Ad AstraDoc arriva Steve Della Casa Venerdì 23 febbraio 2018 dalle ore 21,00 – Cinema Astra – via Mezzocannone, 109 – Napoli Il film “Nessuno ci può giudicare” sarà preceduto dalla presentazione del libro “Bob Dylan. Cantautore da Nobel” di Antonio Tricomi e Gianfranco Coci

 Steve Della Casa approda al “cinema del reale”. Questo  critico cinematografico, voce storica della trasmissione radiofonica “Hollywood Party”, già Direttore per diversi anni del Torino Film Festival, consulente della Mostra del Cinema di Venezia e del Festival Internazionale di Locarno,  sarà al Cinema Astra per presentare il film “Nessuno ci può giudicare”, realizzato con Chiara Ronchini, evento speciale al Torino Film Festival e vincitore ai Nastri d’Argento di un Premio Speciale della Giuria per i documentari. Insieme a lui sarà in sala, inoltre, il giornalista Antonio Tricomi per presentare, prima della proiezione, il suo libro “Bob Dylan. Cantautore da Nobel” e intervenire alla proiezione.

“Nessuno ci può giudicare” è una retrospettiva sul mondo dei film musicali italiani degli anni Sessanta. Tra i protagonisti Don Backy, Caterina Caselli, Tony Dallara, Ricky Gianco, Mal, Rita Pavone, Gianni Pettenati, Shel Shapiro, Piero Vivarelli, che in una serie di interviste inedite raccontano l’Italia dei film musicali degli anni Sessanta.

Celentano

Nell’Italia del secondo dopoguerra e del miracolo economico, il cinema continua a essere il divertimento preferito degli italiani nonché lo specchio vero dell’Italia che cambia. E i film musicali, che vedono per protagonisti prima gli “urlatori” (Celentano, Mina, Dallara…) e poi i cantanti beat (Morandi, Pavone, Caselli, Mal…) raccontano un’Italia che cambia velocemente. I giovani per la prima volta nella storia nazionale possono essere indipendenti economicamente dalla famiglia e possono coltivare i loro gusti musicali, il proprio modo di vestire.

Caterina Caselli

 

Il cinema racconta puntualmente questo cambiamento, e l’Archivio dell’Istituto Luce lo segue passo dopo passo. Attraverso una serie di interviste inedite (Rita Pavone, Caterina Caselli, Shel Shapiro, Mal, Ricky Gianco, Gianni Pettenati, Piero Vivarelli…) e un’approfondita ricerca sul materiale d’archivio e sui film musicali, una carrellata sull’Italia che da paese agricolo diventa potenza industriale, che inventa un nuovo modo di divertirsi ma al tempo stesso scopre il gusto della ribellione.

 

Note di regia

I film musicali italiani hanno ripercorso un periodo fondamentale in cui l’Italia è cambiata in modo radicale e in tempi inimmaginabili anche solo un decennio prima. Quando Celentano e Mina iniziano a fare con Lucio Fulci e Piero Vivarelli i film rock, l’Italia crede di essere ancora un paese agricolo e tradizionale ma sta diventando rapidamente un paese moderno e industriale. Siamo a cavallo tra gli anni Cinquanta e i Sessanta. L’unica voce ufficiale che si accorge di quanto sta avvenendo è Pier Paolo Pasolini, ma è considerato dalla cultura ufficiale un  pazzo visionario. Invece, come sappiamo, era l’unico ad avere le idee chiare. Si parva licet, potremmo dire che anche gli urlatori rock avevano le idee chiare, a modo loro. La loro musica è per la prima volta nel paese della melodia un qualcosa che non è dedicato a tutta la famiglia ma solo ai giovani. E i giovani per la prima volta nella società italiana sono soggetti consumatori autonomi: grazie al (o per colpa del) boom economico, hanno un reddito loro, possono avere consumi, usanze e culture proprie. È una svolta epocale che al tempo stesso ha il segno del consumismo e dell’omologazione, ma anche i germi del dissenso e della rivolta. Una rivolta che prima è solo generazionale, ma che con il passare degli anni diventerà anche politica e sociale. Non è fantascienza dire che i ragazzi che da adolescenti impazzivano per il rock di Celentano e poi per il beat di Caterina Caselli, di Rita Pavone e dei Rokes diventeranno poi i protagonisti del ’68 e della rivolta giovanile, una rivolta che prima di essere politica (come diventerà) è soprattutto culturale e generazionale.

