Sì, lo ammetto: sono spesso collegata a Facebook. Chatto, scrivo e rispondo a messaggi privati, inserisco post, link, commenti. E pure i “mi piace”. Qualche volta, nei gruppi di discussione, litigo pure con qualcun*. Ma me ne dimentico subito dopo, perché non porto rancore. Io litigo solo per puro divertimento intellettuale.

Ieri sera, nella “Home”, leggo il post della mia amica feisbucchiana {{Silvia Mauro}}, giornalista (Rai, Tmc, La7).
Silvia scrive: “Vorrei ricordare che essere donna e aver superato i 50 non è una colpa.” Le rispondiamo in tanti: donne e uomini. Ovviamente, tutti dalla sua parte. Trentotto commenti, compresi i suoi.

Silvia chiede: “quante donne, e soprattutto in certi ambienti, sono fatte oggetto di battute, umiliazioni ed esclusioni da parte del potere maschile?”
Bella domanda. Molte donne. Troppe donne.
Ma Silvia è intelligente, in gamba, tosta (e pure bella) e oggi avrà certamente già metabolizzato le offese ricevute. Almeno in parte.

E pensando a lei, mi viene in mente {{Cinzia Viola}}, un’altra donna tra tante offese, umiliate, escluse.
Cinzia è un “caso” discusso nel mio amato territorio apuano, da circa tredici anni: molestie sessuali da parte di un collega di lavoro (dipendente comunale a Carrara) e successivo mobbing. A fine mese ci sarà la sentenza di primo grado, presso il Tribunale di Massa.
(cfr: http://iltirreno.gelocal.it/regione/2012/04/15/news/impiegata-comunale-molestata-sentenza-solo-dopo-13-anni-1.4072918)

Che dire? Povere donne? No. {{Poveri quegli uomini}} che credono di poter girare ancora con la clava e la pelle d’orso.

{immagine da} http://freeforumzone.leonardo.it