Si può affermare che il voto referendario ha un genere sessuato, anche
laddove il quesito non riguardi direttamente questioni che attengono alla
libertà di scelta in materia riproduttiva, di orientamento e di legame tra i
sessi, e quindi di relazione tra i corpi e le visioni che questa relazione
realizza nella società?La mia risposta è certamente sì, dal momento che una delle peggiori trappole
ideologiche del pensiero patriarcale sta nel propugnare il neutro maschile
come universale, e così facendo ingloba e cancella il punto di vista
femminile senza permettere il doppio sguardo, che è l’unica possibile chiave
di svolta di ogni processo di cambiamento.

In questo pesante e millenario occultamento politico della diversità il
dominio patriarcale ha creato un sistema ferreo di gerarchie e attribuzioni
di ruoli sessuati funzionali alla conservazione del potere nelle mani
maschili: femminile e maschile hanno assunto così, nel simbolico come
nell’educazione e quindi nella cultura, il preciso significato di due
distinti modi di dover essere, che hanno inchiodato i due generi in funzioni
e ruoli gerarchicamente precisi e più facilmente controllabili.

Sappiamo, grazie al femminismo, quanto sia importante non solo per le donne
ma anche e soprattutto per gli uomini scardinare questo meccanismo, perché
una società composta da persone che obbediscono a leggi presuntamente
derivanti dall’interpretazione unidirezionale della natura, o del volere di
una divinità, non solo è ingiusta e diseguale ma anche infelice, tetra e
sottrae talenti e opportunità da condividere alle comunità umane.

Conosciamo bene anche le insidie insite nella femminilizzazione che spesso
piega le pratiche e il pensiero ad una visione discriminatoria, pur
all’apparenza gratificando le donne: questa o quella funzione, si dice, sono
femminili, (come ad esempio l’attitudine alla cura, o alla comprensione ed
empatizzazione delle relazione e del quotidiano).
_ Ecco confezionato il
recinto comodo e veloce che relega al privato le donne, (dove purtroppo
esse stesse stanno spesso e volentieri), delegando al logos maschile il
governo del mondo e del politico, e quindi delle vite tutte.

Questa retorica blocca le donne nel ruolo dei raccoglitrici, e gregarie, e
altrettanto fa con gli uomini, decidendo il loro dover essere cacciatori e
condottieri.
Occuparsi di ambiente, di acqua, di energie rinnovabili, di tutela e premura
per ciò che ci circonda rischia di essere interpretato come una debolezza,
una fragilità e un languore che ostacolano il progresso, il futuro, il
progresso tecnologico.

Che mancanza collettiva di coraggio, sembra dire chi sostiene la
privatizzazione dell’acqua e l’avvento del nucleare: ecco la solita pavida
resistenza alle sfide, tipica del conservatorismo prudente che è
costituzionalmente femminile e contrapposto alla virile ed evolutiva potenza
maschile.

Eppure ben sappiamo che proprio nella prudenza e nell’attenta valutazione
dell’impatto di ogni nuova tecnologia sulla natura e sulla vita sta la
possibilità di guadagno e vantaggio collettivo, anche perché la storia ci ha
già consegnato esempi di catastrofi, lutti e disastri originati dall’egoismo
frettoloso del profitto e dalla smania di saltare passaggi cruciali della
ricaduta di ogni scelta.

Forse in Italia non è ancora chiaro che parlare di acqua come bene pubblico
e di energie rinnovabili al posto di nucleare non è fare ostruzionismo al
nuovo che avanza, ma è parlare di democrazia e di futuro compatibile con
l’esistenza.

Le donne africane, ancora in grande numero schiave della grande fatica che
richiede il compito di garantire acqua alla propria famiglia, sanno che è
proprio la mancanza di sistemi collettivi e pubblici di approvvigionamento
idrico che le allontana dalla scolarizzazione e quindi dalla maturità come
cittadine libere.

L’avvento della gestione pubblica dell’acqua in questo
caso sarebbe l’inizio del percorso verso la democrazia di genere in molti
paesi, così come la ricerca e lo sviluppo delle fonti rinnovabili,
nell’Italia ‘paese del sole e del vento’ significherebbe migliaia di posti
di lavoro, oltre che sicurezza per l’ambiente e per la salute.

Rigettare al mittente, con 4 sì ai referendum, impianti ideologici
patriarcali come la visione privatistica di un bene comune dell’umanità, il
delirio nucleare e la sciagurata introduzione di un principio di
ineguaglianza nel caso del legittimo impedimento significherebbe il farsi
largo di una coscienza del limite e della responsabilità.

Una dichiarazione, insomma, di adultità e di maturità delle donne e degli
uomini di questo paese, in contro tendenza con la sciagurata debole
immaturità maschilista di chi ora lo governa.