Quanti sono i matrimoni precoci presso le baraccopoli della città di Roma? Quanto influisce lo spazio abitato della baraccopoli sulla reiterazione e la conservazione di questa pratica?  Sono questi gli interrogativi cui cerca di rispondere la nuova ricerca di Associazione 21 luglio. Un’analisi che cerca di quantificare il fenomeno tra le famiglie residenti nelle baraccopoli romane e di offrire spunti interpretativi per comprendere la natura di queste unioni.

In vista della Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne, la ricerca verrà presentata venerdì 24 novembre alle ore 15  presso la Sala Parlamentino della Presidenza del Consiglio dei Ministri in  via della Ferratella in Laterano 51, Roma.

Il  matrimonio  precoce,  ovvero   quello   che   coinvolge   bambin*    e  adolescenti,  rappresenta  una   pratica  molto  diffusa  in  molte   parti  del  mondo  che  accomuna   popoli  e  comunità  che  vivono   medesime condizioni di povertà. Esempi li troviamo nella Regione  indiana  del  Rajasthan,  in  Niger,   nel  Bangladesh,  in  zone  rurali   dell’Albania,   della   Romania   e    della Bulgaria.
Casi di matrimonio  precoci tra adolescenti sono stati  riscontrati  anche  presso  alcune   comunità  rom  provenienti  dalla   Romania e dal Kosovo e presenti  negli   insediamenti   formali   e    informali  della  città  di  Roma,  fra l’indifferenza generale di operatori sociali e mediatori che davanti ad  un  atto  proibito dall’ordinamento giuridico italiano  lo  condonano  in  nome di una presunta “tradizione culturale rom”.    Il  matrimonio  precoce  ha  forti ripercussioni fisiche, intellettuali,  psicologiche ed emozionali tra gli  adolescenti  coinvolti:  i  percorsi   scolastici vengono interrotti e la  sana  crescita  personale,  in  una   fase  così  delicata  dell’esistenza,   viene compromessa.

ATTENZIONE: Per partecipare è necessario l’accredito. È possibile accreditarsi fino alle ore 14 di mercoledì 22 novembre inviando il proprio NOME, COGNOME e DATA DI NASCITA all’indirizzo stampa@21luglio.org

Intervengono:  Alessandro Pistecchia, rappresentante UNARAngela Tullio Cataldo, ricercatrice e autrice della presente pubblicazioneMarco Guadagnino, Direttore Campagne di Amnesty International Italia

Ai presenti verrà data copia del reportage tratto dalla ricerca.Le fotografie del reportage sono state scattate da Giovanni Pulice, fotogiornalista e fotoreporter.
 

La  presenza  in  Italia  di  rom  e  sinti  è  stimata  dal  Consiglio  d’Europa tra 120.000 e 180.000 persone,     costituendo     circa     lo   0,25%   della   popolazione   italiana,      ovvero      tra      le      percentuali più basse registrate nel  Continente  europeo.  Circa  il   50%   ha   la   cittadinanza   italiana   e,   secondo   recenti   stime,  il  60%  del  totale  ha  meno  di  18  anni.  Sono  circa  35.000/40.000 i rom in emergenza  abitativa  presenti  sul territorio nazionale.

La condizione di vita dei circa 20.000 minori rom che in Italia vivono in condizioni di povertà in un insediamento formale (progettato e gestito dalle istituzioni) o informale (creato spontaneamente) , segna fortemente il loro presente e compromette irrimediabilmente il loro futuro. Sono i numeri a condannare un’esistenza segnata dalla nascita.Un minore rom che nasce oggi in un insediamento avrà possibilità prossime allo zero di accedere ad un percorso universitario mentre le possibilità di frequentare le scuole superiori non supereranno l’1%. In 1 caso su 5 non inizierà mai il percorso scolastico.

La sua aspettativa di vita risulterà mediamente più bassa di circa 10 anni rispetto al resto della popolazione, mentre da adulto avrà 7 possibilità su 10 di sentirsi discriminato a causa della propria etnia.

La vita di un minore rom  che in Italia vivono in emergenza  abitativa,  il  20%,  ovvero  circa  7500  vivono  nel  territorio del Comune di Roma; al  suo  interno  si  stima  una  presenza di circa 4100 minori: 1350  di  età  compresa  tra  gli  0  e  i  6  anni  e  2750  di  età  compresa tra i 7 e i 18 anni. La  loro  vita  è  segnata  dalla  povertà, dall’esclusione sociale,  dalla  precarietà  delle condizioni abitative, dallo scarso    accesso ai servizi sanitari,  dal  mancato  accesso  alla scuola dell’infanzia e dalla scarsa frequenza   alla   scuola  dell’obbligo.

Tutto  ciò  impedisce  il  pieno  godimento  dei  diritti  dell’infanzia  sanciti  dalla Convenzione sui diritti   dell’Infanzia e dell’Adolescenza approvata dall’Assemblea delle Nazioni  Unite  il 20 novembre  1989   e ratificata   dall’Italia   con  la  Legge  n.  176  del  5  settembre 1991.

Oggi, nella città di Roma, 4100 bambini    rom,    di    differenti  nazionalità, nascono e  crescono  tra  cumuli  di  rifiuti,  conducono la loro esistenza in condizioni    igienico-sanitarie    allarmanti,  non  dispongono  di  uno spazio per lo studio e per il gioco, sono privati di un luogo dove  sia  lecito  poter  pensare  di costruire un futuro fondato sui diritti.  Perché, come ha  dichiarato il  segretario generale  delle  Nazioni  Unite  Ban Ki-moon,  «L’unica  cosa  che tutti i bambini hanno in comune  sono  i  loro  diritti.  Ogni bambino e bambina ha il diritto di sopravvivere e di prosperare, di  essere  educat*,  di  essere  liber*  da  violenze  e  abusi,  di  partecipare  e  di  essere  ascoltat*».

Per maggiori informazioni:  www.21luglio.org
Elena Risi  Ufficio stampa e comunicazione  Associazione 21 luglio  Tel. 06.64815620 – 388.4867611  Email: stampa@21luglio.org