Ho sempre trovato inquietante e deprimente la sciatteria e la superficialità con la quale alcune istituzioni si sono approcciate alla Casa Internazionale delle donne. L’ho vissuto da cittadino romano come una violenza che colpisce un elemento identitario di Roma, che è fatta di tante cose e sicuramente dall’esperienza di questo luogo”, così ha aperto, Nicola Zingaretti – da cittadino, da Presidente di Regione e da Segretario PD – il suo intervento all’incontro-conferenza stampa i Luoghi delle donne sono un valore per le città. La misurazione economica delle attività delle associazioni.

Ancora: “Non riesco a immaginare Roma senza questo luogo fondamentale della nostra identità” e a sostegno della Casa la Giunta offre un contributo straordinario di 90mila euro per il sostegno dei servizi di consulenza di tipo legale, psicologico e a sostegno della genitorialità che vi sono erogati.

Zingaretti riconosce l’unicità di un luogo che per storia, servizi e accoglienza, è “un laboratorio politico e culturale gestito da tante associazioni del movimento delle donne, polo sociale aperto al territorio e al mondo che svolge attività, da tantissimo tempo con continuità, utili a contrastare razzismo e discriminazioni di genere ma anche a sostenere persone in difficoltà”.

Riconosce e apprezza “il valore aggiunto delle persone chi vi operano e che vi svolgono lavoro prezioso”.

Vicenda politica, non amministrativa e di ordine nazionale ha ribadito Maura Cossutta, neo Presidente della Casa internazionale delle donne, chiedendo il comodato d’uso e il riconoscimento economico dei servizi svolti: “è una questione politica che la politica non può ignorare e che non riguarda solo noi, ma tutti i luoghi delle donne che sono sotto attacco: es. Lucha Y Siesta a Roma, la Casa delle donne a Milano.”

In merito, ha ricordato l’appuntamento di oggi, 18 febbraio, alle 16,00, a piazza del Campidoglio: Le case delle donne non si toccano. Manifestazione sostenuta anche da Nonunadimeno.

Cecilia d’Elia (cabina di regia contro la violenza sulle donne della Regione Lazio) e Giovanna Pugliese (Assessora al Turismo), nel sottolineare il contrasto alle discriminazioni e alle violenze, la promozione di libertà che la Casa da sempre rappresenta e agisce, hanno ricordato l’attacco delle destre alle leggi delle donne, una a caso, la n. 194, entrambe rilevando essenziale, oltre al riconoscimento del valore sociale ed economico della Casa, la mobilitazione che chiarisca come al centro ci sia la costruzione della soggettività femminile,  la definizione di una nuova identità delle donne.

Non si possono livellare aprioristicamente le esperienze, “ritenerle tutte uguali, come fa l’assessora Guerrini con un retorica della parità sganciata dalla giustizia” (G. Pugliese).

Sicuri, a Roma, dopo le buche e le stagioni, sono i Giubilei e un albergo a un chilometro dallo Stato del Vaticano può senz’altro interessare chi guardi al bene pubblico nella materialità dei soldoni, recriminando che dal 1983 un tale progetto sia stato interrotto dall’ingresso dell’associazionismo femminista e dalla destinazione del complesso dell’ex Buon Pastore alla “cittadinanza femminile”.  

Tutti gli interventi hanno sottolineato il valore aggiunto e il guadagno sociale dell’impegno delle donne e delle reti del volontariato, come momenti di crescita individuale e di assunzione di responsabilità collettiva.

Salvare la Casa e i luoghi delle donne è garantire l’esistente e costruire il futuro.

Credo sia il tempo, anche in Italia” ha detto Zingaretti “di riconoscere la ricchezza prodotta delle tante reti dei cittadini attivi che si prendono cura dei beni comuni; (…) non possiamo considerare che quando un luogo come la Casa delle Donne viene dato per produrre dei servizi, qualità, lo si debba considerare un costo, come se fosse un esercizio commerciale. Noi nel Lazio lo stiamo facendo. E anche come Pd crediamo che a questi luoghi vada un riconoscimento particolare. Sono utili alla società; sono un’idea alternativa alla cultura dell’odio che Salvini propaganda”.

