Mastrapasqua ha lasciato anche la vicepresidenza di Equitalia. Non potrebbe essere questa l’occasione per nominare una donna ai vertici di un’agenzia tanto discussa? Se noi pensiamo a quanto scritto nella relazione di questo anno della Banca d’Italia “…a una più elevata presenza di donne tra gli amministratori pubblici corrispondono livelli di corruzione più bassi ….” non possiamo che augurarci che ai vertici dell’Agenzia delle Entrate possa succedere una Vicepresidente.

Ma seguiamo quello che {{il prefetto Giuseppe Caruso}} ha dichiarato. “C’è un tesoro dimenticato nelle mani di Equitalia. Due miliardi e passa di euro. Soldi sporchi di sangue e di affari, soldi sottratti alle mafie e al malaffare, ma anche soldi negati a chi, per mancanza di fondi, non riesce a garantire giustizia e sicurezza. Mi risulta che nel Fondo unitario per la giustizia ci sia un miliardo di euro in contanti ed un altro miliardo in titoli ed assicurazioni – continua il prefetto Giuseppe Caruso, direttore dell’Agenzia nazionale per i beni confiscati – Come mai -si chiede il prefetto- non vengono assegnati al ministero dell’Interno che ha difficoltà persino a pagare la benzina per le volanti o per chi cerca i latitanti? I beni confiscati dovrebbero essere riutilizzati a fini sociali ed essere restituiti alla collettività e invece, in troppi casi, e per troppi anni, sono stati considerati beni privati da alcuni amministratori giudiziari che li hanno considerati come fortune sulle quali garantirsi un vitalizio”, queste le accuse di Caruso. .

Ma per saperne di più vi rimandiamo all’articolo di {{Francesco Viviano}} e {{Alessandra Ziniti}} su La Repubbica del 5-2-2014. I due collegh* scrivono che l’affondo di Caruso è solo l’ultima scossa di un terremoto che sta scuotendo il “mondo” dei patrimoni sottratti alle mafie, un tesoro che vale quanto una Finanziaria, difficile da quantificare esattamente ma di sicuro oltre 30 miliardi di euro: più di 11.000 immobili e 1.700 aziende dislocati per l’80 per cento tra Sicilia, Calabria, Puglia e Campania anche se da qualche tempo anche in Lombardia e Lazio i colpi al cuore dell’economia criminale si sono moltiplicati.