Se una donna è costretta a scegliere tra lavoro e maternità non è più di scelta che si può parlare. L’espressione “essere costretta è scegliere” rappresenta un ossimoro. L’incontro organizzato dalle Consigliere di Parità della Provincia di Roma sul focus lavoro-conciliazione ha lanciato degli spunti di riflessione sull’urgenza che questa scelta condizionata si trasformi in libera scelta ed offerto l’occasione per presentare un interessante documentario in tema.L’incontro “{{Donne intorno al Tavolo. Lavoro, Conciliazione, Bilancio di Genere nella programmazione dei Fondi Strutturali europei della Provincia di Roma}}”si è tenuto l’11 marzo a Roma, alla Casa Internazionale delle Donne.

Quello che è emerso da quest’incontro, indetto dalla Provincia di Roma e le Consigliere di Parità, è la necessità, per le istituzioni, di intraprendere {{una duplice strada: quella incentrata sulla battaglia agli stereotipi di genere e quella legata ad azioni strutturali, come il bilancio di genere}}. Solo tenendo conto che la società è formata sia da donne che da uomini a tutti i suoi livelli si offre alle donne nuove possibilità di scelta. E, difatti, uno degli spunti offerti dall’incontro ha riguardato quella che è tra le scelte più importanti che una donna possa fare nell’arco della sua vita: diventare madre. Realizzare il proprio desiderio di essere madre in una società in cui ogni donna si vede costretta a scegliere tra lavoro e maternità.

Partendo, dunque, dal presupposto che il Tavolo delle donne, tramite un brain storming, ha evidenziato, l’importanza di agire sul territorio ricorrendo sia al {{bilancio di genere}} sia a {{un’azione capillare sul piano culturale}}, si è parlato del lavoro delle donne approfonditamente.

Parlare di lavoro oggi significa parlare di {{lavoro atipico}}, che ormai così atipico non è più, purtroppo. A tale proposito, illuminante è stato l’intervento di {{Francesca Borghetti}}, che ha presentato un progetto di documentario prodotto dalla Promofilm, sul tema “maternità e lavoro” in Italia oggi. L’obiettivo della realizzazione di questo {{documentario di sette minuti}} è quello di promuovere la Parità tramite il linguaggio audiovisivo, sollecitando l’immaginario collettivo sull’enorme difficoltà che una donna attualmente ha nel conciliare la sua carriera lavorativa con la sua scelta di essere madre.

Il titolo “{Non è un paese per madri}” richiama il film dei fratelli Coen, vincitore del Premio Oscar 2008. A differenza del film, il documentario di {{Paola Randi}} non ha nulla di splatter o truculento, ma non per questo risulta meno agghiacciante. La naturalezza, con cui una biondissima ragazza alla moda, con occhiali da sole e piumino fuxia laminato, dice che la donna deve pensare a fare la madre piuttosto che a fare soldi per togliersi inutili sfizi, è a dir poco avvilente. Donne con contratto a progetto a cui non è più stato permesso di proseguire la propria attività una volta rimaste incinta, ma anche padri che parlano dell’immenso arricchimento emotivo che hanno ricevuto dalla loro esperienza di vita accanto ai/alle propri/e figli/e. La speranza oltre l’amarezza.