Liliana Gorini del MoviSol ha diffuso, tramite la mailing list Luciano Martocchia-Pescara – in vista della conferenza della FAO a Roma (3-5 giugno) sulla crisi alimentare, le sue cause e la sua
soluzione – una dichiarazione di
Helga Zepp LaRouche, presidente del Movimento Solidarietà
tedesco (BueSo), che denuncia il WTO e la sua consapevole politica
di genocidio dei paesi in via di sviluppo nel nome del
libero mercato e della globalizzazioneDavanti ai nostri occhi, come nel festino di Baldassar, arde
la scritta che annuncia una catastrofe umana senza
precedenti. Sarà fatale per il mondo se non sapremo reagire
immediatamente, nel corso dei prossimi giorni, o settimane,
dichiarando che la globalizzazione è fallita, e organizzando
una mobilitazione tale da raddoppiare la produzione agricola
mondiale nel più breve tempo possibile!

C’è davvero {{urgenza}}: sin dall’ottobre 2007, si contano
{{disordini e sollevamenti popolari dovuti al cibo in oltre 40
nazioni}}. Stando a quanto dichiarato da {{Rajat Nag}}, il
direttore generale della Banca di Sviluppo Asiatica, già un
miliardo di persone in Asia (!) sta soffrendo seriamente per
la crisi alimentare; mentre in Africa, in America Latina e
presso le altre nazioni povere di altri continenti, un altro
miliardo di persone sarà colpito. Jacques Diouf, direttore
generale della FAO, dice che dal dicembre 2007 la sua
organizzazione non è riuscita a raccogliere i 10,9 milioni
di euro (!) necessari per acquistare i semi destinati agli
agricoltori poveri delle nazioni in via di sviluppo.
Semplicemente, gli Stati ricchi non hanno intenzione di
sostenere la crescita delle altre nazioni con denaro, semi e
investimenti nelle infrastrutture. Questa è la conclusione
di Diouf, esposta alla conferenza della FAO sull’America
Latina tenutasi a Brasilia a metà aprile.

{{Jean Ziegler}}, relatore uscente delle Nazioni Unite sul
Diritto all’Alimentazione, ha indicato un ulteriore aspetto
della crisi: l’uso dei biocarburanti è un “crimine contro
l’umanità”. Per riempire i nostri serbatoi con etanolo e
pulire così le nostre coscienze ecologiche, la popolazione
del Terzo Mondo deve soffrire la fame (e morire, aggiungo
io). Parlando dei sollevamenti popolari dovuti alla crisi
alimentare, Ziegler ha detto: “Vi sono sollevamenti dovuti
alla chiara disperazione della gente, che teme per la sua
esistenza e che, assillata da una paura mortale, scende in
piazza”.

Siamo soltanto agli inizi. Finché la politica delle nazioni
“ricche” (la dottrina di libero scambio dell’Organizzazione
Mondiale del Commercio, della Commissione Europea, ecc.)
continuerà, infatti,{{ i cartelli del cibo}} e gli speculatori
si avvantaggeranno delle condizioni createsi con la
esplodente crisi sistemica del sistema finanziario mondiale,
al fine di massimizzare i profitti e di alimentare
l’inflazione dei prezzi, privando gli agricoltori di
qualunque beneficio. Se le banche centrali del mondo
continueranno a usare soldi dei contribuenti per risanare le
perdite speculative delle banche private, vedremo allora
diffondersi {{per il globo un’iperinflazione}} nello stile della
Germania della Repubblica di Weimar.

In queste circostanze, ci sono due alternative: o il pianeta
sarà travolto dai sollevamenti popolari dovuti alla fame, e
l’umanità proseguirà nella sua discesa verso una nuova epoca
buia di caos, guerre di bande e tassi di mortalità
crescenti; o si affermeranno la giustizia e una condizione
di vita dignitosa per tutti gli esseri umani sul pianeta.

{{Gli assiomi maltusiani cari all’oligarchia}}

Le Nazioni Unite stimano che la popolazione mondiale
crescerà del 33% entro il 2050. Questo significa che{{ gli
attuali 6,7 miliardi ca. di individui diventeranno 9}}. A
questa crescita si accompagna quella della domanda di cibo.
Se aggiungiamo il numero dei malnutriti (2 miliardi ca. di
individui), vediamo come sia necessario prevedere la
duplicazione della produzione mondiale: essa è una stima
abbastanza calzante, utile ad orientare i nostri sforzi di
pianificazione.

