Credere nella attività, nel ruolo, nel significato dei Consultori Familiari, in una parola nella loro funzione strategica in quel complesso contesto rappresentato dalla Sanità Pubblica, sembra essere ancora oggi, o forse ancor più oggi, patrimonio di pochi.I Consultori Familiari rappresentano una entità astratta in troppe realtà e in determinati momenti storici: essi vengono denigrati, ridicolizzati, riempiti di significati che non sono i propri, accusati, ed a volte chiusi!
Eppure è strano, nel corso degli anni che separano quel glorioso 1981, anno in cui aprirono i primi Consultori nella Città di Napoli ad oggi, queste agenzie hanno visto aumentare in maniera esponenziale i compiti istituzionali loro assegnati.
_ E’ come se una paradossale dicotomia avesse scorporato ciò che è la funzione oggettiva, dal riconoscimento e dalla identificazione dei Consultori da parte del contesto sanitario e sociale di riferimento. Anche in un momento in cui l’Italia ed in particolar modo il Sud si mostrano come le aree dell’Europa più povere, ancora oggi non si legittimano in maniera forte questi che rappresentano gli unici, esclusivi avamposti per la decodifica del bisogno.

La Legge istitutiva è stata rafforzata magnificamente dal POMI che definisce compiti, funzioni e indicatori. Ma quanti amministratori, dirigenti e purtroppo operatori dell’Area Materno-Infantile hanno letto almeno una volta e quindi decodificato il significato innovativo e per molti versi “rivoluzionario” che il POMI propone?
E’ forse eccessiva la definizione “rivoluzionario”?

Alla voce rivoluzione il vocabolario Nuovo Zanichelli dice: “violento rivolgimento dell’ordine politico-sociale costituito, tendente a mutare radicalmente governi, istituzioni e rapporti economico-sociali”.
_ Certo l’aggettivo violento non si addice ad una legge dello Stato, ma per il resto è tutto rispondente alla finalità del Progetto Obiettivo che tende proprio a “mutare radicalmente il governo della sanità e le istituzioni che di essa fanno parte integrante”.

La novità, la geniale apertura del POMI è tutta nel proporre una strategia, una organizzazione di lavoro partendo dalla necessità del “progetto comune” cioè dalla finalità dell’intervento per poi arrivare alle competenze e alle specificità.
_ La architettura disegnata nella legge è puntuale in tutti i suoi passaggi, ciascuna agenzia si collega funzionalmente con quella che in un ipotetico percorso di salute rappresenta la tappa successiva. In una articolazione così concepita la persona portatrice del bisogno (esplicitato o meno) rimane al centro del paradigma sanitario, che viene valutato solo ed esclusivamente dal raggiungimento dell’obiettivo espresso da quella persona o da quella comunità.
_ In un contesto così disegnato non ci sono ovviamente gerarchie di saperi e quindi di professionalità.

Ciascun operatore per il proprio spazio di intervento è indispensabile e insostituibile per consentire la validazione dell’intero percorso.
La “rivoluzione” del POMI è proprio nel ridimensionare, nel sistemare, in altre parole nell’accreditare gli interventi in sanità. Esistono competenze ed ambiti di intervento che non devono in alcun modo essere sovrapposti. Le competenze e la professionalità di un ginecologo oncologo che lavora ad esempio presso un IRCCS non possono essere sostituite da quelle di un operatore di un Consultorio, e viceversa. Ma paradossalmente mentre il primo viceversa risulta scontato, il secondo non lo è affatto.

Ed ecco che ritorna ancora il POMI “rivoluzionario”, il Progetto Obiettivo infatti ha legiferato sul ruolo degli operatori nella Sanità Pubblica. Ha sottolineato che Promuovere Salute richiede una professionalità altra ed alta, che raggiungere le persone, studiarne i contesti, comprendere e condividere le strategie di vita e a volte di sopravvivenza, equivale, in termini di soddisfazione professionale e di gratificazione individuale a ciò che prova il chirurgo oncologo o il rianimatore.
_ Le Facoltà di Medicina, nel loro alto ruolo di scuole e quindi di agenzie di orientamento e formazione, sono carenti nel proporre ai giovani allievi la possibilità di un’altra sanità che non sia quella agìta in un reparto ospedaliero o in un istituto di ricerca.

{{La Sanità Pubblica prevede il gioco di squadra}}, la integrazione tra i vari ruoli e come per tutte le squadre è importante il risultato.
_ Lo Screening per la diagnosi precoce dei tumori della sfera genitale femminile rappresenta senza dubbio il più grosso intervento di Sanità Pubblica dopo le vaccinazioni.

I Consultori, individuati come le agenzie di I livello a cui spetta il compito di offrire attivamente sia il Pap-test che la Mammografia, sono chiamati ad una vera e propria sfida, ad una verifica della loro credibilità sul proprio territorio, al riconoscimento da parte della comunità di riferimento, alla validazione di tutte quelle strategie messe in essere durante gli anni passati per raggiungere le donne.

Le criticità emerse in questi anni in un contesto difficile quale la Città di Napoli e la sua ASL di riferimento cioè la numero 1, ritengo che possano, con le dovute e spero molte eccezioni, essere mutuate su altre realtà.
_ La verifica dell’attività è per la prima volta un problema aritmetico: il denominatore, rappresentato dalla popolazione target da raggiungere, ha la chiarezza, la trasparenza ed anche la inesorabilità dei numeri! I dati di attività sono indicatori importanti sia per verificare se le azioni di promozione di salute e di offerta attiva sono valide per quella popolazione di riferimento, sia se le figure professionali sono sufficienti, ciascuna per la propria specificità.
_ Le carenze di personale che hanno rappresentato da sempre la principale criticità dei Consultori particolarmente al Sud, oggi costituiscono una emergenza importante.
_ Ma forse la criticità maggiore è rappresentata dalla difficile integrazione territorio-ospedale.

Il P.O.M.I. prevede, e buon senso vuole, che il Consultorio Familiare effettui la presa in carico e garantisca il percorso di cura. L’intervento del Consultorio si ferma al primo livello appunto, tutti gli approfondimenti successivi, se necessari, vengono eseguiti presso altre strutture. Ma ciò presuppone il riconoscimento da parte delle strutture di II e III Livello dell’operato e quindi degli operatori dei Consultori.
_ Anche se con qualche difficoltà e qualche preconcetto in più, si è realizzato grazie al Progetto Screening quanto previsto dal P.O.M.I., intorno allo stesso tavolo ginecologi consultoriali ed ospedalieri, nonché radiologi, chirurghi ed oncologi clinici si sono ritrovati a discutere di percorsi, di priorità, di strategie comuni. La strada è tutta in salita, ma l’importante è aver superato il blocco di partenza.
Un sogno che si avvera! Questa è un’ opportunità che i Consultori non possono perdere per validare il loro ruolo e per supportare quanti credono che il territorio rappresenta l’unico laboratorio per produrre salute.