ROMPERE GLI ARGINI DEL PATRIARCATO, TRAVOLGERE TUTTO!

Di fronte ai numerosi proclami di discontinuità, i fatti dicono che la violenza maschile sulle donne e la violenza di genere e dei generi continuano ad agire a tutti i livelli della società. Stupri, femminicidi e aggressioni di ogni tipo contro le donne e le persone LGTBQIPA+ non solo crescono di intensità, ma spesso sono anche legittimati nel discorso pubblico e politico, che giustificano la violenza e colpevolizzano chi la subisce. Quello che è successo con la morte di Elisa a Piacenza e la riabilitazione del suo assassino sulla stampa è inaccettabile e stabilisce una volta di più la necessità e l’urgenza della nostra lotta femminista e transfemminista. In questi anni abbiamo avuto la capacità di modificare i termini del discorso sulla violenza maschile e di genere, la forza di mostrare che è una violenza sociale che deve essere combattuta globalmente. Questa battaglia non può fermarsi: per questo Non Una Di Meno chiama ancora una volta a raccolta tutte le energie che è stata capace di innescare e far esplodere in questi anni di mobilitazione contro la violenza patriarcale che uccide, opprime, impoverisce.

Il 19 e 20 Ottobre ci incontreremo a Napoli, una sfida importante che per la prima volta riunisce a Sud il nostro movimento. Sotto il Vesuvio portiamo una forza globale. Attraverso lo sciopero abbiamo costruito connessioni tra soggetti e terreni di iniziativa che lo sciopero “classico” lascia separati e incapaci di comunicare, dimostrando che è possibile organizzarsi e ribellarsi contro il silenzio e la violenza attraverso una grande potenza collettiva e intersezionale. Lo abbiamo detto a Torino e lo ribadiamo, lo sciopero è un processo che, partendo dalla sua dimensione transnazionale, è capace di innescare movimenti di soggettivazione espansivi, tessendo la ragnatela femminista e transfemminista sui territori e permettendoci di rifiutare tutti i giorni violenza, sfruttamento e oppressione. Anche a Napoli porteremo la capacità e l’ambizione di creare collegamenti attraverso una prospettiva femminista e transnazionale contro il patriarcato, il razzismo e lo sfruttamento neoliberale. A Napoli questa esperienza, a cui abbiamo dato il nome di agitazione permanente, dovrà ancora condensarsi nell’elaborazione e nell’agire collettivo di una nuova stagione di lotta.

Questa lotta dovrà continuare sotto il segno della piena autonomia del nostro movimento dalle istituzioni, da partiti e sindacati, senza zone d’ombra e ambivalenza. Lo ribadiamo alla luce di questo nuovo avvicendamento di forze governative perché non crediamo che la proclamata discontinuità con il precedente esecutivo sia all’altezza delle questioni strutturali e radicali che noi poniamo. L’unica vera discontinuità è quella che noi pretendiamo e pratichiamo lottando per una trasformazione radicale della società globale che si alimenta della violenza maschile e di genere.

Sappiamo di dover riconoscere alcuni cambiamenti: si è infatti chiusa la fase più spettacolarmente reazionaria della destra sovranista al governo e della sua guerra dichiarata contro le donne, le persone razzializzate e migranti, le persone LGTBQIPA+ e le loro lotte. Questo però non stabilisce un cambio di rotta: ciò che abbiamo davanti è il tentativo di utilizzare le tematiche femministe e di genere per verniciare di rosa politiche patriarcali, razziste e neoliberali. È vero che è stato messo da parte, anche se non ancora ritirato, il ddl Pillon, ma mentre si parla di attribuire alla prole il doppio cognome si prepara una riforma strutturale del diritto di famiglia che rischia ancora una volta di trasformare la libertà delle donne e delle persone LGTBQIPA+ in un terreno di negoziazione e scambio tra partiti che non siamo disposte ad accettare. Le Ong non sono costrette a restare in mare per giorni e giorni, ma le due leggi sicurezza patrocinate da Salvini sono ancora in vigore e nuove politiche di rimpatrio sono state decretate, con l’effetto di intensificare l’esposizione dei migranti e delle donne in particolare alla violenza e allo sfruttamento. La precarietà resta all’ordine del giorno, sostenuta dai continui proclami sui tagli ai costi del lavoro, mentre il reddito di cittadinanza non ha fatto che aggravare l’obbligo di accettare qualsiasi condizione di sfruttamento. A questa discontinuità non crederemo mai e non abbiamo alcuna intenzione di legittimare un uso strumentale delle nostre rivendicazioni.