Il problema del cibo è quello che meglio di ogni altri mette
a nudo {{lo stato mentale assiomatico tipico dell’oligarchia}}.
C’è chi, dal punto di vista USA/Eurocentrico, percepisce la
crescita demografica come una minaccia, origine delle
migrazioni di massa dai Paesi poveri verso quelli sviluppati
e della lotta per il controllo delle materie prime (la
maggioranza delle quali, è nel sottosuolo dei Paesi poveri).
Questo punto di vista è stato espresso recentemente da
Michael V. Hayden, direttore della CIA, in un suo discorso
all’Università del Kansas. Egli ha affermato che la crescita
demografica interesserà soprattutto le nazioni dell’Africa,
dell’Asia e del Medio Oriente, regioni in cui una tale
crescita non può essere sostenuta economicamente, portando
all’accentuarsi di pericoli di violenza, ribellione ed
estremismo.

La stesso punto di vista assiomatico maltusiano,
oligarchico, contraddistingue i cinque generali in pensione
che hanno pubblicato un documento strategico indecente, nel
quale la crescita demografica e l’ineguale distribuzione
della curva demografica nei vari continenti sono poste in
cima alla lista delle sei principali sfide alla comunità
mondiale. Queste dinamiche demografiche porrebbero una seria
minaccia alla prosperità, al governo responsabile, alla
sicurezza energetica, ecc. Il modello a cui questo documento
neomaltusiano si ispira è il tristemente famoso{{ Memorandum
Strategico di Sicurezza Nazionale 200 (NSSM 200), redatto
sotto Henry Kissinger nel 1974}}, nel quale tutte le materie
prime del mondo si dichiarano di interesse strategico per la
sicurezza degli Stati Uniti.

La verità è che il modello oligarchico avviato da Richard
Nixon, Henry Kissinger e George Shultz con la mossa del 15
agosto 1971, giorno in cui essi posero fine al sistema di
cambi fissi di Bretton Woods voluto da F. D. Roosevelt,
portando in modo sistematico l’economia mondiale lungo la
direzione del liberismo sfrenato, ha dimostrato il suo
totale fallimento. Quel cambio di paradigma da un mondo
produttivo ad un mondo speculativo (sregolata generazione di
credito a vantaggio di mercati offshore come le Isole
Cayman, ove hanno sede l’80% degli hedge fund mondiali) ha
sfociato nell’odierna economia da casinò.

{{La distruzione della produzione agricola dal 1971}}

Dal 1971, passo dopo passo, ogni novità confermò
l’orientamento del modello neo-liberista: la creazione del
mercato dell’eurodollaro; la frode petrolifera del 1973;
l’inasprimento delle “condizioni del FMI” dal 1975; gli
assalti dell’Amministrazione Carter, a partire dal 1976,
alle “tendenze mercantilistiche delle nazioni in via di
sviluppo”; la politica degli alti tassi d’interesse voluta
nel 1979 dall’allora presidente della Riserva Federale Paul
Volcker; le politiche della “Reaganomics” e della Thatcher
negli anni ’80, compreso il processo di fusioni e
acquisizioni tipiche della formazione dei cartelli
d’oligopolio; l’invenzione dei miracolosi “strumenti di
credito creativi” da parte di Alan Greenspan a seguito del
crac del 1987; la globalizzazione seguente il crollo
dell’Unione Sovietica avvenuto nel 1991; il trasferimento
della produzione industriale nelle “nazioni a manodopera a
basso costo”; queste furono le pietre miliari di un percorso
ben preciso.

Questo è il contesto che dobbiamo considerare, per situare
l’attuale carestia. Nel 1957 {{la Politica Agricola Comune
della CEE}} era stata pensata per sostenere la popolazione con
cibo sufficiente e a buon prezzo. I produttori agricoli
avrebbero così recepito un reddito appropriato e la
produzione agricola sarebbe cresciuta. Con l’introduzione
della globalizzazione, hanno preso piede criteri differenti.
La riforma agricola del 1992, per esempio, introdusse
meccanismi di riduzione dei prezzi al consumo: -20% sulla
carne di manzo, -30% sul grano, -15% sul latte, ecc. A
fronte di queste imposizioni, tuttavia, non furono previste
delle compensazioni per i produttori. Ad essi, invece,
furono offerti sussidi collegati a “criteri ecologici”.