Con “Nessuno ci può giudicare” si voleva raccontare proprio quello. Sapevamo di avere alle spalle l’Istituto Luce, dunque il più grande archivio di immagini del XX secolo. Abbiamo avuto molte sequenze di quei film che hanno fatto sognare una generazione. Abbiamo poi incontrato sul nostro cammino un archivio privato, i Superottimisti, che ci hanno fornito le immagini a colori di quel periodo. Insomma, abbiamo messo insieme conoscenze, risorse, intelligenze. È stato anche fondamentale l’incontro tra un ragazzo dell’epoca (chi vi scrive) e una giovane montatrice, Chiara Ronchini, cui si deve per intero il ritmo incalzante del racconto. È stata un’esperienza totale fare questo film: un’esperienza segnata dal divertimento ma anche dalla riflessione, come dovrebbe sempre essere (ma purtroppo non è) quando si parla di storia del costume.

Steve Della Casa  Prima della proiezione Antonio Tricomi presenterà il suo libro “Bob Dylan. Cantautore da Nobel” scritto con Gianfranco Coci: Premio Nobel per la letteratura 2016 “per aver creato una nuova espressione poetica nell’ambito della tradizione della grande canzone americana”, Bob Dylan non ha soltanto dato per primo dignità e spessore alla musica popolare contemporanea: la si chiami folk, rock o qualunque altra etichetta venga in mente di volta in volta. Ma è anche un esempio di longevità artistica senza confronti: c’era prima di Beatles e Rolling Stones e c’è ancora. Da qualunque punto di vista lo si osservi, gli spunti di riflessione che offre sembrano non doversi mai esaurire. Coci e Tricomi, consapevoli che una parola definitiva su Dylan non potrà mai essere pronunciata, provano a mettere in campo qualche tema: dischi, concerti, testi, musiche, esecuzioni, dichiarazioni pubbliche, vita privata, rapporti con i maestri e i colleghi, influenze sui musicisti (praticamente tutti quelli che sono venuti dopo di lui). Tenendosi a distanza di sicurezza tanto dalle ritualità saggistiche che dalla retorica da fan.

 

Il programma di “AstraDoc – Viaggio nel cinema del reale” continua con molti ospiti: il 9 marzo Antonietta De Lillo con l’accoppiata “Promessi Sposi” e “Il Signor Rotpeter”, anche quest’ultimo recente anteprima veneziana. Come sempre, inoltre, ci sarà spazio anche per emergenti e giovani filmmaker, a partire da gli allievi del centro FILMaP di Arci Movie, Caterina Biasiucci (“Appunti sulla mia famiglia”) con Carlo Manzo e Francesco Romano (“Sub tuum praesidium”), con i loro documentari presentati a diversi importanti festival italiani in anteprima a Napoli il 2 marzo, ancora autori come Ilaria Urbani con “Luci sulla frontiera”, Andrea Canova con “Je so’ pazzo”, Antonello Scarpelli con “Tarda estate”, e poi grandi film internazionali come “Safari” di Ulrich Seidl, “Nico, 1988” di Susanna Nicchiarelli, “Never Ending Man: Hayao Miyazaki”, “La poltrona del padre” di Antonio Tibaldi e Alex Lora.

La rassegna si chiuderà con 5 appuntamenti (20 e 27 Aprile, 4, 11 e 18 Maggio) da definire con film documentari provenienti da Festival Internazionali.

*** Il botteghino sarà aperto da mezzora prima dell’inizio delle proiezioni. INGRESSO 3,00 € a proiezione | Ingresso doppia proiezione 5,00 € | SOCI ARCI 2,50 € a

INFO:  www.arcimovie.it  –  info@arcimovie.it  –  081.5967493