Tante donne, femministe, lesbiche antirazziste hanno manifestato il 25
novembre – in occasione della giornata contro la violenza maschile sulle donne – con presidi itineranti, volantinaggi, scorribande contro-informative e striscioni che denunciavano quello che in tanti/e non vogliono vedere e cioè che (anche) nei Cie si stupra, per denunciare la violenza sessista e razzista che le donne migranti subiscono ogni giorno dentro e fuori i Centri di identificazione ed espulsione.
A Milano in piazzale Cadorna, durante il
presidio promosso dalle compagne milanesi che avevano aderito all’appello “Noi
non siamo complici!”, presidio che aveva riunito diverse realtà femministe e
antirazziste, alcune donne hanno aperto uno striscione: “Nei centri di
detenzione per immigrati la polizia stupra”. Immediata la reazione e le
cariche, violente. Le/i contuse/i sono diverse/i, a ulteriore dimostrazione che
la violenza sulle donne è doppia: violenza patriarcale e di sistema.

Siamo in una società del controllo e della paura in cui siamo sempre di
fronte a corpi da espellere, normare, controllare, punire e nello scenario di
un paese che ha ampiamente superato l’orlo del baratro la questione della
mercificazione delle corpi delle donne, perpetrata dai mass media e da una
politica che si sostanzia nell’intreccio di sesso-denaro-potere, rappresenta
una questione politica che deve essere necessariamente connessa con le reali
condizioni di vita delle donne, native e migranti, nel nostro paese,
determinate da interventi etici che riportano i corpi a meri contenitori
biologici, dai patriarcati religiosi che trovano legittimazione e sostegno
nelle istituzioni e nei partiti, dalla privatizzazione dei beni comuni, dallo
smantellamento dello stato sociale, dalla precarietà esistenziale, dalla
costruzione quotidiana di un immaginario sociale punitivo attraverso
disposizioni legislativi repressive che recepiscono e allo stesso tempo
alimentano il dilagare di fascismi vecchi e nuovi, attraverso cui si impone la
divisione patriarcale e razzista, neocoloniale tra “donne per bene” bisognose
della protezione dello Stato padre-padrone e “donne per male”, alle quali sono
riservate ogni genere di violenze e abusi attraverso le disposizioni del
pacchetto sicurezza e dentro i Centri di identificazione ed espulsione, e le
cariche di polizia.

Il nostro sostegno va ai gruppi auto organizzati di
femministe e lesbiche, native e migranti, che non hanno mai smesso di scendere
in piazza, che attraverso una pratica politica di donne che sono in relazione
si riprendono lo spazio delle proprie città, soggetti della trasformazioni che
operano nella materialità dei conflitti, capaci di costruire dal basso luoghi
di elaborazioni, modelli e pratiche d’ intervento in grado di ricomporre le
tante immagine frammentate del sociale, capaci di reinventare la pratica
femminista a partire dalle trasformazioni avvenute nella vita delle donne
stabilendo linee di rottura e continuità con le nostre storie passate, ponendo
i limiti di un femminismo che nel corso degli anni è stato oggetto di
disciplinamento da parte dello stato e delle sue istituzioni.

{Articolo pubblicato su Liberazione del 28 novembre 2009}

Elenora Forenza, Segreteria nazionale Prc
_ Adelaide Coletti. Forum donne Prc