Il Robot della parità è uno splendido esemplare che parla, muove gli arti, cammina, si siede, ha grandi occhi che al buio diventano fosforescenti ed è «capace di crescere nelle sue abilità». Reduce dai successi parigini, ha entusiasmato e commosso il pubblico presente all’iniziativa Il Drone della Parità realizzata il 27 maggio nell’ambito del Festival dello Sviluppo sostenibile, dalla Rete per la Parità, dall’Istituto d’Istruzione Superiore (IIS) “Pacinotti–Archimede” e da MindSharing.tech.

Altissima l’offerta culturale e didattica che ha coinvolto le classi dell’IIS, corredata da interventi d’esperte, video interviste, collegamenti esterni, laboratori, aspetti ludici e fantasiosi, numerosi pannelli sulla storia e le iniziative degli Enti sostenitori* e su figure femminili curate da Toponomastica Femminile.

Rosanna Oliva

Rosanna Oliva De Conciliis (Presidente della Rete per la parità, Coordinatrice Gruppo 5 ASviS), si è dichiarata «una fans del digitale, affascinata da una scuola nella quale è stato organizzato non un tradizionale convegno ma un vero festival, aperto a tutti, partecipato anche da bambin* e basato sul volontariato; non abbiamo avuto finanziamenti ma molti aiuti dal mondo universitario e dell’associazionismo storico e recente delle donne. Un esperimento tra i più significativi perché parla ai giovani e li rende protagonisti; un esperimento da ripetere».

Del contatto tra Rete e IIS Pacinotti-Archimede ci parla la Preside, Valeria Santagata: «È un’idea nata dal bisogno di parlare di parità in una scuola dove le alunne sono pochissime, si contano sulle dita di una mano. Sono laureata in materie scientifiche e volevo avvicinare più ragazze possibili a queste discipline perché sono convinta che ci permettano di conoscere il mondo e noi stessi. Abbiamo inserito quest’obiettivo nel nostro rapporto di autovalutazione della scuola, per abbattere il pregiudizio sociale che vede le scuole tecniche e scientifiche più adatte ai ragazzi che alle ragazze; un pregiudizio che danneggia le ragazze tenendole lontane da discipline e professioni scientifiche e tecniche.

Su proposta delle profess.re Fiorella Fiore e Maria Ponturo abbiamo inserito tra le letture il libro di A. M. Isastia e R. Oliva Cinquant’anni non sono bastati. Le carriere delle donne a partire dalla sentenza n, 33/1960 della Corte Costituzionale (ed. Scienza Express, menzione di merito al Premio Roma 2017), e approfondito i contatti con la Rete. Abbiamo invitato tre classi del tecnico guardarsi intorno a scuola e a casa; a valutare e riflettere sui compiti assegnati alle donne rispetto a quelli assegnati agli uomini; sul ruolo di cura svolto soprattutto dalle donne, meno presenti in attività lavorative e di alta professionalità. »

Rosa Oliva ha ripercorso i cinque incontri della Rete con i/le ragazze che da un’iniziale diffidenza verso un argomento che ritenevano superato, un vecchiume, si sono coinvolti e appassionati e, superata la falsa certezza di una raggiunta parità, hanno proposto il sito Cinquant’anni non sono bastati «raggiungibile anche attraverso il QR CODE del volume» definito da Rosanna Oliva «da considerarsi un’appendice del nostro libro e un originale intreccio tra lettura tradizionale e strumenti digitali; un ottimo strumento per seguire in tempo reale l’evolversi della parità in Italia»

Alla centralità del ruolo della scuola nei percorsi d’acquisizione di parità si è riferita Emma Bonino nel filmato d’apertura, sottolineando «la mancanza di un rispetto reciproco perfetto.» «Mi spiace constatare» ha detto «che le ragazze di questi tempi non si impegnano moltissimo sui diritti, dandoli per acquisiti e intoccabili, invece i diritti si possono perdere, vanno curati, salvaguardati, spinti, protetti… la discriminazione contro le donne è uno sport mondale, specie in alcuni paesi. Noi possiamo conquistare e mantenere una parità effettiva solo se c’impegniamo individualmente. Occuparsi delle donne non è occuparsi di qualcosa di marginale, siamo la maggioranza della popolazione mondiale e il nostro ingegno non va sprecato.»

Linda Laura Sabbadini (Dirigente di presso Istat) A che punto siamo con la parità? ha trattato del licenziamento delle donne al rientro della maternità anche in riferimento a noti fatti recenti: «In Italia un terzo delle donne lascia il lavoro dopo la maternità, non c’è un impegno pubblico ad affrontare il tema della cura che intacca non solo quello della perenne rinuncia richiesta alle donne ma anche quello del loro benessere e del benessere generale. Una serie di rinunce che si sommano producono una situazione completamente squilibrata. Il problema è che quando cadranno le ore di cura gratuite fornite dalle donne, arriveranno aspetti gravi; il peggioramento della vita delle donne comporta un peggioramento complessivo. Al momento è forte la divaricazione al momento dell’accesso del lavoro e tutte le ragazze devono avere coscienza, già dalla scuola, che le aspetta una corsa ad ostacoli. Oltre a una scarsa apertura, ultimamente anche la qualità del lavoro in Italia è peggiorata. È aumentato il part time “involontario”, non quello che le donne vorrebbero. Il part time cresce da noi come strumento di flessibilità delle imprese, non parte dalle lavoratrici che non solo lo subiscono ma non lo possono gestire (es. orari). É comune l’inserimento delle donne in lavori non adeguati al loro titolo; è difficile la conciliazione dei tempi di vita.»

