Come sempre anche oggi ho sfogliato il quotidiano e come sempre anche oggi non mancano né la notizia in merito ad una donna uccisa né la notizia di una donna maltratta. Non è molto tempo che ho realizzato che la violenza alle donne è diffusa in un modo che non ho mai sospettato. Anzi, per me non è mai esistita, sono cresciuta in una famiglia dove le mani non si usavano per questo, non ho mai ricevuto un solo ceffone né da mio padre né da mia madre. A dire il vero lei qualche volta me lo avrebbe anche dato, ma mio padre era fermamente contrario, diceva che ne aveva avuti talmente tanti lui da suo padre che non aveva intenzione di ripeterne l’esempio.

Ricordo ancora quando, per la prima volta, ho sentito un uomo che picchiava la moglie nell’appartamento sotto al nostro, lui era ubriaco, come spesso capitava, quelle urla le sento ancora. Ma crescendo ho sempre pensato che quello fosse stato un episodio isolato, di un uomo anziano senza molta cultura, d’altri tempi insomma. Mi sbagliavo.

Un pomeriggio durante i miei 13 anni una coppietta di amici coetanei, come sempre, stava giù in strada a parlare, proprio davanti alla finestra della cucina di casa mia, ad un certo punto lui cominciò a darle delle pedate, mia madre, che senti le urla, si affacciò ed intervenne prontamente. Anche lì rimasi colpita. Come poteva un mio coetaneo comportarsi come quell’uomo già anziano che picchiava la moglie, come quando ero piccola, ma soprattutto come poteva lei stare li a farsele dare? Noi eravamo di un’{{altra generazione}}, pensavo, più fortunati culturalmente, economicamente, eravamo più civili, più tolleranti. Mi sbagliavo.

Da adulta mi sono purtroppo accorta che la violenza non era qualche caso sporadico, anzi, ormai nell’età delle coppie stabili, sposate, con figli ho cominciato a raccogliere le confidenze di amiche e colleghe. Confidenze che a volte mi facevano trasalire: “quella volta aveva ragione”. Come aveva ragione? Aveva ragione e dunque poteva picchiarti? Ricordo la mia incredulità di fronte a queste giustificazioni. Eppure ancora persiste questo modello di prevaricazione che si protrae da millenni.

E’ chiaro che un uomo che si comporta in maniera violenta è da biasimare, ma quello che mi interessa di più è{{ riflettere sulla responsabilità femminile}}. Perché se continuiamo a condannare solo gli uomini a mio avviso non si fanno molti passi in avanti.

E’ essenziale che la donna che subisce violenza, di qualunque tipo, cominci da {{un minimo passo per sottrarsi il prima possibile da una posizione di sottomissione}}. Non sarà mai l’uomo che, a dispetto di promesse come “cambierò tesoro”, rinuncerà ad un potere che ha, sia pure nefasto, nei confronti di un’altra persona. Perché {{di potere si tratta, certo non di amore.}}

Picchiare è più semplice che argomentare, ascoltare, cambiare idea insomma avere una relazione sana.

{{Associazione Labirinta}}

immagine da : [Le forme della violenza sulle donne. Proposte di lettura ->http://www.comune.venezia.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/21513]