Il LIREC, Centro Studi sulla Libertà di Religione Credo e Coscienza, che ha sede a Roma, ha organizzato per martedì 25 febbraio il convegno “Diversità spirituali in prospettiva femminile”, presso la Sala dell’Istituto di Santa Maria in Aquiro.

L’appuntamento sarà occasione per un’articolata riflessione sulla religiosità delle donne, e, forse, anche sul modo in cui la Chiesa, intesa come Istituzione, considera tale specifica religiosità.

In merito a quest’ultimo punto, è utile fare un piccolo salto indietro.

Quando Madre Teresa di Calcutta è stata beatificata, la filosofa Luisa Muraro, autrice del libro “Il Dio delle donne”, si è chiesta quale esempio di vita femminile la Chiesa volesse proporre con tale beatificazione. La sua conclusione : questa beatificazione contiene un messaggio “subliminale” che, in termini valoriali, esprime carattere di inclusione per il lavoro di cura, per il sacrificio, e per l’abnegazione del sé, tutte caratteristiche tradizionalmente intese come esclusivo appannaggio delle donne. A tale inclusione, farebbe da controcanto l’esclusione di ogni altro modello femminile che si stacchi dalla dimensione (esclusivamente oblativa) del “fare” e del “dare”.

La filosofa osserva, infatti, che “considerare “l’esperienza” come femminile, e più precisamente, come riduttivamente femminile (la vecchia storia secondo cui “le donne sanno fare, ma non sanno pensare”….), si pone agli antipodi rispetto alla “dottrina” intesa come epocale appannaggio maschile.”.

Insomma, alle donne toccherebbe l’esperienza del sacrificio e dell’abnegazione, agli uomini, invece, spetterebbe la forza del pensiero e della dottrina.

Muraro, nel ricordare che le donne beatificate e santificate sono state tutte mistiche, osserva che si è sempre trattato di donne che hanno sublimato una dimensione naturale fatta anche di sensualità. Ovvero, si è trattato di donne che, nella sublimazione estatica (v. Santa Teresa d’Avila) hanno annullato una dimensione considerata “poco canonica”.

D’altra parte, leggendo l’enciclica Mulieres Dignitatem del 1998, sesta sezione, si può constatare come l’essere “Vergine” e “Madre”, sull’esempio della Madonna, siano considerate “realizzazione della personalità femminile”.

Muraro sottolinea quindi che le donne beatificate sono quelle in cui la spiritualità si è espressa nella dimensione della totale sublimazione e del totale annullamento di sé.

La posizione della filosofa è supportata anche dalle considerazioni della storica Chiara Frugoni che ricorda il principio dottrinale “tacet mulier in ecclesia”, ancora operante in sede clericale.

Frugoni ricorda anche i tristi tempi in cui alle donne era precluso l’accesso in chiesa dopo il parto o durante le mestruazioni, perché considerate “impure”. Un problema, quello delle mestruazioni, che ha agitato le notti insonni di san Tommaso, dilaniato da un dilemma amletico: “ la Madonna, aveva le mestruazioni, oppure no… ?” Per recuperare il sonno perduto, così il san filosofo spargeva balsamo liberatorio sulle sue elucubrazioni notturne: “l’immagine di Dio la troverai nell’uomo non nella donna !” Sic!

A san Tommaso e a certi “pensatori” cristiani come Tertulliano per il quale la donna era “un tempio costruito su una cloaca”, risponde, pacata e altamente dottrinale, un’autorevole tradizione di pensiero femminile orientato verso una spiritualità intesa non più come cilicio quotidiano ma come continua fonte di arricchimento interiore. Con buona pace di certa misoginia freudianamente tarata.