“L’oggetto femminista”: fino al 19 marzo la mostra dedicata a Lydia Sansoni
Torniamo volentieri a parlare della bella mostra “L’oggetto femminista. L’arte di Lydia Sansoni negli anni Settanta” aperta nella suggestiva Sala Liliana Ingargiola della Casa internazionale delle donne (Roma), che consigliamo nel possibile di non perdere e di cui abbiamo già dato notizia pubblicando (14/2/’22) anche l’introduzione del catalogo curato, come la mostra, da Raffaella Perna, critica d’arte che firma un’inedita biografia.
Artista veneziana esordita, a 23 anni, con la personale alla Galleria del Pincio (Roma, 18 luglio – 1 agosto 1953), impegnata nella ricerca grafica e nella scenografia (anni Cinquanta-Sessanta), quindi nell’illustrazione di riviste e quotidiani (es. disegnatrice pubblicitaria per lo Studio Debbio di Milano, 1953-1957), Sansoni, come già ricordato “tornò ad esporre e a interrogarsi sull’arte e sul suo valore politico negli anni Settanta” (p. 5) e in quel vivace e fervente momento d’impegno sociale e femminista, la sua opera, in mostra a Forte dei Marmi, nell’estate 1975, fu definita, da Carla Ravaioli il primo manifesto visivo del femminismo (p. 5).
Raffaella Perna concorda, sottolineando “l’incisività e l’immediatezza visiva dei migliori manifesti politici e non lasciano spazio a dubbi riguardo al loro orientamento ideologico. Quelle di Lydia Sansoni sono, e vogliono essere, opere femministe: nascono in seno alla lotta di liberazione della donna degli anni Settanta e di questa esperienza sono conseguenza e frutto.” (p. 5).
Tratti dalla vita quotidiana, gli oggetti utilizzati dall’Artista per assemblages parlano di un’analisi e di una denuncia che mantiene forza e impatto nei decenni e, tornando al catalogo, vi è da notare il Dialogo con altra artista femminista, Cloti Ricciardi, per “Effe” (aprile 1975) in cui Sansoni si descrive, significando l’intreccio tra arte e femminismo. (a seguire)
La carrellata di fotografie scattate in occasione delle sue mostre, presenti i figli (Alfredo e Michelangelo Macchi), e molt* protagonist* del mondo culturale (es. Eugenio Montale), e un’ampia bibliografia arricchiscono il catalogo in cui Raffaella Perna sottolinea l’essenzialità e l’attualità dell’opera di Sansoni anche rispetto ad altra, coeva, di artiste quali Giosetta Fioroni, presente con Sansoni alla mostra alla “Libellula.”
Assente l’Artista, abbiamo intervistato Giovanna Olivieri, principale referente di Archivia insieme alla Presidente, Gabriella Nisticò.
Era il pomeriggio del 7 marzo e la Casa ospitava anche la mostra della giovane artista afgana Elahe Rahgozar e le miniature delle studentesse della scuola di Herat nell’ambito dell’incontro con attiviste afgane in esilio e con Shararzad Akbar (Presidente della Commissione Indipendente Afghana per i Diritti Umani). Era anche la seconda giornata di Feminism5 – Fiera dell’editoria delle donne che conta tra le organizzatrici Archivia e su questo ci siamo soffermate con Olivieri:
“Archivia è una delle quattro associazioni fondatrici di Feminism; in Archivia, il progetto è stato portato avanti da Maria Palazzesi e da me, in collaborazione con Anna Maria Crispino (Leggendaria) e Stefania Vulterini (Collana sessismoerazzismo di Futura Editrice-Ediesse); la Casa internazionale delle donne collabora e tutte e cinque queste entità costruiscono la Fiera.
Archivia ne ha sempre curato gli allestimenti e tenuto un po’ le fila della comunicazione proprio perché come biblioteca in questo caso e non solo come archivio, siamo molto interessate alla diffusione del libro… e quale migliore occasione di una Fiera annuale in cui si presentano settanta/ottanta novità dell’editoria delle donne in un circuito ormai collaudato, in una tradizione che si riconosce di grande valore?”
Dei quattro focus di Feminism, uno è sempre stato curato da Archivia e quello di quest’anno è l’ambiente, ma partecipiamo anche agli altri tre ed eravamo presenti all’inaugurazione di questa quinta edizione (6 marzo), con i due interventi importanti e molto approfonditi di due protagoniste della cultura, le “madrine” Rosa Braidotti e Adriana Cavarero. La registrazione della giornata sarà visibile per trenta giorni sul canale FB di Feminism5.
Riprendendo il discorso sulla mostra di Lydia Sansoni, Giovanna Olivieri ha sottolineato come Archivia abbia risposto alla proposta dell’Artista di fare qualcosa per la Casa, da lei sempre seguita nelle vicende. “Noi conoscevamo bene Sansoni anche se si era da un po’ ritirata – ha detto Giovanna Olivieri – e abbiamo deciso di cogliere e di darle quest’opportunità. Abbiamo organizzato la mostra per tramite di Laura Fortini, socia di Archivia, che ringraziamo molto, che aveva contatti con l’Artista. Noi conoscevamo bene Sansoni anche se si era un po’ ritirata; aveva sempre seguito le vicende della Casa, abbiamo deciso di cogliere e di darle quest’opportunità. Abbiamo coinvolto, per la mostra e il catalogo, una giovane critica dell’arte, femminista e specializzata nell’arte femminista, Raffaella Perna; il figlio ha dato una mano, agevolando tutto quello che poteva essere l’allestimento che è stato fatto comunque da un gallerista.”
“La mostra – prosegue Giovanna Olivieri – è dedicata a un’Artista che ha lavorato come grafica e anche come illustratrice; suo il libro La prima è stata Lilith e la rivista di fumetti “Strix” insieme ad Antonella Barina ed altre fumettiste. Le sue opere sono in genere, assemblages dentro a dei cassoni su temi tipici di quegli anni Settanta, cioè di quella che era all’epoca la denuncia della situazione femminile: aborto, immagine della casalinga, maternità, salute, lavoro, ecc…. sono opere che potremmo chiamare surrealiste e in alcuni disegni si vede anche meglio questa vena, ma soprattutto sono opere che contengono tanti oggetti quotidiani messi in un ordine rigoroso e concettuale e presi spesso dai giocattoli dei figli. I titoli sono molto interessanti, vanno dalla serie “i setacci” che sono proprio setacci riempiti di oggetti, fino al manichino La mia domestica perché quello era, all’epoca, il ruolo delle donne all’interno delle famiglie borghesi. Abbiamo esposto anche i numeri di “Effe” con sue opere in copertina. La mostra rimarrà aperta fino al 19 marzo, perché Archivia vuole far conoscere quello che le donne hanno prodotto artisticamente, culturalmente, politicamente….scavare nel passato e recuperare queste preziose testimonianze dell’epoca è nel compito della nostra istituzione.”