091023381-2f827244-c12d-40e6-8a3e-6e72b7013e14Secondo le stime ci sarebbero circa 240 vittime durante l’ultimo naufragio. Anche Medici senza frontiere ribadisce la sua contrarietà all’Europa dei muri. Oggi a Roma la manifestazione di protesta.

La società civile scende in piazza OGGI  sabato, 25 marzo, in occasione della riunione dei capi di stato europei per la firma dei trattati di Roma. Diverse manifestazioni sono prevista dalla mattina per protestare contro le disuguaglianze sociali, l’insicurezza e il modo in cui si sta trattando il fenomeno migratorio all’interno dell’Ue. Il primo corteo delle organizzazioni partirà alle 11 da piazza Vittorio e arriverà al Colosseo. La manifestazione denominata “Per la nostra Europa” ha l’obiettivo di richiamare l’attenzione sulle “disuguaglianze e l’ insicurezza sociale, diffuse a piene mani dall’austerità e da politiche ingiuste, alimentano culture e movimenti reazionari . Si moltiplicano razzismi, nazionalismi regressivi, muri, frontiere e fili spinati

All’iniziativa hanno già aderito molte associazioni e ong, come Arci, Acli, Auser, Lunaria, Baobab esperience, Aoi e Legambiente. Per l’occasione è stato anche lanciato un appello, tradotto in diverse lingue: “Un’altra Europa è necessaria, urgente e possibile e per costruirla dobbiamo agire. Denunciare le politiche che mettono a rischio la sua esistenza, esigere istituzioni democratiche sovranazionali effettivamente espressione di un mandato popolare e dotate di risorse adeguate, il rispetto dei diritti sanciti dalla Carta dei Diritti Fondamentali, difendere ciò che di buono si è costruito, proporre alternative, batterci per realizzarle, anche nel Mediterraneo e oltre i confini dell’Unione. Ci vuole un progetto di unità europea innovativo e coraggioso, per assicurare a tutti e tutte l’unico futuro vivibile, fondato su democrazia e libertà, diritti e uguaglianza, riconoscimento effettivo della dimensione di genere, giustizia sociale e climatica, dignità delle persone e del lavoro, solidarietà e accoglienza, pace e sostenibilità ambientale – si legge -. Dobbiamo essere in grado di trasformare il “prima gli italiani, gli inglesi i francesi”, in “prima noi tutte e tutti”, europei del nord e del sud, dell’est e dell’ovest, nativi e migranti, uomini e donne. Ripartiamo da qui, da Roma, uniti e solidali, per costruire quel campo che, oltre le nostre differenze, nel nostro continente e in tutto il mondo, sappia essere all’altezza della sfida che abbiamo di fronte”.

Sulle acque del Tevere per ricordare la strage dei migranti nel Mediterraneo. Nel pomeriggio di oggi, sabato, invece, si svolgerà una grande azione di protesta sulle acque del Tevere. L’appuntamento è alle 15,30 a ponte Sant’Angelo, l’obiettivo è “portare il Mediterraneo nel cuore di Roma”, lo slogan scelto “Not my Europe”. “Le politiche migratorie dell’Europa sono fatte di muri, blocchi, accordi disumani con paesi di Africa, Asia e Medio Oriente. Condannano persone in fuga da guerre, persecuzioni e povertà a viaggi sempre più spesso mortali o le respingono verso la sofferenza che si sono lasciati alle spalle – scrivono gli organizzatori -. Lanciamo un messaggio forte ai leader europei che saranno riuniti per celebrare i 60 anni dei Trattati di Roma: il destino di migranti e rifugiati ci riguarda. La strage continua nel Mediterraneo deve finire, attraverso l’apertura immediata di canali di ingresso regolare e protetto. Mostriamo ai leader l’altra faccia dell’Europa, che vogliamo accogliente e solidale”. Tra le organizzazioni promotrici: Medici senza frontiere, Amnesty International, A Buon diritto, Arci, Asgi, Cild, Oxfam, Unicef e Save the children. Intanto già questa mattina in Campidoglio si è svolto il primo flash mob: gli attivisti di Baobab experience hanno organizzato un sit-in con lo slogan “Refugees welcome” e “Europe for all”.

