Nasrin Parvaz, ci racconta in un linguaggio scarno ma quanto mai efficace
gli otto anni di detenzione patiti nei carceri di Teheran, esclusivamente
a causa delle proprie idee politiche e della coerenza con la quale si è
sempre rifiutata di rinnegarle.Attraverso la storia della {{propria vicenda
personale e una galleria di ritratti di compagne di lotta e di detenzione}},
l’autrice disegna un affresco suggestivo e memorabile di uno dei periodi
più oscuri della storia del proprio Paese.
_ Un inno alla vita, da onorare e difendere anche nelle condizioni più
difficili e al tempo stesso una durissima denuncia contro i soprusi, le
torture e le barbarie di un regime che, con la forza bruta
dell’integralismo più bieco, ha soffocato un’intera generazione di
iraniani.
_ Un affresco corale in cui prendono spessore e contenuto lo sforzo di
migliaia di persone incarcerate che hanno lottato con estrema
determinazione per difendere i valori in cui sempre hanno creduto. Eroi
sconosciuti di una guerra senza quartiere grazie ai quali anche noi, anche
qui, possiamo conservare la speranza di un mondo più libero e più giusto.
_ La “bella di notte” del titolo è la pianta-nascondiglio di cui si
servivano Nasrin e le sue compagne per scambiare messaggi. Perché
comunicare, nei momenti più drammatici, vuol dire anche e soprattutto
sopravvivere.

{{L’autrice}}

Nasrin Parvaz è nata nel febbraio del 1958 a Teheran. Nel 1978 si reca in
Inghilterra per la prima volta per motivi di studio. L’anno seguente,
quando cioè la “rivoluzione” khomeinista sta per esplodere, Nasrin torna
in Iran per una breve visita alla famiglia, ma decide di fermarsi e dal
1980 {{si impegna attivamente nella lotta per i diritti civili e delle donne}}
che stanno venendo precipitosamente a mancare. Come tantissime altre
persone, nel 1982 viene arrestata e resta in carcere fino al 1990. Subisce torture e viene condannata a morte. Con l’aiuto di suo padre riesce però a commutare la pena capitale in dieci anni di detenzione.

Dopo il suo rilascio continua a frequentare gli ambienti politici e a
credere nella lotta per la giustizia, ma nel 1993, a causa di nuovi
arresti e di persecuzioni, si rende conto che restare nel proprio paese
non ha più senso e riesce a raggiungere l’Inghilterra. Dopo un anno le
riconoscono la condizione di rifugiata politica. Il deleterio effetto
delle torture la costringe a cercare aiuto presso l’ {Istituto di cura per
le vittime delle torture}, dove per anni segue una psicoterapia. A Londra
studia psicologia e poi segue un master in Relazioni Internazionali. In
questo momento si sta occupando di uno studio sugli effetti psicologici e
sociali che ha avuto l’Islam sul popolo iraniano. È socia dell’{Organizzazione per l’emancipazione della donna}. La fondazione medica per le vittime della tortura e la scrittura l’aiutano piano piano a ricostruire
la propria vita. Con l’incoraggiamento della scrittrice inglese Sonia
Linden, Nasrin decide di raccogliere le sue memorie in un libro, “Sotto il
cespuglio della bella di notte”, edito in pharsi nel 2002, in cui racconta
gli otto anni di detenzione e analizza anche quelli che sono stati gli
errori fatti nel processo di lotte delle varie organizzazioni della
sinistra iraniana.

Nasrin Parvaz, {Sotto il cespuglio della bella di notte}
_ Effedue editore 2006
_ € 18,00