Se la chiesa vuole veramente curare la piaga dell’aborto non deve perseguire la strada dell’abrogazione della legge ma deve intervenire su se stessa e sulla società liberandosi da questa visione tradizionale dei ruoli uomo/donna e rivedendo il suo pensiero in materia sessuale.Nei mesi scorsi, soprattutto durante la campagna elettorale, il tema “aborto” è stato all’ordine del giorno. Oggi i toni si sono smorzati ma polemica e scontro ideologico continuano a persistere.

I temi più scottanti sono il diritto alla vita dell’embrione da una parte contro il diritto all’autodeterminazione dall’altra. Sono stati scritti fiumi di parole su questo argomento ma non credo sia stata focalizzata la vera causa di questa piaga sociale.

Sì, concordo con coloro che definiscono l’aborto una piaga sociale e proprio nella società vanno individuate le reali cause.

Facciamo un’analisi della società di cui siamo parte e potremo facilmente constatare che non possiede una mentalità a favore della vita e la stessa chiesa, della cui influenza non siamo immuni, paradossalmente non è a favore della vita.

Partiamo dalle motivazioni che possono indurre una donna ad una simile scelta:

1. quando la salute fisica o psichica della donna può essere compromessa;

2. quando il nascituro presenta gravi handicap

3. per motivi economici

4. quando si aspetta una stabilità del proprio lavoro che una gravidanza potrebbe compromettere con conseguenti problemi economici (soprattutto se la donna non ha partner)

5. quando si è ancora studenti e non si ha la possibilità economica e la voglia di rinunciare al proprio futuro

6. quando non si vuole deludere la propria famiglia che magari è un po’ tradizionale

Queste probabilmente sono le cause più comuni e in sintesi è possibile dire che una donna decide di abortire quando deve scegliere tra un figlio o il lavoro, un figlio o l’università, e/o quando deve fare i conti con i pregiudizi della famiglia e della società (pensate alle ragazze madri).

Cosa c’entra la chiesa in tutto questo?

Ebbene, la colpa più grave della chiesa è quella di demonizzare il sesso, in particolare quello prematrimoniale. Se quest’ultimo non venisse considerato un’ atto immorale, la gravidanza di una donna sarebbe una cosa normale (cosa che è) e molti ostacoli alla maternità sarebbero superati.
_ Se a questo si aggiungesse una politica volta a tutelare e facilitare il lavoro delle donne e un’adeguata educazione sessuale sarebbe meraviglioso.
La chiesa inoltre ritiene che la causa è da attribuire alla distruzione dei ruoli tradizionali di padre e madre, di uomo e donna, in seguito alla pretesa di uguaglianza di quest’ultima.

“La donna, sostiene, è per vocazione madre”. Il suo destino è determinato dunque dal genere.

Nulla di più falso. La vocazione di un individuo potrebbe essere scritta nei suoi geni ma, non può dipendere dal genere.

Se la chiesa vuole veramente curare questa piaga non deve perseguire la strada dell’abrogazione della legge ma deve intervenire su se stessa e sulla società liberandosi da questa visione tradizionale dei ruoli uomo/donna e rivedendo il suo pensiero in materia sessuale.

In ultima analisi il motivo che costringe una donna ad abortire è la mancanza di libertà. Se si deve rinunciare alla propria libertà, allora la vita diventa un valore negoziabile. Quanti padroni sono stati uccisi dai propri schiavi, chi non ucciderebbe se venisse privato ingiustamente della propria liberta.

La libertà non è un valore negoziabile.