Dal 17 al 20 ottobre 2008 l’europarlamentare Viktoria Mohacsi –
ungherese di etnia Rom – ha ispezionato alcuni insediamenti Rom in
Italia, accompagnata da una delegazione di specialisti nell’indagine
di eventi di intolleranza contro i Rom e da una troupe ungherese di
riprese documentarie, incaricata di filmare le realtà degli
insediamenti e le testimonianze delle vittime di episodi di odio e
violenza razziale. .
Roberto Malini, Dario Picciau, Matteo Pegoraro e
Nico Grancea del {{Gruppo EveryOne}} hanno lavorato fianco a fianco con
Viktoria Mohacsi per consentirle di scavare nel fenomeno del razzismo
in Italia, entrando nei luoghi abbandonati, inospitali e degradati in
cui le famiglie Rom, oggetto di una feroce discriminazione e
quotidianamente braccate dalle autorità, sono state costrette a
rifugiarsi.

La delegazione ha potuto verificare quanto già denunciato
dal Gruppo EveryOne, pubblicato dal quotidiano El Pais e pubblicamente
riconosciuto dal ministro dell’Interno: i Rom che si erano rifugiati
in Italia, in cerca di un’opportunità di sopravvivenza, sono stati di
fatto scacciati attraverso una politica persecutoria messa in atto
dalle Istituzioni centrali italiane e attuata capillarmente su tutto
il territorio nazionale dalle autorità locali. Sgomberi, sottrazione
di bambini “per mancanza di residenza e mezzi di sostentamento”,
minacce, violenze, istigazione all’odio razziale, propaganda
mediatica, tacito sostegno alle squadre di razzisti, abusi polizieschi
e giudiziari, messinscene per criminalizzare persone di etnia Rom: con
questi strumenti è stata realizzata {{una tragica purga etnica}} sotto gli
occhi dell’Unione europea, che ha reagito timidamente attraverso
Risoluzioni (documenti inutili, poiché si tratta di “orientamenti” e
non di obblighi rivolti agli Stati che violano le norme Ue),
ammonimenti, blande dichiarazioni antirazziste.

Se {{nella primavera del
2007 vi erano in Italia da 40 a 45 mila Rom provenienti dalla Romania,
alla fine di luglio 2008 ne restavano cinquemila,}} {{mentre oggi ne
possiamo contare poco più di tremila}}: famiglie in uno stato di salute
e povertà così disperato da impedire loro perfino il ritorno in patria
o la fuga verso la Spagna, la Francia e gli altri Paesi che, almeno
parzialmente, si attengono alla normativa Ue sulla libera circolazione
dei cittadini dell’Unione e sulla desegregazione. Viktoria Mohacsi e i
suoi collaboratori hanno ispezionato i luoghi in cui vivono gli ultimi
Rom romeni rimasti in Italia, alcune comunità di Rom e Sinti italiani,
insediamenti di famiglie Rom originarie dei Paesi della ex Jugoslavia.

Da Padova a Bologna, da Pesaro a Firenze, da Sesto San Giovanni a
Milano, {{la delegazione ha raccolto documentazione riguardo alla
condizione dei “nomadi” in Italia}}, intervistando decine di testimoni
della persecuzione e filmando i luoghi in cui i Rom convivono con
topi, parassiti e disperazione.

Stiamo preparando un dossier
illustrato da fotografie, per raccontare all’Ue le fasi del drammatico
viaggio in Italia compiuto da una coraggiosa parlamentare europea che
si batte da quindici anni contro la tragedia del razzismo che sta
annientando il suo popolo. Sono tappe di un itinerario di civiltà, un
itinerario difficile, irto di insidie, che accomuna poche persone: un
manipolo di “giusti” che, per fortuna, cresce ogni giorno e che ogni
giorno – correndo gravi rischi – ricorda all’Europa che “unione”
significa fratellanza e che dalla cultura dell’odio razziale possono
nascere solo orrori e divisioni senza fine: spettro ormai concreto del
fallimento morale, civile e reale dell’Unione europea.