Reduce, Zingaretti, dal botta e risposta della sera prima quando, dopo le dichiarazioni di Salvini di non essere contrario all’aborto ma temere per la salute di donne che fanno sette/otto aborti come da grido di dolore dei consultori, gli ha risposto “di tenere giù le mani dalle donne e dalla sanità italiana.” (Adnkronos, 16/02/2020, 22:46)

L’incontro romano alla Lungara ha apportato una novità, di quelle che chiedono attenzione e strappano applausi. Enrico Giovannini è un economista, statistico e accademico all’Università di Tor Vergata e alla Luiss, già presidente dell’Istat (2009-2013), e Ministro del Lavoro e delle politiche sociali nel governo Letta (2013-2014), con numerosi altri titoli, onorificenze e incarichi. Co-fondatore e portavoce dell’Alleanza Italiana per lo sviluppo Sostenibile (ASviS, 2016) – nata per far crescere nella società italiana, nei soggetti economici e nelle istituzioni la consapevolezza dell’importanza dell’Agenda per lo sviluppo sostenibile e per mobilitarla nel realizzare gli obiettivi di sviluppo sostenibile – ha esposto uno studio di misurazione economica delle attività delle associazioni che realizza un cambio copernicano rispetto ai parametri vigenti e d’approccio al PIL.

Finora, il PIL (Prodotto Interno Lordo), valore dei prodotti e servizi realizzati in uno Stato in un determinato periodo, è il calcolo di uno scambio, di una vendita escludente ciò che si realizza per l’autoconsumo e i servizi resi a titolo gratuito. Per il PIL, non conta la nazionalità di chi produce il bene ma dove il prodotto/servizio si realizza e ci sono tre metodi di calcolo: dalla parte della Spesa; del Valore Aggiunto, dei Redditi. Ora, il nostro PIL non è articolo di fede; ha due padri, John  Maynard Keynes e Simon Kuznets, e una data di nascita: l’accordo a Washington (1984) che, tra i modelli possibili, scelse quello inglese, volendosi dimostrare che l’Ovest produceva più beni da consumare. L’ovest, cioè gli Usa. L’est era l’Urss. 

È possibile cambiare questa scelta, afferma, in sintesi, Giovannini; “umanizzarla” tenendo conto del valore aggiunto degli/delle individu*; calcolare questo valore (anche se impossibile nella sua totalità), nella produzione dei servizi; calcolare il no profit; mettere in agenda le disuguaglianze di genere; contabilizzare, in Italia, il welfare (che in altri paesi è contabilizzato nel PIL); valorizzare il contributo delle donne.

Giovannini ha ricordato che “uno degli imput del G7 è stato di calcolare il lavoro in senso stretto proprio per valorizzare il contributo delle donne e il fatto che il G20 del 2021 sarà guidato dall’Italia, può essere una buona occasione”. Rispetto alle statistiche, ha parlato “del valore politico dei dati raccolti che non è uguale all’uso politico anche se legittimo che se ne fa” e definito qualsiasi statistica frutto di una visione politica.

Ha parlato di capitale naturale, sociale, umano, economico e di come, valorizzando quello “sociale”, si possa migliorare la vita delle persone, anche quella lavorativa e l’economia di un paese.

Ha dato appuntamento al 26 febbraio, per la presentazione analitica di quanto anticipato alla Casa.

Zingaretti ha ricordato il cambio di registro della sua Amministrazione, alle prese con una vera regressione culturale, con precedenti cattive politiche “persecutorie” e “superficiali” e con “letture subalterne della spesa pubblica nel nome della riduzione della spesa che significa tagli alla spesa sociale, isolamento del/della cittadin* e uno Stato che fa un passo indietro”. Ha dichiarato che in sei anni la Regione è passata da 750 milioni di euro di passivo a un attivo di parecchi milioni. Ha sottolineato la gioia con cui la Regione ha affidato la villa confiscata ai Casamonica all’Associazione nazionale genitori soggetti autistici (Angsa), presieduta da Stefania Stellino che, in collaborazione con l’ospedale Bambino Gesù e l’Università di Tor Vergata, vi realizzerà laboratori di cucina, ceramica, arte e informatica; un centro di ascolto per le famiglie.

In piena sintonia con Giovannini, Zingaretti ha definito lo studio dell’ASviS “…un’altra piccola/grande rivoluzione”, dagli esiti anche legislativi, cui le vicende della Casa hanno offerto l’occasione in oggetto e che “assunta oggi nel Lazio, potrebbe esserlo anche da altre Regioni e perché no, nazioni”; non è solo l’Italia ad avere problemi nel rapporto tra amministrazione pubblica e soggetti “impegnati nel sociale, che producono servizi di pubblica utilità e che suppliscono a carenze dello Stato”, ed vincolare i suoi amministratori un difficile utilizzo dei beni pubblici.

Nella stessa giornata, Adnkronos (17 febbraio), ha battuto la notizia che Maria Elena Boschi (Iv), Marianna Madia (Pd) e Rosanna Muroni (Leu), firmatarie dell’odg al decreto Milleproroghe hanno chiesto “al Governo l’impegno a riconoscere il valore e delle attività e dei luoghi gestiti dalle associazioni e dai movimenti femminili e femministi, come la Casa Internazionale delle Donne, che svolgono azioni di contrasto alla violenza di genere e di promozione dell’autonomia delle donne.”