Dell’omicidio di Sanaa Dafani da parte del padre se ne sono occupati anche gli islamici nei loro siti Internet. Vale la pena di riportare alcune considerazioni. Sanaa era una giovane ventenne friulana di origine marocchina che si era innamorata di una friulano trentenne e da poco erano andati a convivere . Al padre, da molti anni in Italia , non piaceva affatto questa relazione e il comportamento occidentale della figlia.

Nel sito [Islam-online->Http://www.islam-online.it] {{Hamza R. Piccardo}} autorevole italiano convertito (secondo il credo musulmano: ritornato) scrive un articolo intitolato:{ Saana come Hina, vittima dell’ignoranza dell’Islam}, per confutare gli innumerevoli interventi giornalistici di questi giorni.
Due sono i ragionamenti-base che dispiega: la convivenza di un uomo e di una si pone al di fuori “di un quadro islamicamente corretto “ e può essere considerata “dalla legge e dalla tradizione musulmana come una colpa grave di fronte a Dio “, ma è anche vero che nessuna scuola di diritto islamico permette agli uomini di far giustizia con le proprie mani.
Secondo. Nel caso di Brescia ( anche la pachistana Hina venne uccisa dal padre perché conviveva con un bresciano more uxorio) scrive Piccardo “da notizie attinte all’interno della comunità pakistana che vive nella città, si desume che ci troviamo di fronte ad un uomo che non si era mai preoccupato di imporre alla sua famiglia una vita consona alle consuetudini, vissute come islamiche, del paese di origine e che, probabilmente, si è trovato di fronte alle conseguenze di questo suo atteggiamento quando la situazione era andata oltre quello che deve aver considerato sopportabile.”.

Altre riflessioni le troviamo nel sito [La luce di Allah->http://blog.libero.it/islamnur/] con il titolo {L’Islam e la donna.} L’ articolista spiega che non c’è nulla di male se la donna musulmana svolge una professione “compatibile con la propria natura “ e se ha “interessi leciti che esulano dal naturale contesto familiare”. Importante però è che la credente “valuti ciò che la occupa fuori dalla sua casa in maniera islamica, quindi rispettando i principi religiosi e i doveri verso i suoi familiari.”
Ma non sempre ciò accade: “purtroppo però, è possibile che in specifici casi la donna opti per scelte sbagliate o addirittura deleterie per se stessa o per la propria famiglia ed in questo caso la responsabilità della guida e dell’eventuale rimedio spetta all’uomo, il quale è stato investito di questo onere da Allah lì Altissimo stesso che dice: ‘…Esse hanno diritti equivalenti ai loro doveri in base alle buone consuetudini, ma gli uomini sono superiori .’.”
E così è più chiaro il pensiero di Piccardo: il pachistano di Brescia non aveva esercitato il suo dovere sulle donne di casa.

In questi giorni sono state spesi fiumi di parole anche a destra e a sinistra per sostenere che :
_ {{1.}} con i musulmani non ci può essere alcun dialogo in quanto la loro religione li incita a sottomettere le donne e a considerarle responsabili con il loro comportamento in pubblico, dell’onore della comunità familiare;
_ {{2.}} Non è la religione la causa di questo omicidio, bensì una tradizione culturale patriarcale.

Ha scritto allora molto bene {{Manuela Cartosio}} (IL Manifesto, [Il corpo di Sanaa e gli stereotipi,->http://www.ilmanifesto.it/il-manifesto/in-edicola/numero/20090918/pagina/10/pezzo/260194/] 18 sett.) a questo proposito: Religione o culture, si chiede? Islamismo o patriarcato?
Condivido il suo pensiero: “Non occorre un’intelligenza eccelsa per sapere che le religioni sono parti costitutive delle culture e che l’islamismo (come il cattolicesimo o l’induismo) declina una sua forma di patriarcato. E allora perché soprattutto a destra, ma anche un po’ a sinistra, ci si incaponisce sui secchi aut aut, optando per il corno che fa più gioco?. Perché così ci si schiera (la destra all’attacco degli immigrati, il po’ che resta della sinistra a difesa) e si corroborono le rispettive certezze. “.
Per {{la Destra}} sono delitti tout court islamici e per {{la Sinistra}} sono di genere “identici in tutto e per tutto a quelli commessi da maschi italiani contro mogli, amanti, figlie, sorelle. “
E’ vero che anche noi siamo immersi in una società venata ancora di vincoli patriarcali e di crisi identitaria maschile che comporta una deriva violenta contro le donne. Ma, mi chiedo, insieme a Manuela Cartosio: {{è di aiuto alle giovani figlie di migranti questo modo di interpretare ?}}Come mai si fatica – a sinistra- a formulare una lettura più complessa del fenomeno migratorio sul versante di genere?
La Cartosio invita a considerare la rigidità – a sfavore delle donne – delle comunità soprattutto islamiche, come la conseguenza dello stress culturale e materiale dell’immigrazione e della tradizione religiosa. Ma dire a queste giovani “ ‘siamo tutte sulla stessa barca’, è una mezza verità. Che non ci fa fare passi avanti ‘insieme’.”

{{La madre di Sanaa}}, dopo tanti anni trascorsi in Italia, interrogata ha risposto in arabo. Come tante donne musulmane che vivono relegate in famiglia, non ha imparato l’italiano. Interrogata si è affrettata a dire che ha perdonato il marito perché forse sua figlia ha sbagliato.
Sempre più -come già in Francia e in altri Paesi di immigrazione più antica- ci saranno {{giovani donne musulmane}} che cercheranno di sottrarsi al dovere di ruolo di rappresentare ,con un comportamento “islamicamente corretto” dall’abbigliamento al modo di pensare, l’onore dei padri e dei fratelli. E noi, le antiche femministe, rischiamo di lasciarle sole.