Riprendiamo da “Kila – il punto di vista delle donne” questo ‘primo piano’ sull’iter del documento messo a punto alla fine di gennaio da un gruppo di lavoro istituito presso il Ministero della salute sul problema delle cure ai neonati prematuri.

I cosiddetti nati pretermine rappresentano una popolazione a rischio di mortalità e morbosità neonatali, soprattutto se il loro peso è inferiore a 1,5 kilogrammi. I nati con un anticipo molto elevato rispetto al termine naturale, da 22 a 25 settimane, hanno poche probabilità di sopravvivere e sono ad altissimo rischio di patologie che comportano anche gravi disabilità. Per questo, {{il tema delle cure ai nati molto pretermine è dibattuto sia dal punto di vista scientifico che etico}}, con evidenti connessioni con le altre questioni eticamente sensibili che ruotano attorno all’inizio e alla fine della vita umana.

Se un anno fa il Comitato toscano di bioetica e l’Ordine regionale dei medici chiedevano {{uno stop alle cure intensive}} per i neonati “troppo prematuri”, è della fine di gennaio 2008 il documento di segno opposto firmato dai direttori delle cliniche ostetriche delle Università di Roma, che afferma tra l’altro che “un neonato vitale, in estrema prematurità, va trattato come qualsiasi persona in condizioni di rischio ed assistito adeguatamente”. Pertanto, il tentativo di rianimazione del feto va praticato a prescindere dalla volontà della madre. Un’affermazione che ha suscitato dure repliche: la stessa Ministra della Salute Livia Turco l’ha definita “una crudeltà insensata”.

Anche {{il Consiglio Superiore di Sanità}}, il massimo organismo di consulenza del Ministero della Salute, è stato coinvolto ufficialmente proprio un mese fa con l’obiettivo di fornire un parere come base per le linee guida di comportamento per i medici in merito alle cure ai neonati estremamente prematuri, compresi i feti che abbiano possibilità di vita autonoma dopo un aborto terapeutico, secondo il dettato dell’art. 7 della legge 194.

Ma già nell’aprile 2007 il Ministero aveva insediato un gruppo di lavoro di altissimo livello scientifico proprio sul tema Cure perinatali nelle età gestazionali estremamente basse (22-25 settimane), coordinato dal Presidente del Consiglio Superiore di Sanità professor {{Franco Cuccurullo}} e dalla dottoressa {{Maura Cossutta}}, che alla fine di gennaio ha messo a punto un documento conclusivo.

Il documento – condiviso all’unanimità dai rappresentanti delle Società scientifiche e delle associazioni di ginecologia e ostetricia, pediatria, neonatologia, medicina perinatale e medicina legale – ha come finalità quella di contribuire alla {{definizione di apposite Raccomandazioni }} rivolte agli operatori sanitari coinvolti nell’assistenza alla gravidanza, al parto e al neonato estremamente pretermine.

Nel testo si sottolinea che “nel corso degli ultimi decenni, profondi progressi diagnostico-terapeutici, sia sul versante ostetrico sia su quello neonatale, hanno immesso nell’agire professionale atti clinici che, da eccezionali, sono diventati frequenti. Non è più un fatto straordinario prestare cure mediche al travaglio di parto e al neonato di bassissima età gestazionale. Questa situazione interagisce con la società nel suo complesso e le decisioni ad essa connesse coinvolgono importanti aspetti umani, etici, deontologici, medico-legali, economici ed organizzativi”.

Il documento sottolinea però {{l’eccezionalità e la complessità dei casi di nascite in età gestazionali}} “estreme” e fornisce indicazioni sulle modalità di cura e assistenza rispetto alle varie fasce di età: al di sotto delle 23 settimane, “al neonato devono essere offerte solo le cure compassionevoli, salvo in quei casi, del tutto eccezionali, che mostrassero capacità vitali”, mentre successivamente si sostiene che il neonatologo “quando sussistano condizioni di vitalità, coinvolgendo i genitori nel processo decisionale, deve attuare adeguata assistenza, che sarà proseguita solo se efficace”.

Il documento sottolinea che “il neonato non sottoposto a cure intensive, perché considerato non vitale, ha diritto a cure compassionevoli. Deve essere trattato con rispetto, amore e delicatezza. A tali cure è anche candidato il neonato, pur rianimato inizialmente, che non dimostri possibilità di sopravvivenza e per il quale il trattamento venga considerato non efficace ed inutile”. In ogni ambito di decisione, {{ai genitori deve essere offerto il massimo supporto sul piano psicologico}}. Per i bambini dimessi dalle terapie intensive si raccomanda inoltre il follow-up almeno fino all’età scolare.

Un punto chiave del documento è la precisazione che “ogni decisione deve essere individualizzata e condivisa con i genitori, sulla base delle condizioni cliniche del neonato alla nascita e non può prescindere dalla valutazione dei dati di mortalità e disabilità riportati in letteratura riferiti alla propria area”.

13.02.2008

{Approfondimenti:}

{[Il documento Raccomandazioni per le cure perinatali nelle età gestazionali estremamente basse->http://www.ministerosalute.it/imgs/C_17_primopianoNuovo_32_documenti_itemDocumenti_0_fileDocumento.pdf] [PDF, 51KB]

[Il dossier La nascita pre-termine in Emilia Romagna a cura dell’Agenzia Sanitaria Regionale->http://www.saluter.it/wcm/saluter/news/notiziedallaRegione/2006_settembre_dicembre/018_dossier/allegati/doss131.pdf] [PDF, 1.1MB]}