All’assemblea indetta per preparare la mobilitazione contro la proposta di legge Tarzia (n.21 del 26 maggio 2010) erano presenti circa 70 donne; l’assemblea è durata dalle 18 alle 22: pubblichiamo una nota sintetica sui temi affrontati e delle proposte emerse Viene ricordata la battaglia che fu fatta nel 2005 dalle donne del Lazio, con la raccolta di 50.000 firme contro una analoga proposta di Tarzia (allora nella giunta Storace) che ebbe il risultato di bloccarla.
_ [L’attuale proposta->http://www.luisalaurelli.com/public/allegati/proposta_di_legge_sui_consultori1.pdf] è gravissima, peggiore di quella di 5 anni fa; sposta i soldi dal servizio pubblico al privato; sposta sulla famiglia il centro dell’interesse ( quella fondata sul matrimonio, sui “valori etici”, ecc) invece che sulle donne; introduce inutili nuovi soggetti professionali e un improbabile comitato bioetico.

{{Questa legge non è emendabile e bisogna fare in modo che non arrivi neanche al consiglio regionale}}; le donne dovranno mettere in atto una opposizione drastica, in modo trasversale; dobbiamo stabilire fiducia e affidamento tra di noi e le nostre diversità per attuare metodi di lavoro all’altezza del compito, che si presenta difficile , anche per il quadro culturale ed economico nel paese e nella regione.

_ {{Questa legge si propone di abrogare la legge 15 del 1976}}, che invece va applicata rigorosamente, aumentando il numero dei consultori e stabilizzando le risorse già destinate. ([Luisa Laurelli->http://www.luisalaurelli.com])

Questa proposta di legge è un ulteriore attacco alla salute riproduttiva delle donne, già minacciata dalla precarietà del lavoro e dalla mancanza di garanzie ( cfr. la lettera di dimissioni in bianco) Si vuole mettere sotto tutela le donne, considerandole incapaci di decidere , mentre è la loro libertà individuale di scelta la garanzia per la salute.
Non si tratta di fare una battaglia per l’aborto, ma di difendere la salute riproduttiva delle donne, come già indica la 194 . Da tener presente non solo la situazione di Roma, ma anche quella delle province, dove la legge 194 viene disattesa quotidianamente ( ad es. Latina , Frosinone, ma anche Nettuno, Anzio, Anagni, Priverno (Giovanna Scassellati, Augusta Angelucci).

Gli obiettori stanno occupando ospedali e servizi e di fatto stanno mettendo in atto lo smantellamento dei servizi e della legge 194
Più che l’accentuazione sui valori etici,{{ è inaccettabile l’esproprio di un servizio pubblico a vantaggio di privati}}; nella campagna di informazione si deve affermare l’orgoglio delle operatrici dei consultori e il loro lavoro (Angelici) ; un censimento sull’età degli operatori dei consultori mette in luce il rischio che tra qualche anno i consultori si svuotino e che , dato il contesto sociale, la svendita sia completa.
Questa legge ha delle sinistre somiglianze con la legge proposta da Meloni sulle associazioni giovanili; particolarmente inaccettabile l’idea del bonus ({{Claudia Bella}})

Si è svolta a Lucha y siesta un’{{assemblea su questi temi il 9 luglio}}: la legge è stata giudicata inemendabile e irricevibile, ma non ci si può nascondere aspetti di criticità dei consultori ( assenza dell’assemblea delle donne, non risolto l’accesso alla Norlevo, sono diventati solo presidi di sanitari, non rappresentano più lo spazio in cui trovare la comprensione e il sostegno che ci si aspetta) Necessarie lotte delle donne per nuovi servizi; tener conto dei nuovi soggetti , come le più giovani e le donne migranti ({{Serena Fredda}}) .

Si ritiene {{prioritaria la battaglia per la somministrazione della RU486 e contro l’ospedalizzazione obbligata }}; nel dibattito che segue emergono valutazioni diverse sulla opportunità o meno di aprire lo scontro sulla ospedalizzazione, le operatrici ritengono più urgente lavorare perché sia resa disponibile la RU e sia inserita nel prontuario regionale, altrimenti i servizi ospedalieri non possono attivarsi.