La relatrice ha poi descritto l’Agenda dello sviluppo sostenibile che riguarda il mondo; gli obiettivi che toccano la vita sociale ed economica, trasversali e che riguardano l’empowerment: «per la prima volta al G7 entra in agenda il genere ed entra con grande fatica; dobbiamo partire da un punto certo di partenza: il nostro paese ha bisogno del genere». Ha posto l’accento sul tema delle violenze «un problema posto anche nel g7 delle donne e che non appartiene solo ai paesi in via di sviluppo; es. gli Usa hanno un livello altissimo di femminicidi. Anche in questo caso è molto importante la presa di coscienza delle ragazze; non bisogna passare sopra ai piccoli atti di nervosismo e di violenza quotidiana. Più si lascia che questo processo vada avanti e peggio è. Le donne possono rompere questa spirale che vede per l’Italia, negli ultimi dati Istat, una diminuzione della violenza cosiddetta “leggera” mentre stupri e omicidi aumentano.»

Nel corso della mattinata si è più volte accennato al Progetto Trigger (Transforming Institutions by Gendering contents and Gaining Equality in Research) su studi di genere e diritti delle donne: una ricerca internazionale inerente gli studi di genere in riferimento alle carriere femminili e ai processi culturali che guarda con particolare attenzione al mondo della ricerca e ai contenuti delle discipline.

Il Progetto, quadriennale, è finanziato dal 7° Programma Quadro della UE e oordinato dal Dipartimento per i Diritti e le P. O. della Presidenza del Consiglio. Vi partecipano le Università di Londra, Parigi, Madrid,  Praga e Pisa (responsabile scientifica la prof.ra Rita Biancheri),

Nessun cambiamento è infatti possibile senza ripensare profondamente, su premesse di genere, l’offerta culturale, le attività didattiche e la concezione del soggetto maschile come “neutro” e “universale”, perciò il  Progetto Trigger può contribuire a invogliare le ragazze a proseguire negli studi e nelle carriere universitarie. É noto che le studenti universitarie sono in numero maggiore e studiano con maggior profitto rispetto agli studenti, ma più della metà lascia gli studi per ragioni legate sovente alla maternità o al lavoro e comunque se terminano gli studi e intrapprendono le carriere universitare non raggiungono posti apicali.

Tra le formule migliorative: incrementare Azioni di conciliazione; incentivare i padri a usufruire dei congedi parentali; monitorare costantemente il lavoro femminile.

Una visita guidata da Fabia Di Cesare (referente per l’inclusione dell’IIS Pacinotti-Archimede), ha svelato  un’altra attività dell’IIS che certo non manca d’iniziative: Con 22 alunn*, diversamente abili, inserit* nel contesto scuola, liceo e tecnico «…abbiamo realizzato un progetto di laboratorio di abilità legato alle attività di arte e orto. Abbiamo bonificato una parte di prato retrostante la scuola dove non c’era nulla e creato un orto che ci ha permesso di trasmettere competenze e gestione dell’orto, fino alla produzione di piante da fiori e natura. L’approccio dei ragazzi è stato molto collaborativo, con condivisione degli intenti e degli obiettivi di volta in volta da raggiungere. A fine d’anno (2016), abbiamo proposto un mercatino, gestito da loro, con prodotti dell’orto e dell’arte il cui ricavato è stato reinvestito nel proseguimento del progetto. Un’esperienza che dura da quattro anni ed è assolutamente positiva perché i ragazzi si sentono attivi e partecipi.»

Si ricorda che i prossimi appuntamenti de Il Drone della Parità, in volo dal 22 maggio al 7 giugno, prevedono vari tipi d’intrattenimento, un incontro pubblico sull’Agenda Onu 2030 a partire dall’Obiettivo 5 sulla parità di genere, un seminario sul cyberbullismo, l’esposizione lavori delle alunne del liceo dello sport sulle discriminazioni di genere e un laboratorio di coding per bambine e bambini dai sei anni in su.

*Organismi aderenti a Il Drone della parità: Università di Pavia Centro Interculturale Studi di Genere; Università di Milano Dipartimento Diritto Pubblico Procedura Civile int. Europeo; Adgi, Admi, Aidm, Ande, Aspettare stanca, Cndi, Comfsal, Donne in Quota, Eudif, Fildis, Fnism, Forum donne del Mediterraneo-Centro Unesco Torino, Power and gender, Soroptimist int. d’Italia, Toponomastica Femminile, Udi Monteverde, Zonta int. Club italiani Distretti 28 e 30.