Quello che accade in Italia è parte di un processo globale e globale è la risposta politica femminista e transfemminista. Le mobilitazioni in America Latina per la libertà di aborto, quelle in Nordafrica, in Palestina e in Arabia Saudita contro la violenza patriarcale sono il segno che la marea continua a crescere. Le mobilitazioni planetarie di Friday for Future mostrano che la scommessa femminista sullo sciopero è espansiva e capace di produrre un protagonismo di massa. Il 19 e 20 Ottobre a Napoli vogliamo perciò rilanciare un’iniziativa in cui la lotta contro la violenza maschile e di genere sia anche lotta contro il neoliberismo, il razzismo e contro la violenza ambientale. Sarà l’occasione per riarticolare nuove forme di autodeterminazione per un modello di vita non capitalista, libere dallo sfruttamento e dal colonialismo delle risorse, per rilanciare la difesa e la moltiplicazione degli spazi di iniziativa politica femminista e transfemminista e i percorsi di fuoriuscita dalla violenza, per discutere di come la violenza patriarcale e quella razzista riorganizzano il mercato del lavoro e in che modo intrecciare le lotte di donne, persone LGBTQIPA+, razzializzate e migranti per migliorare le condizioni di vita di tutte e tuttu, per andare oltre l’agitazione permanente, praticare discontinuità e alzare il livello della nostra iniziativa fino a inondare nuovamente le strade di Roma il 23 Novembre.

Noi ripartiamo da Verona, dalla marea femminista e transfemminista che dopo lo sciopero dell’8 marzo ha inondato le strade con un corteo oceanico reagendo alla violenza del Word Congress of Families. Ripartiamo dalle riflessioni condivise a Torino nella nostra ultima assemblea nazionale, su cui abbiamo deciso di sedimentare il farsi collettivo delle nostre pratiche femministe. Ci muove l’esigenza di intensificare la comunicazione tra i nostri mille modi di praticare il femminismo e il transfemminismo, agitazione permanente, sciopero sui singoli territori, e che Napoli offra l’occasione per creare una maggiore aderenza, contaminare e disseminare i territori e modulare le nostre pratiche di trasformazione della società. Vogliamo decidere insieme cosa rilanciare, in quali direzioni e con quali obiettivi muoverci per rendere ancora più temibile la marea femminista.

Strettamente connessi tra loro e che rappresentano la sfida altissima con cui non possiamo non confrontarci, vogliamo ragionare sulle pratiche possibili da mettere in campo e su quelle già in sperimentazione:

➡ Libere/u dalla violenza ambientale: ecologia e transfemminismo

➡ Pratiche di autodifesa transfemminista e autonomia del movimento

➡ Sguardi intersezionali, strumenti e pratiche collettive transfemministe di lotta e di mutualismo.

➡ Analisi di fase plenaria del movimento e del contesto attuale

➡ Organizzazione verso la marea del 23 Novembre

Saranno questi i punti su cui ci vogliamo confrontare per rompere gli argini del patriarcato e travolgere tutto!

La rivoluzione sarà transfemminista o non sarà.
Ancora e sempre saremo marea!
Vi aspettiamo a Napoli!
Non Una di Meno.