In un rapporto diffuso il 27 luglio a Citta’ del Messico, Amnesty
International ha reso noto che il divieto assoluto di abortire, in vigore
dal luglio 2008 in Nicaragua, mette in pericolo la vita delle donne e
delle ragazze, negando loro trattamenti salvavita, impedendo agli
operatori sanitari di fornire cure mediche efficaci e contribuendo
all’aumento della mortalita’ materna in tutto il paese.Secondo i dati ufficiali, quest’anno 33 donne e ragazze sono morte durante
la gravidanza, rispetto alle 20 dello stesso periodo del 2008. Amnesty
International ritiene che queste cifre siano inferiori alla realta’,
poiche'{{ lo stesso governo ha riconosciuto che i numeri sulla mortalita’
materna sono sottostimati}}.

Il rapporto ‘[Il divieto totale di abortire in Nicaragua: la salute e la
vita delle donne minacciate, gli operatori sanitari criminalizzati->http://www.amnesty.org/en/library/asset/AMR43/001/2009/en/ea2f24b4-648c-4389-91e0-fc584839a527/amr430012009en.pdf]’ ({{disponibile in inglese}}) e’ il
primo studio realizzato da Amnesty International sulle implicazioni, dal
punto di vista dei diritti umani, del divieto di abortire nei casi in cui
la salute o la vita di una donna o di una ragazza siano a rischio o
quest’ultima sia stata vittima di stupro o incesto.

Il nuovo codice penale del Nicaragua prevede{{ pene detentive per le donne e le ragazze che cercano di abortire e per gli operatori sanitari}} che
forniscono servizi associati all’aborto.

Le nuove disposizioni di legge introducono {{sanzioni penali per medici e
infermiere}} che forniscono cure a donne o a ragazze ammalate di cancro o
malaria, che abbiano contratto il virus dell’Hiv/Aids o abbiano una crisi
cardiaca, {{qualora tali cure risultino controindicate in gravidanza e
possano causare danni o la morte dell’embrione o del feto}}.

Addirittura, {{la normativa punisce le donne e le ragazze che hanno perso un
bambino}}, poiche’ in molti casi {{e’ impossibile distinguere tra un aborto
spontaneo e un aborto procurato}}.

La nuova legge e’ in contrasto con le Norme e i protocolli di Ostetricia
del ministero della Salute del Nicaragua, che in casi particolari
prevedono l’aborto terapeutico. Le autorita’ non hanno dato alcuna
garanzia che gli operatori sanitari che rispetteranno queste Norme non
saranno puniti.

‘Il divieto di aborto terapeutico in Nicaragua rappresenta una disgrazia.
e’ uno scandalo dei diritti umani che ridicolizza la scienza medica e
trasforma{{ la legge in un’arma contro la somministrazione di cure mediche
alle donne e alle ragazze incinte}}’ – ha dichiarato{{ Kate Gilmore}}, vice
Segretaria generale di Amnesty International, rientrata a Citta’ del
Messico da una visita in Nicaragua. ‘Il nuovo codice penale in vigore nel
paese e’ una conseguenza, cinica e insensibile, della contrattazione
politica delle elezioni del 2006. Il risultato e’ che oggi una legge
punisce le donne e le ragazze che hanno bisogno di cure salvavita e i
medici che le forniscono’.

La delegazione di Amnesty International che ha visitato il Nicaragua ha
avuto colloqui con organizzazioni per i diritti umani, operatori sanitari,
parlamentari e il ministro della Salute. Nonostante ripetute richieste,{{ la
Commissione parlamentare sulle donne, l’Istituto governativo sulle donne e
lo stesso presidente Ortega hanno rifiutato il confronto}}.

I delegati hanno incontrato giovani ragazze che, dopo essere state
sottoposte a violenza sessuale da parte di familiari stretti o amici, non
avendo alternative sono state obbligate a portare a termine la gravidanza,
dando alla luce molto spesso il loro fratello o la loro sorella.
_ L’organizzazione per i diritti umani ha appreso con grande turbamento che
{{c’e’ stata un’impennata dei suicidi da avvelenamento di ragazze incinte
nel 2008}}.

Le ostetriche, i ginecologi e i medici di famiglia hanno detto ad Amnesty
International che, in base al codice penale, non possono piu’ fornire
legalmente cure mediche a una donna o a una ragazza incinta in pericolo di
vita, a causa del potenziale rischio per il feto.
_ Una dottoressa ha
dichiarato che prega ogni giorno di non ricevere una donna in gravidanza
anencefalica (una condizione che significa che il feto non potra’
sopravvivere), poiche’ in quel caso dovra’ dirle che sara’ obbligata a
portare a termine la gravidanza, nonostante le conseguenze devastanti per
la gestante dal punto di vista fisico e psicologico.

‘C’e’ solo un modo per descrivere quello che abbiamo visto in Nicaragua:
orrore profondo’ – ha dichiarato Gilmore. ‘{{Bambine costrette a portare in
grembo bambine, donne incinte cui vengono negate cure essenziali per
salvare le loro vit}}e. Che alternativa offre il governo a una bambina di 10
anni rimasta incinta a seguito di uno stupro? O a una donna ammalata di
cancro cui sono negate le cure mediche dato che e’ incinta, mentre lei ha
altri bambini a casa che la stanno aspettando?’.

‘Ragazze rimaste incinte a causa di un incesto hanno avuto il coraggio di
incontrarci, il presidente Ortega no’ – ha concluso Gilmore.

Amnesty International sollecita le autorita’ del Nicaragua a:
– {{ritirare immediatamente la legge}} che proibisce tutte le forme di aborto;
– {{garantire servizi sicuri e accessibili di aborto per le vittime dello
stupro e per tutte le donne}} la cui salute o la cui vita sarebbero a
rischio se proseguissero la gravidanza;
– {{proteggere la liberta’ di parola di coloro che si schierano contro la
legge}} e offrono sostegno alle donne e alle ragazze colpite da questa
normativa.

Amnesty International sollecita con la massima urgenza la Corte suprema
del Nicaragua a pronunciarsi sulla legalita’ e costituzionalita’ della
legge.

Il rapporto ‘Il divieto totale di abortire in Nicaragua: la salute e la
vita delle donne minacciate, gli operatori sanitari criminalizzati’ fa
[parte della campagna ‘Io pretendo dignità’->http://www.amnesty.it/io-pretendo-dignita.html], lanciata da Amnesty
International il 28 maggio 2009.

La campagna intende denunciare e combattere le violazioni dei diritti
umani che rendono le persone povere e le intrappolano nella poverta’,
mobilitando persone di ogni parte del mondo affinche’ chiedano ai governi,
alle grandi aziende e ad altri soggetti di ascoltare la voce di chi vive
in poverta’ e riconoscere e proteggere i loro diritti.