Il  25 marzo, a centinaia le donne sono scese in piazza nelle grandi città contro il ritiro della Turchia dalla Convenzione di Istanbul, “unico strumento di tutela delle donne dalla violenza sottoscritto da numerosi Paesi nel mondo” come si legge nel documento dell’assemblea steso al termine della manifestazione romana (P.zza della Repubblica, nei pressi dell’Ambasciata turca).

Il documento tocca anche altri temi: il regime dittatoriale che sta cambiando l’aspetto interno e gli assetti geopolitici della Turchia; la repressione in atto “non solo del popolo curdo e delle donne, ma anche di tutta l’opposizione democratica e, in particolare, del partito dell’HDP, a forte connotazione femminista”.

Sono stati contestati i silenzi istituzionali in Ue e in Italia; le relazioni, sia commerciali con la Turchia rispetto al mercato delle armi, sia di cooperazione che apportano alla Turchia “una profusione di introiti da parte dell’UE”.

Hanno aderito alla manifestazione romana “variegate esperienze di lotta femminista, unite dalla ferma e determinata convinzione che la solidarietà internazionale raggiunge e unisce tutte le donne del mondo.” 

Le attiviste della Rete Kurdistan hanno ribadito “la loro presenza nella lotta contro il regime di Erdogan, unitamente alle donne turche e a tutte le altre che rappresentano i numerosi popoli che abitano la Turchia, ma anche il loro ruolo in Siria, nella Regione del Rojava, dove partecipano da protagoniste alla costruzione di una nuova società, priva di discriminazioni di genere e di violenza contro le donne, mentre combattono contro il fascismo dei Daesh.”

Hanno aderito e partecipato: donne del Centro Culturale Ararat, della Casa Internazionale delle Donne (Roma), di Nonunadimeno “determinanti per la riuscita della manifestazione, per il loro impegno nell’organizzazione”, collettivi femministi Universitari, donne dell’Anpi, Servizio Legale di Senzaconfine, Giuristi democratici, Cobas, Comitati di solidarietà con i familiari dei detenuti, donne della Rete Jin che sabato 27 saranno in piazza anche a Livorno “per respingere il brutale attacco del sultano Erdogan contro la libertà delle donne.”