Gli agricoltori furono convinti con argomenti del tipo
“dovete affermarvi sul mercato mondiale”, il che significò
che avrebbero dovuto reggere la concorrenza di prodotti a
basso costo. Nella pratica, tuttavia, molti produttori
finirono per non farcela, e chiusero. Altri si rassegnarono
a portare avanti la loro attività in condizione di
part-time, la professione agricola perse attrattiva agli
occhi delle nuove generazioni e numerose aziende familiari
andarono perdute.

Questa tendenza al libero mercato fu inasprita dai {{negoziati
del cosiddetto Uruguay Round (nome dell’ultima sessione
degli Accordi Generali sulle Tariffe e il Commercio, in
inglese GATT)}}, che pose fine alla tradizionale pratica di
considerare le regole della produzione agricola dal punto di
vista della sicurezza alimentare, sostituendole il solo
vincolo del libero scambio, cioè cedendo alle pretese dei
cartelli del cibo intenzionati a massimizzare i profitti.

Da allora, milioni di agricoltori sono stati costretti al
fallimento, e la cartellizzazione ha subito una tale
intensificazione che le sementi – quelle che negli ultimi
cinque mesi la FAO ha disperatamente cercato per assistere
le nazioni più disagiate nel pieno della carestia, e non ha
ottenuto perché non è riuscita a raccogliere 10 miseri
milioni di euro – sono controllate da un cartello di tre
aziende!

La sostituzione degli accordi GATT, che conservavano ancora
la forma di accordi multilaterali tra gli Stati aderenti,
per mezzo dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO) –
una burocrazia sovrannazionale dotata di poteri
difficilmente contrastabili -, ha spinto la situazione verso
l’ulteriore deregolamentazione, tramite l’abolizione di ogni
barriera commerciale e l'”armonizzazione” degli standard
degli Stati membri. I principali beneficiari di queste
misure liberoscambiste sono stati, ancora una volta, i
cartelli alimentari.

Da allora, gli {{esperti anonimi del WTO}} godono del potere di
imporre le penali agli Stati che violano il “sacro” mercato
libero, senza dover rispondere delle loro azioni ad alcun
elettorato.

Nell’Unione Europea, con la riforma PAC del 2005 e l’Agenda
2000 si è accelerata la politica di riduzione delle
eccedenze con la distruzione delle riserve, a detrimento
delle esportazioni alimentari. Invece di regolare i prezzi
per il produttore al fine di aiutarlo a coprire i costi
produttivi, furono introdotti dei pagamenti compensativi
affinché parte della terra fosse abbandonata (la cosiddetta
politica del “set-aside”) oppure per realizzare delle misure
di “protezione ambientale” assolutamente arbitrarie. Così,
la tendenza alla bancarotta delle aziende familiari fu
ulteriormente accelerata.

Il Commissario all’Agricoltura Franz Fischler disse
giustamente che questa riforma agricola introduceva un
cambiamento sistemico. A quel tempo, Fischler osservò
cinicamente che l’imposta riduzione dei prezzi avrebbe
portato alla riduzione dell’intensità di coltivato, perché i
produttori agricoli non avrebbero avuto più soldi per
acquistare e usare i pesticidi e i fertilizzanti. In
seguito, alcuni agricoltori ebbero temporaneo sollievo
finanziario grazie ai sussidi europei per la coltivazione di
prodotti destinati alla distillazione dei biocarburanti;
tuttavia, non mancarono la conseguenze catastrofiche
summenzionate.

A questo proposito, non dovremmo nemmeno dimenticare che il
{{pioniere nell’uso dei beni alimentari per la produzione di
etanolo fu Benito Mussolini}}.

Sotto il regime del WTO e della Commissione Europea, la
capacità produttiva è stata ridotta nelle nazioni
industriali, mentre le nazioni in via di sviluppo sono state
forzate ad esportare cibo a basso costo per ottenere valuta
con cui pagare i debiti esteri, e a negare quello stesso
cibo alla propria popolazione. Oggi, è a tutti palesata la
bancarotta morale ed economica del sistema britannico di
libero scambio e del capitalismo di Manchester.

