Lidia Menapace ha collaborato e collabora con molte testate femministe: marea, noi donne, il paese delle donne….

Per le giovani che ancora non conoscessero la storia di Lidia Menapace: giovanissima prese parte alla Resistenza  come staffetta partigiana e nel dopoguerra fu impegnata nei movimenti cattolici, in particolare con la FUCI, Federazione Universitaria Cattolica Italiana. All’inizio degli anni sessanta comincia a insegnare presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore[; poi, trasferitasi in Alto Adige nel 1964, fu – assieme a Waltraud Gebert Deeg – la prima donna eletta nel consiglio provinciale di Bolzano e, in quella stessa legislatura, anche la prima donna ad entrare nella giunta provinciale (fu assessora alla sanità). Insegnante, simpatizzò per il Partito Comunista Italiano ma nel 1969 venne chiamata dai fondatori nel primo nucleo de il manifesto. Nel 1973 è stata tra le promotrici del movimento Cristiani per il Socialismo.

 

Lidia Menapace rappresenta inoltre una delle voci più importanti del pacifismo e del femminismo italiano.

 

 

Nelle elezioni politiche del 2006 viene eletta al Senato nelle liste di Rifondazione Comunista; la sua candidatura è stata resa possibile in sostituzione di Marco Ferrando, il leader di una minoranza del PRC, protagonista di una polemica che ne ha comportato la rimozione dalle liste del partito. Pochi mesi più tardi Menapace ricevette alcuni voti in occasione dello scrutinio segreto per l’Elezione del Presidente della Repubblica Italiana del 2006.

È autrice di numerosi libri tra cui: Il futurismo. Ideologia e linguaggio (1968); L’ermetismo. Ideologia e linguaggio (1968); Per un movimento politico di liberazione della donna (1973); La Democrazia Cristiana (1974); Economia politica della differenza sessuale (1987); Né indifesa né in divisa (1988); Il papa chiede perdono: le donne glielo accorderanno? (2000); Resisté (2001) e Nonviolenza (2004); Lettere dal Palazzo a cura di Monica Lanfranco e Luciano Martocchia,(2007) Tutte le riflessioni dal Parlamento da quando Lidia Menapace è stata eletta; Un anno al senato – Lucido diario di fine legislatura a cura di Luciano Martocchia – una cronaca impietosa sulla fine legislatura del Governo Prodi (2008). Ha partecipato con un intervento al testo di Monica Lanfranco e Maria Di Rienzo “Donne disarmanti – storie e testimonianze su nonviolenza e femminismo”.

Poco dopo la nascita del governo Prodi è proposta alla presidenza della Commissione Difesa al Senato, gesto considerato un affronto da alcuni elementi della Casa delle Libertà visto il suo antimilitarismo. A scatenare le polemiche, una sua intervista a Francesco Battistini del Corriere della Sera, nella quale descrive inutilmente costose e inquinanti le Frecce Tricolori. La mattina stessa della pubblicazione dell’intervista, al posto della Menapace viene imprevedibilmente eletto il senatore Sergio De Gregorio (Italia dei Valori), sostenuto dall’opposizione. Successivamente è stata duramente contestata da alcuni settori del movimento pacifista per la sua scelta di votare il rifinanziamento della missione in Afghanistan, posizione secondo i contestatori quantomeno incoerente verso i settori dell’opinione pubblica di cui ella diceva di volersi far interprete in campagna elettorale. Dal 6 febbraio 2007 al 28 aprile 2008 ha ricoperto la carica di presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sull’uranio impoverito.

Nel 2009 Lidia Menapace si candida alle elezioni europee nella lista anticapitalista PRC-PdCI nella circoscrizione Nord-Est.

Nell’aprile 2011 entra a far parte del Comitato Nazionale ANPI.