“Il Femminicidio è un problema di noi maschi. Diamo troppe cose per scontato, non ascoltiamo e agiamo da vigliacchi”

A Parma nasce “Maschi che si immischiano”: associazione di uomini che dice no alla violenza sulle donne


MASCHI CHE SI IMMISCHIANO
 “Il problema siamo noi. E anche la soluzione”. Firmato: gli uomini. Non uomini qualsiasi ma maschi che si immischiano. Questo il nome dell’associazione, quasi tutta al maschile, che a Parma è scesa in campo per dire no alla violenza sulle donne.

MASCHI CHE SI IMMISCHIANO

Perché “fare niente fa male, e a volte uccide”. Lo dicono i numeri. In Italia sono più di 6 milioni le donne che hanno subito violenza, oltre 3 milioni quelle che sono state vittime di stalking, secondo l’Istat. Più di un episodio ogni tre giorni. E Parma è una delle città da bollino rosso.

Nella città emiliana si concentra uno dei più alti tassi di violenza contro le donne, tanto da essere diventata, negli ultimi dieci anni, una delle capitali dei femminicidi. L’ultimo, solo qualche giorno fa, porta i volti di due vittime di origine ghanese, Nfum Patience, 45 anni, e la piccola Magdalene Nyantakyi, 11 anni, uccise nella loro abitazione dal secondo figlio della donna. Mentre è proprio di questi giorni la condanna dei tre stupratori della giovane che sette anni fa subì una violenza di gruppo nella sede della Rete antifascista della città.

Ma Parma è anche il simbolo di Lucia Annibali e della sua nuova vita. Proprio qui l’avvocatessa, sfregiata con l’acido da due uomini mandati dal suo ex fidanzato, ha intrapreso il lungo percorso di ricostruzione del suo volto. E di sé.

Per Lucia e per tutte le donne che non si arrendono è nato il gruppo dei “Maschi che si immischiano”, formato da una decina di uomini tra i 35 e i 60 anni. “Siamo padri ma prima di tutto uomini che vogliono metterci la faccia. Nessuno deve girarsi dall’altra parte”, dice Cesare Pastarini, tra i fondatori. Dalle fiaccolate ai progetti nelle scuole, sono tante le attività che da quasi un anno i “maschi” portano avanti nella città emiliana. Il primo appuntamento è stato il 25 novembre scorso, in occasione della giornata internazionale contro la violenza sulle donne, quando per la prima volta un corteo di uomini guidati dal simbolo dei laccetti fucsia è sceso al fianco del Centro antiviolenza di Parma.

MASCHI CHE SI IMMISCHIANO

“A volte proviamo imbarazzo. Ci sentiamo deboli”, ammette Cesare. “Ci rendiamo conto di avere dei limiti, perché comprendere l’universo femminile non è facile. Diamo troppe cose per scontato, e non ascoltiamo”.

La sfida allora è quella di fermarsi e riflettere, prima che sia troppo tardi. “Impegniamoci ogni giorno, anche con i piccoli gesti”. A partire dall’ambiente domestico. Perché è qui che si consuma la maggior parte delle violenze: il 76 per cento dei femminicidi, nel 2016, è avvenuto in ambito familiare. “Quando litighiamo, impariamo a gettare acqua sul fuoco e ad andarci incontro”, è l’invito di Cesare, che quando parla usa sempre il plurale. “Perché siamo tutti coinvolti”.

La parola d’ordine è informare. Per questo l’ultima iniziativa lanciata dall’associazione è quella di tappezzare gli autobus della città con locandine che spiegano che la violenza è una cosa da vigliacchi.

MASCHI CHE SI IMMISCHIANO

MASCHI CHE SI IMMISCHIANO

Un prontuario per andare incontro alle donne e per aiutare gli uomini ad agire. “Se qualcuno si vanta di parole o azioni violente, fatelo ragionare. Se un amico si separa, aiutatelo”: perché i maschi “sono bravi a fingere che tutto vada bene, ma possono esplodere”. E se un’amica porta i segni delle botte, “convincetela a rivolgersi alla polizia o al Centro antiviolenza”. In fondo alla locandina poi ci sono tutti i numeri utili.

MASCHI CHE SI IMMISCHIANO

“Non sono problemi delle donne, ma nostri perché siamo noi a crearli”, insiste Cesare. E lo slogan che in queste ore gira per le strade della città è una lezione per tutti. I maschi? “Sono fatti così. Prima le sparano grosse, poi si montano la testa e agiscono da vigliacchi. Gli uomini invece sanno abbassare i toni e li isolano, i bulli”.