Da www.Meridionews.it «Orlando rischia la rimozione»: i dubbi del costituzionalista Michele Ainis – Il sindaco leoluca Orlando si difende: «Io ero docente di diritto costituzionale all’università»

Il giurista ricorda l’art 142 del testo unico sugli enti locali che dà ampi poteri al ministro degli Interni sui primi cittadini «se colpevoli di gravi e persistenti violazioni di legge». Il Professore Orlando rilancia: «Vorrei che il ministro Toninelli facesse quello che ho fatto io»

Quando a ottobre ha avuto la piena consapevolezza che gli uffici dell’anagrafe, a Palermo, stavano respingendo le istanze di residenza dei migranti per l’entrata in vigore del decreto sicurezza, Leoluca Orlando ha preso in mano il dossier, consultando costituzionalisti ed esperti. Ecco perché nei giorni scorsi il primo cittadino ha rifiutato l’etichetta di disobbediente civile. Come a dire che la scelta è stata ampiamente valutata. Inoltre Orlando non è un sindaco qualunque da questo punto di vista. «Io ero docente di diritto costituzionale all’università, so di cosa parlo e so a cosa vado incontro» dice il sindaco di Palermo in un’intervista all’Ansa. È per questo dunque che, dopo una serie di approfondimenti, ha deciso di passare all’offensiva disponendo, con una nota firmata il 21 dicembre e trasmessa al dirigente dell’anagrafe, la sospensione del decreto. E intende andare avanti, nonostante la reazione del vice premier Matteo Salvini.

L’obiettivo è evidentemente ottenere il parere della Corte costituzionale. «Occorre sollevare la questione incidentalmente in un giudizio – spiega – Io, come sindaco, andrò davanti al giudice civile e dirò che faccio un’azione di accertamento per verificare se questa legge del Parlamento sia conforme o non conforme. Se il giudice ritiene che sia non manifestamente infondata e sia rilevante ai fini della decisione rimetterà gli atti alla Corte Costituzionale. Laddove ci siano dubbi, il sindaco, firmando e assumendosi la responsabilità, decide di sospendere in attesa di avere una valutazione definitiva da parte della Corte Costituzionale».

A sentire Orlando, dunque, i passaggi sono quasi obbligati. Ma secondo il costituzionalista Michele Ainis per il primo cittadino si potrebbe profilare addirittura la rimozione dall’incarico. «Il rischio – afferma l’esperto (sempre all’Ansa) – da un lato è l’incriminazione per abuso d’ufficio, se i prefetti li denunciassero. Dall’altro la rimozione dalla loro carica. L’ articolo 142 testo unico degli enti locali prevede che il ministro dell’Interno possa rimuovere i sindaci se colpevoli di gravi e persistenti violazioni di legge. E se ci fosse un’urgenza potrebbe lo stesso prefetto a sospenderli dalla carica. Se invece le direttive di Orlando sono uno strumento per consentire attraverso un successivo contenzioso di interpellare la Corte costituzionale, allora il sistema si riassetta».

Ma Orlando dovrebbe dimettersi, come sostiene Salvini? «Penso di no. Se non condivido una legge dello Stato non devo dimettermi ma cercare di avere un responso sulla legittimità costituzionale da parte della Corte. Se la Corte mi dice che la legge non offende nessun principio costituzionale, allora sì, o la applico o mi dimetto». Sulla norma finita sulla graticola, Ainis non nasconde le sue obiezioni: «L’articolo 13 del decreto sicurezza, impedendo l’iscrizione dei richiedenti asilo all’anagrafe li priva di alcuni diritti fondamentali, come casa e trasporti. Ma la Costituzione sul godimento dei diritti fondamentali non fa figli e figliastri. Il dubbio di incostituzionalità ci sta tutto». E le iscrizioni che venissero fatte nonostante la legge sarebbero «valide sinché il prefetto non le contesta: credo che le possa annullare».

Da parte sua Orlando torna a parlare di decreto che agisce «in modo disumano e criminogeno». Segnalando che «tra quattro-cinque mesi, 80 minorenni sui 250 ospiti a Palermo, che studiano, lavorano e vivono ben integrati in comunità, compiranno 18 anni e dunque saranno illegali». E a riprova che non intende arretrare rilancia intervenendo anche sulla situazione dei 32 migranti che da 13 giorni sono a bordo della nave Sea Watch 3: «Il porto di Palermo è assolutamente aperto per loro e vorrei che il ministro Toninelli facesse quello che ho fatto io e ordinasse di non seguire le indicazioni del suo collega, il ministro dell’Interno. Questo contrasto devono risolverlo loro, non devono scaricarlo sui cittadini e sui migranti».