Raccomandazione per il 25 Novembre

La presenza delle istituzioni in quelle che, per questo, si devono definire le celebrazioni del 25 novembre, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza maschile sulle donne, spesso diventa pretesto per la veicolazione di elementi del tutto estranei alla Convenzione di Istanbul.

Nelle celebrazioni si finiscono per includere principi già oggetto di tutela e già altrimenti trattati. L’apparentamento della violenza maschile sulle donne ad altri tipi di violenza e, perché no, al razzismo e all’omofobia finisce per includerla in una fenomenologia indistinta che rimane indisturbata in ogni tipo di ideologia e regime. Regimi democratici, le cui costituzioni provengono dalla lotta alla schiavitù (come gli USA e il Brasile), occultano e giustificano diverse forme di femminicidio e oppressione maschile.

Dalla strage di Ciudad Juarez alla schiavitù nei bordelli di ogni paese, tra cui la Germania la Svizzera e la Nuova Zelanda, dalla carcerazione arbitraria delle femministe al divieto di mostrarsi nei luoghi riservati agli uomini, regimi e storie diversissime trovano comunque terreno comune fondato sul corpo delle donne, che pagano un prezzo altissimo, per favorire il libero scambio e la firma degli accordi.

Se la comunità internazionale ha recepito i principi femministi del contrasto alla violenza di genere il motivo risiede proprio nella natura strutturale del primato maschile, dal pubblico al privato, che non può essere cambiato col semplice ricorso a principi già esistenti.

Siamo consapevoli che anche altre discriminazioni, escluse in linea teorica, vengono perpetrate in violazione delle carte dei diritti e delle leggi nazionali, ma è necessario non confondere ciò che donne e uomini subiscono in quanto appartenenti a categorie svantaggiate con la violenza mirata alla sottomissione femminile indipendentemente dal ceto di appartenenza. L’espediente della confusione è uno dei mezzi più reazionari usati dai conservatori per negare il femminicidio e l’oppressione femminile.

Per questo ci auguriamo che il paese “almeno” il 25 novembre si dimostri consapevole dell’impegno ancora necessario per raggiungere “l’eliminazione della violenza sulle donne” e ci appelliamo ai Sindaci, e a quello di Napoli, perché la Giornata internazionale contro il Femminicidio non sia l’ennesimo pretesto per piegare i bisogni delle donne ad altri bisogni radicalmente antagonisti della loro libertà.

UDI di Napoli, associazione Salute Donna, Arcidonna

Napoli, 15 novembre ’19