La conferenza stampa organizzata da Madre Provetta con il supporto della delegazione Radicali /PD Camera, lo scorso 30 luglio, circa il rinvio della legge 40 al giudizio della Corte Costituzionale, si è conclusa con l’evocazione del curator ventris in veste di curatore speciale dell’embrione in sostituzione dei genitori, in quanto gli interessi di questi entrerebbero in conflitto con quelli dell’embrione.Il fatto. Una coppia sterile e portatrice di una grave patologia genetica trasmissibile si rivolge al giudice per chiedere, in un quadro di incertezza normativa, di confermare l’ammissibilità della diagnosi genetica di pre-impianto.

Il giudice, accogliendo le motivazioni dei ricorrenti, ritiene che la legge 40/2004 (art 14 c.1e2) crea danno alla salute della donna e non garantisce il fine che essa stessa si propone per motivi precisi: obblighi tassativi di produrre massimo tre embrioni, di contemporaneo impianto, impossibilità di crioconservazione, impossibilità di adeguare il trattamento alle esigenze del caso concreto.

Infatti il protocollo terapeutico di procreazione medicalmente assistita dovrebbe essere adeguato alle esigenze della coppia portatrice di patologie genetiche trasmissibili che, per avere le medesime aspettative di gravidanza di coppie solo sterili, dovrà produrre sei embrioni.
_ Le ridotte aspettative di gravidanza costringeranno la donna a stimolazioni ovariche plurime, a rischio di gravidanze plurigemellari in contrasto con quanto stabilito dalla Corte nella sentenza 27/1975 sull’interesse della persona vivente nel bilanciamento di interessi fra donna e concepito. Inoltre la irrevocabilità del consenso della paziente dopo la fecondazione dell’ovulo configura un protocollo sanitario astratto che si realizza con una coazione alla cura. Rileva quindi contrasto non solo con l’articolo 32 della Costituzione ma anche con l’art.3.

Quindi, a distanza di sette mesi dalla prima pronuncia, favorevole alla coppia, il tribunale di Firenze l’undici luglio 2008 si è rivolto alla Corte costituzionale per la pronuncia di legittimità costituzionale di alcune parti della legge 40/04 che, nel caso specifico, risultano inapplicabili.

Ad aumentare il disagio e l’umiliazione della coppia, in particolare della donna, durante questo processo, interviene il Comitato “Verità e Vita” che chiede di costituirsi nella persona del suo Presidente in qualità di curatore speciale degli interessi dell’embrione, in sostituzione dei genitori in quanto sarebbero in conflitto con quelli dell’embrione.

Il giudice rigetta la richiesta per una pluralità di ragioni e, nell’impossibilità di una interpretazione diversa da quella letterale, sospende il processo e rinvia gli atti alla Corte Costituzionale.

Questioni gravi, poste in un soffocante pomeriggio di luglio nella sala stampa di Montecitorio, per consentire la partecipazione di politici, governanti, non altrimenti disponibili, sempre in numero limitato e solo donne.

Tutti d’accordo nel riconoscere nella legge pericolose violazioni di diritti ormai considerati acquisiti. Nessuno però sottolinea che solo i giudici ormai hanno quotidiani rapporti con la realtà del paese e che per primi sono chiamati a rispondere della incongruenza di leggi promulgate senza una adeguata previsione delle conseguenze della loro applicazione.

Alla ripresa dei lavori autunnali sarebbe necessario riflettere e agire sulle responsabilità di governanti inadeguati ai compiti per i quali sono eletti, sostituiti da giudici che ci auguriamo sempre attenti, capaci di neutralizzare, per esempio, il primo articolo della legge 40/04 che recita
“Al fine di favorire la soluzione dei problemi riproduttivi derivanti dalla sterilità o dalla infertilità umana è consentito il ricorso alla procreazione medicalmente assistita, alle condizioni e secondo le modalità previste dalla presente legge, che assicura i diritti di tutti i soggetti coinvolti, compreso il concepito”

In caso contrario il curator ventris sarà d’obbligo!