Fortunatamente, v’è anche{{ una certa resistenza alle
politiche genocide di mercato libero volute dal WTO e della
Commissione Europea}}. Nelle scorse settimane, per esempio,
Michel Barnier, Ministro francese dell’Agricoltura, e Horst
Seehofer, Ministro tedesco per la Protezione del
Consumatore, hanno cominciato a battagliare direttamente
contro le politiche comunitarie. Barnier ha cominciato una
campagna europea in difesa dalla Politica Agricola Comune,
qualcosa che i liberisti fanatici come David Spector,
professore associato della Scuola di Economia di Parigi, e
il Financial Times, chiedono sia completamente abolita,
nonostante la crisi alimentare mondiale.

Barnier attacca l’idea per cui le nazioni più povere debbano
esportare cibo verso le ricche, dimostrativa di un completo
distacco dalla realtà, poiché è proprio questa politica ad
aver mandato alla malora l’agricoltura di sussistenza e la
produzione locale di quelle nazioni più povere. Al posto di
questo, Barnier chiede che l’Africa, l’America Latina e
l’Asia istituiscano le proprie Politiche Agricole Comuni,
cioè dei sistemi di parità protezionisti.

{{Le misure d’emergenza richieste}}

V’è una sola risposta alla palese bancarotta del letale
libero mercato: urge una mobilitazione mondiale che porti al
raddoppio della produzione agricola.

La WTO deve essere sciolta immediatamente. In vista della
conferenza della FAO del prossimo 3-5 giugno a Roma,
dovranno essere impiegati tutti i mezzi, anche quelli meno
convenzionali, per {{rendere la FAO in grado di realizzare un
programma di accresciuta produzione agricola a livello
mondiale}}. Abbiamo bisogno di una nuova “rivoluzione verde”,
così come di misure a medio termine di espansione
infrastrutturale, di costruzione di industrie di
trasformazione alimentare nelle nazioni in via di sviluppo
che ne sono ora prive, e di investimenti per la gestione
idrica.

Dobbiamo mettere immediatamente {{all’ordine del giorno un
nuovo e giusto ordine economico mondiale}}. Essendo questo un
tema esistenziale per il futuro dell’umanità, deve essere
indetta una sessione straordinaria dell’Assemblea Generale
delle Nazioni Unite.

Ciò che un numero crescente di economisti e leader politici
chiede a gran voce, una Nuova Bretton Woods e un New Deal a
livello mondiale (nella piena tradizione di F.D. Roosevelt),
devono immediatamente diventare oggetto di una conferenza
d’emergenza tra capi di Stato e di governo. In essa, si
dovrà decidere un nuovo sistema finanziario mondiale, in
grado di permettere lo sviluppo di tutte le nazioni. In
quella sede si dovrà decidere la costruzione del Ponte
Terrestre Eurasiatico come nocciolo della ricostruzione
dell’economia mondiale.

{{Diritti inalienabili}}

La Dichiarazione d’Indipendenza degli Stati Uniti d’America,
testo che l’Istituto Schiller adottò nella sua conferenza
costitutiva del 1984 come fondamento in grado di ispirare
tutte le nazioni del mondo, recita: “Noi riteniamo che le
seguenti verità siano di per se stesse evidenti; che tutti
gli uomini sono stati creati uguali, che essi sono dotati
dal loro Creatore di alcuni Diritti inalienabili, che fra
questi sono la Vita, la Libertà e la ricerca delle
Felicità”.

Questa dichiarazione sui diritti umani deve essere ritenuta
vera anche oggi, per tutti gli individui umani del pianeta.
{{Abbiamo bisogno, oggi, di donne e uomini che si battano con
passione e amore per l’idea di un ordine mondiale giusto}}, in
cui la comunità delle nazioni possa vivere in pace e nel
rispetto della dignità dell’uomo. Vita, Libertà e Felicità
significano soprattutto possibilità per tutti di nutrirsi ed
eradicazione della povertà. Tutto questo è fisicamente
possibile, con i mezzi tecnologici disponibili. Ognuno di
noi verrà giudicato nella storia per l’apporto arrecato al
fine di trasformare questa visione in realtà, oppure per
essersi limitato a guardare mentre l’umanità piombava in una
nuova epoca buia.