Riprendiamo dal sito Combonifem la seguente nota sui dati del Rapporto Human Rights Watch relativi a violenze e abusi nel Darfur. “In cinque anni nessuna giustizia per le donne del Darfur”, stando a quanto rivelato dalle 44 pagine del rapporto del Human Rights Watch, le violenze e gli abusi su donne e ragazze del Sudan occidentale non accennano a diminuire. Anzi, nell’ultimo anno, il 2007, gli osservatori dell’Onu hanno registrato un incremento dei casi di violenza: la {{media è di circa dieci in un mese.}}

Il rapporto, stilato tenendo conto delle 50 interviste a vittime degli abusi e delle dozzine di testimonianze di funzionari governativi e Onu, di avvocati e appartenenti a organizzazioni umanitarie, descrive un dramma che non sembra aver fine. Secondo i dati di {{Médicinis sans frontières}}, nei 5 mesi che vanno dall’ottobre del 2004 a febbraio 2005, nel Sud Darfur le donne vittime di violenza sessuale sono state 500, mentre secondo un ente umanitario sono circa 200 le abusate nell’agosto del 2006 vicino al campo di Kalma.

{{Ma non tutti i casi di violenza vengono registrati e denunciati}}. Quantificare esattamente i numeri di questo dramma è difficile. Le donne del Darfur spesso non denunciano, per molte è difficile farsi giustizia: mancano soldi e avvocati, oltre che il sostegno delle proprie famiglie e della comunità. Per le sfollate che non parlano l’arabo poi, come accade alle appartenenti all’etnia Fur, le possibilità di denuncia e risarcimento per violenza sessuale sono pressoché nulle. A tutte queste donne si aggiungono le vittime che abitano nelle aree rurali e che dovrebbero percorrere lunghe distanze per poter raggiungere le autorità. Come accade ad esempio alle ragazze del Darfur occidentale, nel Sisi, che per poter denunciare sono costrette a percorrere 10 km o alle giovani di Fataborno, nel nord, dalle quali la polizia di Kutum ne dista 20. Spesso capita poi che a stuprare le donne sia proprio chi dovrebbe tutelarle.