“Il desiderio è l’essenza della vita” ha detto Agnès Varda, icona del cinema francese, una eterna fanciulla di quasi novanta anni con i capelli bicolore tagliati a caschetto e il talento ad andare de-sidera, lungo i percorsi del desiderio, guidata dall’eros come dimostra tutta la sua filmografia.

Visages, Villages, il suo ultimo documentario realizzato con JR, street photographer artist, è innanzi tutto la storia dell’incontro di due artisti di “strada” accomunati dall’identica capacità creativa di catturare in un’immagine l’anima dei luoghi e delle persone, incontrate “in un trovare senza cercare”. Il documentario si svolge on the road grazie ad caravan da cui escono, come per magia, le gigantografie dei volti fotografati.

 

La location di Visages, Villages è la Francia del nord con le macchie di lavanda a colorare di viola il paesaggio, i piccoli borghi con i volti e la vita della provincia che comunica ancora autenticità, le case accanto ad una miniera dismessa o quelle vicino al mare di Pirou con i tetti sfondati e le pareti segnate da writers di passaggio.

I graffiti “neorealisti” di JR e Agnes Varda, incollati sui muri rugosi degli edifici, non sono una mera riproduzione della realtà. Le immagini dei volti ingigantiti parlano delle alchimie del vedere e dell’essere visti, raccontano ritratti inaspettati, “facce” di mondi diversi e ricordi che commuovono: l’amico morto cullato da un pezzo di bunker tedesco che la marea, invadendo la spiaggia, restituirà per sempre alla memoria; il volto bizzarro di un artista del recupero che rivela una vita fuori dall’ordinario; la gigantografia di Jeannine sul muro di una casetta di minatori è un inno alla memoria delle miniere; gli operai che tendono le braccia gli uni verso gli altri dipingono l’immagine di una fabbrica della solidarietà. Anche Jean-Luc Godard trova un “volto” nascosto nelle parole scritte a pennarello sulla finestra del suo ritiro.

Trasgressione e creatività si mescolano nell’opera poetica di Agnes Varda e JR, artista trentenne, con gli occhiali scuri perennemente sul volto e l’umanità di chi è abituato a restituire, con il mezzo fotografico, identità alle periferie tutte uguali della città “dipingendo” sui muri collage di volti di strada.  Artisti giganteschi per giganti di carta.