Si segnala anche la {{pericolosità della minaccia sottintesa nella circolare Roccella}}, per cui se una donna firma per non accettare il ricovero, vuol dire che rinuncia al seguito della pratica abortiva e quindi alla successiva somministrazione del Citodex ({{Canitano}})

Scandalosa l’impostazione ideologica che ricentra la famiglia con funzioni economiche; {{scompaiono le donne, ma scompare anche l’autodeterminazione}} ({{Daniela Amato}})

{{Questa legge va vista come parte del processo in atto di smantellamento della cittadinanza e della libertà individuale di scelta}}, fondamento della democrazia e delle nostra libertà; cfr questione operaia e vicenda di Pomigliano, ma anche la negazione del diritto di scelta sul proprio corpo e le disposizioni sul fine vita. Inaccettabile la visione etica dello Stato, già a fondamento del fascismo ({{Cristina Damiani}})

{{Le donne non possono non decidere}}; in questi anni hanno scelto ed è per questo che sono sotto attacco, come si vede dalle uccisioni di questi giorni; l’attacco violento, evidentemente, è alla autodeterminazione delle donne ({{Marta Magini}})

– { {{Documentazione}} }

Per la necessaria campagna culturale si deve:

– {{Curare materiale di documentazione}}; alle operatrici dei consultori si chiede di mettere a disposizione le loro documentazioni e competenze;

– Si propone una {{mappatura dei consultori senza obiettori di Roma e Lazio}}
Riconoscere che le indicazioni del POMI sono state disattese dalle finanziarie dei diversi governi, non solo dalla destra.

– {{Comunicazione e diffusione }}

Proposta di campagna informativa, rivolta alle donne a tutto tondo, non solo a quelle di sinistra o vicine a noi; cercare anche il confronto con gli uomini ; si deve però tener conto dei nuovi modi di comunicazione, anche informatici e dei nuovi soggetti.
– Si, quindi alle forme tradizionali (volantinaggio, incontri, lezioni, dialogo e confronto, presenza fisica nei luoghi di lavoro ecc.) ma anche apertura a nuove modalità ( facebook, internet, video, brevi spot ecc.)
Valeria Brigida si dice disponibile a impegnarsi su questo fronte, per la sua esperienza di giornalista; così anche Tiziana Bartolini e Laura De Micheli

– {{I luoghi}}

{{
La casa delle Donne è il luogo idoneo per la mobilitazione}}, in quanto sede autorevole per la politica delle donne e non legata a interessi partitici.
Disponibilità anche di siti on line , come il Forum per la salute delle donne italiane e migranti, ( Maura Cossutta) il sito di Vita di Donna, il sito [Controviolenzadonne.org->http://www.Controviolenzadonne.org].

{{Proposte }}

D’accordo sulla necessità di rispettare la pluralità e la ricchezza delle presenze e delle posizioni, ma si ritiene utile l’ipotesi di un coordinamento (una “carovana” ?) e di una piattaforma comune, sulla quale far convergere le tante iniziative e mobilitazioni previste. Importante fare le iniziative che più si ritengano adeguate a seconda delle differenze.
D’accordo anche sulla necessità di evitare il vittimismo e di muoversi per difendere i diritti acquisiti.

{{Necessario un fronte comune}} anche per smuovere lo zoccolo della disaffezione delle donne. Se il consultorio è solo degli operatori, non serve ({{Pina Adorno}})

Viene avanzata la{{ proposta di seguire l’esperienza del cartello antiviolenza delle donne di Napoli }} e di saldare la battaglia contro la proposta Tarzia a quella contro la violenza ( {{Carla Cantatore}}) ; altre ({{Meg galanti, Daniela Amato}}) intervengono in modo critico, e non ritengono che si debbano confondere i due fronti.

La [legge regionale n 15 del 1976->http://www.www.cpo.regione.lazio.it/binary/cpo/leggi/lr_15_76.1095166830.pdf] non va toccata, ma applicata; servono politiche che aiutino la maternità consapevole, l’ occupazione, la conciliazione (Claudia Bella allega un ODG del CD della CGIL Di Roma e Lazio)

Accanto alle analisi necessarie, che possiamo mettere a disposizione anche on line, necessario concentrarsi sulle proposte operative e sulle iniziative.
Per gli evidenti aspetti di incostituzionalità di questa proposta ( e quindi inapplicabilità) ci si propone di coinvolgere da subito esperti/e giuridici e costituzionalisti/e ({{Scassellati, Loredana Angelici}}, ) come anche di appellarsi alla risoluzione europea .

Si propone di rivolgersi anche a Polverini, per diffidarla dal coprire quanto sta avvenendo e per sollecitarla all’obbligo di insediare quanto prima la consulta dei consultori familiari e metterla in funzione

A settembre rientrare nei consultori e provare a creare di nuovo l’assemblea delle donne; necessario costruire con le operatrici un rapporto positivo, per una informazione capillare.