
donna può diventare direttrice d’orchestra, infatti nonostante tutti
gli ostacoli incontrati, oggi posso dire di aver raggiunto questo
obiettivo.

Attraverso la musica è possibile comunicare un messaggio forte alla
società: {{la musica è l’arte dell’immaginario per eccellenza}}, un’arte
libera da tutti i limiti imposti dalle parole, che tocca le profondità
dell’esistenza umana, e che con i suoi suoni attraversa tutte le
frontiere.

Così come Daniel Barenboim ha portato un messaggio di pace attraverso la
costituzione della West-Eastern Divan Orchestra, formata da giovani
musicisti d’Israele e dei Paesi Arabi, altrettanto noi donne attraverso
la potenza della musica possiamo rendere possibile un messaggio di
uguaglianza e di integrazione.