“Il dolore per le tante vite spezzate in questi giorni è tanto. Non possiamo rimanere in silenzio.

Queste morti, uniti alle vittime del terrorismo nel mondo, dimostrano che siamo vittime di politiche nazionali e sovranazionali sbagliate che con il pretesto della sicurezza non fanno nulla per costruire giustizia e coesione sociale, ma al contrario alimentano esclusione e violenza”. A sottolinearlo è padre Camillo Ripamonti, presidente del Centro Astalli all’indomani della notizia del terribile naufragio a largo delle coste libiche, che secondo le stime avrebbe causato circa 240 morti. L’ong Proactiva arms, ha infatti recuperato ieri cinque cadaveri in mare e intercettato due gommoni poco distanti, in ognuno dei quali viaggiavano (secondo le ricostruzioni) almeno 120 persone.

Per questo il Centro Astalli esprime “profondo cordoglio” e chiede ancora una volta alle istituzioni europee e nazionali “vie legali di ingresso che spezzino finalmente il giogo dei trafficanti; l’attivazione di quote di resettlement significative; politiche lungimiranti di accoglienza che costruiscano l’integrazione fin dal primo giorno, e che contribuiscano al rafforzamento della coesione sociale in un’ottica di inclusione e valorizzazione delle diversità e, infine, una seria politica di cooperazione allo sviluppo che abbia come obiettivo la costruzione di una pace duratura e di uno sviluppo sostenibile nei paesi d’origine”.

“La sicurezza dei cittadini non si ottiene facendo accordi con Paesi Terzi instabili che non possono dare garanzie di effettivo rispetto dei diritti umani – continua padre Ripamonti -. La sicurezza dei cittadini non si ottiene commerciando in armi con Paesi in cui conflitti e persecuzioni costringono alla fuga civili innocenti. Non si ottiene neanche snaturando la cooperazione allo sviluppo condizionandola all’adesione da parte di Pesi di origine di strategie di contenimento delle migrazioni ingiuste e irrealistiche. Non è sicurezza – conclude – quella che si paga con sacrificio di altre vite umane”.

Anche Medici Senza Frontiere (Msf) dice basta alle morti in mare e definisce “strumentali” le polemiche di questi giorni che accusano le ong impegnate nel salvataggio in mare dei migranti di aiutare, di fatto, i trafficanti. Per questo l’ong parteciperà oggi a Roma alla manifestazione di protesta Not My Europe, organizzata dalla società civile, con l’obiettivo di portare il Mediterraneo sulle acque del Tevere. “Aderiamo alla mobilitazione per ribadire la nostra contrarietà all’Europa dei muri, dei blocchi, delle polemiche strumentali che accusano chi aiuta, degli accordi disumani che costringono persone disperate a sofferenze terribili, anche a rischio della vita, pur di trovare una precaria sicurezza sul continente” sottolinea Gabriele Eminente, direttore generale di Msf che parlerà dal palco dell’evento. “Abbiamo ben chiaro l’impatto di queste politiche sulla pelle delle persone, ne curiamo le conseguenze nei campi rifugiati, alle frontiere sbarrate dell’Europa, in un Mediterraneo mortale, che quelle stesse politiche hanno lasciato come unica alternativa. È una crisi creata dalla ‘fortezza Europa’ e alimentata dal dibattito della paura, di cui migliaia di persone vulnerabili fanno tragicamente le spese – continua Eminente –. Finché l’Europa non garantirà canali sicuri perché chi fugge possa trovare sicurezza, faremo tutto il possibile per continuare a salvare vite e offrire assistenza. Sabato lo ribadiremo sul ‘Mar Tevere’ insieme ai tanti attivisti e volontari della società civile che ogni giorno sono in prima linea per costruire solidarietà e accoglienza, verso un’Europa semplicemente più umana”.