“Non ci sono le condizioni per approvare il ddl sulla cittadinanza entro l’estate”. Lo ha detto chiaramente il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, ribadendo che si tratta di una “legge giusta” sulla quale rimane l’impegno “personale e del governo per approvarla in autunno”. Ma in molti leggono nelle parole del premier i segnali di una resa: il rinvio potrebbe significare l’ennesimo accantonamento di una legge tanto attesa da anni. E che mai, come in questa legislatura, sembrava ad un passo dal diventare legge dopo l’approvazione alla Camera nell’ottobre dello scorso anno. Dura la reazione di tutto il mondo delle organizzazioni che si occupano dei diritti dei migranti e dei minori.

ARCI : boccone amaro, prevale il calcolo elettorale. Critica le parole di Gentiloni l’Arci, che per prima ha sostenuto la campagna “L’Italia sono anch’io”. “Quel che temevano è purtroppo diventato realtà. Grazie a un gioco di scaricabarile fra il segretario del Pd e il governo, il rischio che neanche in questa legislatura venga approvata la legge di riforma della cittadinanza è altissimo – sottolinea la presidente Francesca Chiavacci -. Il boccone da ingoiare è veramente amaro. Prevale nuovamente il calcolo elettorale. Il segretario della principale forza politica che sostiene il governo aveva assicurato che una legge di civiltà come questa non si poteva non approvare subito, ma poi ha aggiunto che la decisione sulla fiducia sul cosiddetto ius soli “temperato” spettava al governo e solo al governo. Così il presidente del Consiglio si è ritrovato col cerino acceso in mano. E Gentiloni ha preferito dire no e rinviare. Invece di ribadire le ragioni di una legge giusta e urgente, si è preferito evitare incognite su un voto dagli esiti incerti”. Secondo Chiavacci il rinvio in autunno “significa praticamente mai in questa legislatura, perché a settembre il Parlamento sarà impegnato su una difficile legge di Stabilità e la sessione di bilancio durerà tutto dicembre”. “Sarebbe più onesto dire chiaro e tondo che dello ius soli si parlerà ormai nella prossima legislatura, sempre che gli equilibri che usciranno dalle elezioni lo consentano – aggiunge la presidente dell’Arci -. E così più di un milione di bambine e bambini, ragazze e ragazzi, nati o cresciuti in Italia da genitori stranieri continueranno a vedersi esclusi dalla cittadinanza italiana, nonostante italiani si sentano a tutti gli effetti. Una decisione ipocrita e crudele per gli effetti che comporta. Due ragazzi seduti nello stesso banco, o che giocano insieme a pallone, o che frequentano lo stesso gruppo di amici, non avranno uguali diritti. Un’ingiustizia insopportabile”.

UNICEF: si violano i diritti bambini, ora fact checkimg su dichiarazioni dei politici.  Sulla stessa scia anche Andrea Iacomini portavoce di Unicef Italia. “Il governo fa i conti col pallottoliere, politicamente Gentiloni non poteva fare altro. Ma la riforma della cittadinanza non è di destra o di sinistra: riguarda i bambini. Non approvarla significa dire che questa classe dirigente non dà seguito a questioni di interesse nazionale. Significa violare ancora una volta il trattato sui diritti dei minori dell’89. Significa che una classe politica, piena di madri e padri, i cui figli vivono in classe questa realtà ogni giorno, non vuole guardare al futuro del paese”. Il portavoce di Unicef propone anche un fact checking sulle dichiarazioni dei politici negli ultimi mesi: “dobbiamo far vedere agli italiani tutto ciò che la classe politica italiana ha detto e non mantenuto su questo tema, e come sono cambiate le opinioni”. Inoltre, secondo Iacomini, bisogna sgomberare il campo da false informazioni: “la legge sulla cittadinanza non c’entra niente con gli arrivi”. “Dopo mesi di polemiche sui salvataggi in mare, ora si accosta il tema dello ius soli al problema dell’accoglienza, o addirittura del terrorismo – afferma – tutto questo è strumentale. Questi bambini sono già italiani, è la politica che non vuole riconoscerli”. Per questo Unicef si appella al presidente della Repubblica Mattarella affinché “faccia sentire la sua voce”. “In questo momento le associazioni e le ong stanno colmando un vuoto che politicamente è insopportabile. Non dovremmo essere gli unici a dire che questa legge va fatta, e va fatta adesso”.

MIGRANTES: politica incapace di risolvere i problemi reali del paese. Duro il commento anche di monsignor Giancarlo Perego, direttore generale pro-tempore della Fondazione Migrantes e arcivescovo di Ferrara-Comacchio, n una nota al Sir dopo il rinvio del ddl sullo “ius soli”. “Dietro questo rinvio – spiega – c’è la paura di affrontare un tema che certamente divide la società civile, che è, però, in democrazia un tema sul quale i politici non possono che essere responsabili. Si tratta di un provvedimento che riguarda poche migliaia di persone, ragazzi che hanno terminato gli studi, che giocano con i nostri ragazzi, partecipano alla vita delle città. Ci sono genitori che lavorano e sono dentro le nostre comunità. Rinviare ancora lo ‘ius soli’ significa non volere quella cittadinanza attiva dei migranti che è un tassello della democrazia. È questo l’aspetto più deludente di quanto annunciato dal premier Paolo Gentiloni”.

CISL: “Speriamo non si tratti di una resa”. “Speriamo che come ha detto ieri il Presidente del Consiglio, Gentiloni, si tratti davvero solo di un rinvio e non di una resa incondizionata a tutti coloro che si oppongono al riconoscimento dello ‘ius soli’ con critiche strumentali e paure immotivate”. E’ quanto ha dichiarato la segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan. Che ha aggiunto: “E’ evidente che il futuro di migliaia di bambini nati e cresciuti in Italia che parlano la nostra lingua, frequentano le nostre scuole accanto ai nostri figli, è diventato terreno di pura speculazione elettorale. E’ assolutamente inconcepibile legare il tema spinoso degli sbarchi e dell’accoglienza, che va affrontato politicamente in chiave europea, al riconoscimento di un diritto giusto e sacrosanto. Approvare la legge sullo ‘ius soli’ è un gesto di democrazia, di civiltà e di giustizia sociale. Non possiamo più permettere che la vita di ragazzi a tutti gli effetti italiani sia legata ad un permesso di soggiorno ed al rischio di un foglio di via. Questo è il vero pastrocchio. Un paese civile come l’ Italia, che ha una Costituzione tra le più moderne ed attuali del mondo, non può consentire che lì dove l’integrazione ha superato ogni diversità, sia la politica ad alzare nuove barriere”. (ec)