Il dibattito sulla gravidanza per altri o, detta in altri termini, sulla maternità surrogata   che abbiamo potuto leggere sui media  ha visto confrontarsi soprattutto due soggetti: le comunità  lgbt  (Lesbiche, Gay, Bisessuali e Transgender) e chi si oppone partendo da posizioni di fede proprie di un cattolicesimo reazionario.

L'incontro di Milano promossa da RUA
L’incontro di Milano promossa da RUA

A prendere la parola ora sono due soggetti  laici: RUA (resistenza utero in affitto) e UDI (Unionee Donne in Italia) che fanno parte del movimento delle donne.

Infatti, una settimana fa a Milano e ieri a Roma si sono svolti due incontri  su questo tema. Numerosa e qualificata la partecipazione in entrambi.

Questi due incontri, promossi da  protagoniste del femminismo, hanno per la prima volta messo a fuoco una analisi del fenomeno che si presenta  assai più complesso e articolato di quanto non sia emerso da una scrittura giornalistica spesso molto approssimativa  o viziata ideologicamente.

Esiste una rete internazionale di associazioni e studiose appartenenti al movimento delle donne e del lesbismo che da tempo si oppongono al sempre più florido mercato della gravidanza che, anche attraverso il sostegno di alcune legislazioni estere, si ammanta di gratuità e solidarietà utilizzando il termine ambiguo della gestazione per altri come dono, salvo richiedere poi i rimborsi per le spese.

Queste posizioni sono state illustrate chiamando numerose studiose.  Giuriste, sociologhe, antropologhe, psicologhe, scienziate … si sono confrontate sulla portata di questo fenomeno. Il denominatore che le accomuna è la preoccupazione che il principio materno che ha segnato il genere umano dalle sue origini, evapori a favore di una cultura che tutto trasforma in merce e profitto. Una cultura che sancisce definitivamente la scissione tra corpo e coscienza rompendo quell’unità che ci fa essere persone differenti le une dalle altre, non solo perché segnate da differenti storie, identità, culture, appartenenze … ma anche, e non in modo secondario,  perché appartenenti ad un sesso piuttosto che all’altro.

E, a chi sostiene che ci sono più sessi, si potrebbe rispondere che può esserci una infinita gamma di percezioni e di vissuti della propria sessualità all’interno però di una polarizzazione che vede da un parte il femminile e dall’altra il maschile che ancora determinano la specie umana.

Da molte studiose  è stato sottolineato come il principio materno  sia quella forza che ha permesso da sempre l’attenzione all’altro/a, che ha fatto risollevare l’umanità dalle guerre, che ha alimentato la cultura dell’accoglienza, che ha dato forma anche alla buona politica,  che ha in-formato molta giurisprudenza.

Con la GPA la madre naturale viene ridotta  a cosa. Questo fa indignare sul piano dei diritti alla persona,  ma anche mette in ombra, fino a cancellarla, la forza di un potere reale e simbolico che le donne non hanno garantito solo a se stessa ma all’intera umanità.

Rimane così sempre vivo il mito di Antigone ci sono leggi non scritte, innate … Non sono d’oggi, non di ieri, vivono sempre, nessuna sa quando comparvero né di dove … E dall’altra, perché la luna si sa,  ha due facce,  il mito di Medea che ricorda quanto il potere materno possa anche essere potere di morte.  In greco Medea significa astuzia e scaltrezza, che tanta paura fanno al maschile che, nella sua razionalità cartesiana, ha cercato così  di svalorizzare, depotenziare il femminile … fino a cancellare il principio materno.

Le molte agenzie che stipulano i contratti GPA  non parlano infatti di acquisto ma, come detto,  di rimborso spese garantendo però all’acquirente (surrogato/a)  tutte le condizioni perché la transazione risulti al meglio. Al meglio per chi fa la domanda di avere un figlio o figlia, non certo per la surrogante, cioè per colei che tiene in grembo ciò che non è suo per contratto.  Su questa donna ricadono tutti i rischi legati a danni psicofisici e a compensi irrisori rispetto a quello che agenzie e cliniche guadagnano.

Un mercato – si sostiene – che, fatturando ormai cifre da capogiro, mette la sordina anche a quella ricerca scientifica che sta lavorando con studi scientifici e statistici sui rischi di una pratica che non conosce ancora tutte le implicazioni, relative alla salute, che possono colpire sia la surrogante che il o la nascitura.

Nel nostro Paese la maternità surrogata è vietata, ma ogni anno moltissime coppie (la gran parte eterosessuali) si recano all’estero e davanti al fatto compiuto, invocano in Italia, il preminente interesse del bambino,  mettendo a soqquadro quella giurisprudenza che ha le radici anche nel principio materno.

Ed è proprio quando si entra in merito circa le necessità di trovare  soluzioni a questo fenomeno che si possono verificare delle contraddizioni che fanno scattare un dibattito molto acceso, spesso dirompente nel movimento delle donne

C’è chi dice: chi lo fa, va sanzionato. E, chi dice: io non sono d’accordo, non lo farei mai, ma chi lo vuole fare deve avere la libertà di farlo. Oppure -Visto che c’è regolamentiamolo al meglio

E, qui il dibattito si sposta sui diritti. Un dibattito che ha visto un tempo il movimento delle donne confrontarsi anche in modo molto aspro sulla legge contro la violenza sulle donne. C’era chi diceva  che  era giusto la denuncia d’ufficio, chi diceva  che era solo la donna violentata  a dover denunciare il fatto, rivendicando il principio dell’autodeterminazione.

Un dibattito dunque che non si è chiuso. Speriamo solo di poter leggere gli atti di questi primi due incontri.