“Il Pci nella storia d’Italia” o settant’anni d’Italia attraverso la storia del Pci. E’ stata intitolata “Avanti popolo”, la bellissima mostra sulla storia del partito comunista italiano, inserita tra le manifestazioni culturali dedicate ai 150 anni dell’unità d’Italia e visitabile dal 14 gennaio al 6 febbraio 2011 a Roma presso la Casa dell’Architettura, e successivamente a Bologna, Genova, Livorno, Perugia e Milano. La mostra ripercorre dal 21 gennaio 1921, data di nascita a Livorno del partito, al 4 febbraio 1991, giorno del suo scioglimento in Partito Democratico della Sinistra e della conseguente formazione del partito della Rifondazione Comunista, settant’anni: quasi esattamente il periodo che lo storico inglese{{ Eric Hobsbawm}} assegna al {Secolo breve. Storia d’Italia e storia del mondo.} Il Pci fu, infatti, nella sua vita, profondamente intrecciato alla storia del comunismo internazionale, fin dopo la morte di Stalin e l’invasione sovietica dell’Ungheria nel 1956, ma seppe anche rappresentare una felice anomalia nel panorama della sinistra comunista occidentale.

Fotografie, cimeli, documenti, manoscritti autografi, volantini, manifesti, video, materiali digitalizzati. Oggetto della mostra è il patrimonio archivistico e documentale della Fondazione Istituto Gramsci e della Fondazione Cespe, organizzatrici della mostra, ma contributi importanti appartengono anche agli archivi de L’Unità, del Crs, della Fondazione Di Vittorio, dell’Udi, dell’Isituto Luce, della Rai e dell’Archivio audiovisivo del movimento operaio. Un’enorme quantità di materiali da sfogliare, ascoltare, guardare, leggere secondo {{un’impostazione multimediale}} che consente ai visitatori di muoversi tra i diversi documenti attraverso più piani di lettura, operando anche di volta in volta scelte di approfondimento individuali. Dalla clandestinità alla fine della guerra, dalla Repubblica nata dalla Resistenza agli anni ’70, il “compromesso storico”, il rapimento di Aldo Moro, Enrico Berlinguer ai cancelli della Fiat, un’ immagine tanto attuale oggi mentre si assiste allo scontro Fiom-Marchionne. Poi la fine dell’eurocomunismo e la svolta della Bolognina.

Il piano terra ospita {{l’aspetto storico e documentale}} suddiviso in 6 sezioni, in ordine cronologico. Un’attenzione particolare è dedicata agli originali autografi dei “Quaderni dal carcere” di Antonio Gramsci, esposti per la prima volta dal 1948. E’ sicuramente la parte più interessante della mostra: in essa si trovano le lettere di alcuni esponenti del Pci, la cui lettura ci fa capire come essi seguissero con grande apprensione le analisi di Gramsci sull’Italia.

La mostra ci propone poi, ancora al primo piano, un percorso espositivo fatto di libri, giornali, discorsi parlamentari e resoconti di riunioni di partito, ma anche tessere e oggetti d’epoca particolarmente suggestivi, come ad esempio una macchina da scrivere Olivetti usata durante la clandestinità e poi a Botteghe Oscure.

Tra i documenti digitalizzati uno spazio è dedicato anche al tema {{“Donne in lotta”}}: fotografie, immagini e video che rievocano il ruolo determinante e specifico svolto dalle donne all’interno del partito, come soggetto dell’alternativa. Dalle fotografie delle partigiane ai manifesti per le campagne referendarie sul divorzio e sull’aborto, a quelli per la legge sulla violenza sessuale e per la giornata dell’8 marzo, alle immagini degli incidenti durante la manifestazione del 12 maggio 1977 in cui venne uccisa Giorgiana Masi, e di tantissime altre occasioni, tra cui quelle, memorabili, di una manifestazione in cui sfilarono decine di passeggini simbolicamente vuoti.

Al piano superiore, invece, è ospitata una sezione artistica: 34 designers interpretano per l’occasione i termini grafici e visivi dell’idea comunista.A fianco si snoda {{una sezione satirica}} rappresentata dalle vignette di Staino e Altan con “Bobo e Cipputi. Due comunisti di carta.”

Tra i visitatori, che partecipano in gran numero, molti volti di vecchi e nuovi militanti, soprattutto di fronte alle immagini di grandi manifestazioni e di comizi, accompagnate dalle note e dai ritmi di “Bella ciao” e slogan come “Pagherete caro, pagherete tutto”.

Nonostante la grande densità e ricchezza dei materiali con i quali si viene a contatto, alla fine della visita si prova una sensazione di appagamento, quasi che la mostra restituisse ai visitatori {{una complessità oggi troppo spesso espunta dal dibattito politico e giornalistico.}} Una piacevolissima passeggiata dall’alto contenuto esperienziale, per chi ne ha conservato la memoria e per i giovani che di quel periodo conoscono solo la versione dei libri di storia.
Emblema della visita la prima bandiera del Pcd’I e una citazione di Antonio Gramsci del 1919, quanto mai attuale: “Agitatevi perché avremo bisogno di tutto il vostro entusiasmo. Organizzatevi perché avremo bisogno di tutta la vostra forza. Studiate perché avremo bisogno di tutta la vostra intelligenza.”

Di fianco alla mostra un lungo elenco di incontri e dibattiti quotidiani, con protagonisti della storia più recente del partito, ma anche del mondo sindacale, culturale e artistico.{{ Sarebbe stato interessante e utile proporre come interlocutori, assieme ai nomi che hanno animato il dibattito, anche figure di intellettuali e politici che a quella storia riconoscono ancora un’eredità né nostalgica né postcomunista.
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Per chi non avesse la possibilità di vedere la mostra, si consiglia di visitare il sito: [www.ilpcinellastoriaditalia.it->http;//www.ilpcinellastoriaditalia.it]