“Profughi e Profughe” Murale di Banksy – Colette e i migranti di Calais – presso ambasciata francese a Londra

Segnaliamo il ciclo di incontri organizzato (novembre) dalla Fondazione Serughetti riportando il testo della Presentazione dell’iniziativa.

Profughe e profughi – una storia lunga un secolo.
Fin dall’antichità profughi e profughe sono stati vittime innumerevoli di eventi storici: conseguenza di guerre, cambiamenti climatici oppure di precise scelte geopolitiche, come il popolamento e la coltivazione di territori strategici poco abitati.
Nell’età moderna si sono venute ad aggiungere altre cause, come le persecuzioni di matrice religiosa, politica o sociale.
L’età contemporanea si è poi caratterizzata per le espulsioni di gruppi non rispondenti al criterio di nazionalità identitaria dello Stato di residenza.
Ogni epoca ha visto progressivamente aumentare i repertori delle motivazioni all’origine del profugato. Con il Novecento l’esperienza dei profughi e delle profughe si è legata a un fenomeno radicalmente nuovo: l’estendersi su scala globale del controllo delle frontiere e di politiche restrittive di ingresso nei territori statali. In questo nuovo contesto si è proposto, nella logica dei Diritti dell’Uomo, il credo umanitario dell’intervento internazionale in favore di profughi e profughe. Senza politiche migratorie restrittive non ci sarebbe stato bisogno di strumenti culturali e giuridici per distinguere con precisione chi poteva essere definito rifugiato/a e chi no. Così lo Stato, la sfera della cittadinanza e del welfare sono diventati elementi centrali nell’esperienza dei/lle profughi/e, la cui vita è decisamente condizionata dalle pratiche di accoglienza adottate dalle società e dalle istituzioni.
I singoli e i gruppi familiari in fuga devono fare i conti in primo luogo con il complesso panorama istituzionale in cui sono ora inseriti. Per questo un’analisi dei sistemi di accoglienza dal Novecento al tempo presente non può fare a meno di interrogare il ruolo delle istituzioni pubbliche. Riconoscere il ruolo dell o Stato vuol dire innanzitutto mettere in questione la macchina amministrativa e i suoi input politici, interrogarla per affinare gli strumenti con cui solitamente si guarda alle istituzioni, estendere le analisi anche ai soggetti locali e a quelli sovranazionali.
Profughi e profughe sono figura chiave del Novecento e portano i segni dei tratti distintivi del secolo scorso: le migrazioni, lo Stato, il nazionalismo, l’atteggiamento delle società nei confronti dell’altro. La rilevanza che il tema ha assunto oggi rischia però di svuotare di spessore l’esperienza del profugato, per proiettare sul passato la forma delle categorie del presente. Un confronto tra storia e scienze sociali può aiutare anche la riflessione sul mondo attuale a uscire dalle secche della polemica spicciola quotidiana per utilizzare strumenti concettuali e categorie più corrette e utili al dibattito. Si tratta di questioni estremamente importanti per l’avvenire della società italiana, e non solo. Per queste ragioni la lettura della realtà attuale, fuori da luoghi comuni, generalizzazioni e polemiche, necessita di un inquadramento storico generale. L’analisi di un caso emblematico, l’esodo istriano, ci permetterà di osservare a distanza i meccanismi di accoglienza e rifiuto, stratifica zione della memoria e processi di insediamento che accompagnano ogni grande spostamento di popolazione. Il genere contrassegna anche l’esperienza di profughi e profughe e utilizzarlo come chiave di lettura ci consentirà di aprire ulteriori finestre.
Gli ultimi due incontri cercheranno di rispondere ad alcune domande cruciali: Cosa è cambiato nelle politiche di accoglienza degli stati europei con l’avvento dell’UE? La questione rifugiati può far collassare il sistema Europa? Dove affondano le radici di questa crisi in un continente che ha visto moltitudini di persone spostarsi dentro e fuori i suoi confini per tutto il XX secolo? Esistono alternative praticabili alla continua emergenza degli sbarchi? Può l’Europa giocare un ruolo attivo e propositivo? L’esperienza dei corridoi umanitari può essere allargata e può divenire un’alternativa? Quale ruolo possono giocare gli enti locali? Quali politiche può e deve svolgere il governo italiano? Come possiamo/dobbiamo cambiare la legge Bossi – Fini? Quali percorsi dob biamo mettere in atto per superare le politiche attuali che non propongono reali itinerari di integrazione? Un utile approfondimento dell’argomento sul numero Profughi della rivista Meridiana alla quale ci siamo ispirati nella preparazione di questo ciclo. https://www.viella.it/rivista/9788867287253 giovedì 2 novembre 2017 ore 17,30
Il secolo europeo delle migrazioni forzate Stefano Gallo, storico, Issm – Cnr Napoli giovedì 9 novembre 2017 ore 17,30 L’esodo istriano: un caso emblematico Enrico Miletto, Università di Torino giovedì 16 novembre 2017 ore 17,30 Il genere: una chiave di lettura   Barbara Pinelli, Università degli Studi, Milano giovedì 23 novembre 2017 ore 17,30 L’Europa e i profughi: storia di una c risi Mattia Vitiello , ricercatore, Istituto di Ricerche sulla Popolazione e le Politiche Sociali del Consiglio Nazionale delle Ricerche. giovedì 30 novembre 2017 ore 17,30 Corridoi umanitari: dall’Italia una buona pratica per l’Europa Paolo Naso, Sapienza – Università di Roma; responsabile del progetto Corridoi umanitari per la Federazione delle Chiese Evangeliche Oltre l’accoglienza: proposte di integrazione possibile Giorgio Gori, sindaco di Bergamo  a cura
MEDITERRANEA newsletter UDI Catania carlapecis@tiscali.it 2 settembre 2017