Il cuore del numero verte intorno al suo caso, raccontato in prima persona dallo stesso Lucano – di cui proponiamo il discorso tenuto a Milano il 30 ottobre scorso – e analizzato nel dettaglio da Annalisi Camilli che ci spiega perché un sistema che funziona, come il cosiddetto “modello Riace”, viene messo in discussione. Muovendo dalla vicenda, Erri De Luca, Ascanio Celestini, Angelo d’Orsi e Ginevra Bompiani parlano invece più nel dettaglio della tensione tra legge e giustizia, spiegando perché, oggi come ieri, è necessario ribellarsi alle leggi ingiuste.

Al tema della giustizia è dedicato anche l’intervento di Roberto Scarpinato il quale, partendo da un’analisi della composizione carceraria italiana, arriva a concludere che in prigione, a espiare effettivamente la pena, oggi come ieri e l’altro ieri finiscono coloro che occupano i piani più bassi della piramide sociale mentre praticamente assenti sono i cosiddetti colletti bianchi.

Ma il numero di MicroMega in edicola dal 22 novembre non finisce qui. In occasione del centenario della fine della Grande Guerra la rivista diretta da Paolo Flores d’Arcais offre ai suoi lettori un ampio saggio del sociologo e psicoanalista tedesco Franz Maciejewski che ricostruisce i passaggi centrali del primo dopoguerra mettendo in luce come la fondazione dei Freikorps, in Germania, rappresenti le ‘prove generali’ di Auschwitz. Chiara Saraceno spiega poi perché quello targato 5 Stelle tutto è tranne che un vero reddito di ‘cittadinanza’; Luisa Betti Dakli racconta la ‘deriva polacca’ dell’Italia sul fronte dei diritti, in particolare quello all’aborto e al divorzio; Timothy Garton Ash ci racconta la controrivoluzione antiliberale che sta vivendo la Polonia; Flavio De Bernardinis descrive la metamorfosi del linguaggio cinematografico nell’epoca dominata dalla dittatura dell’evento; Gianmarco Pondrano Altavilla e Antonio Scala dimostrano, dati alla mano, che nell’età della comunicazione social i pilastri della liberaldemocrazia sono in serio pericolo.

Il numero ospita poi – sotto il titolo “Eppur si muove. Cronache dalla democrazia sommersa” – la prima di una serie di puntate dedicate a quelle realtà che nel nostro paese, dal basso, nella società civile, continuano a creare quel fermento che sembra mancare totalmente alla politica istituzionale. A raccontarsi in questo primo appuntamento sono il progetto Rifestival-Culture in Rete della Rete degli universitari di Bologna e Scomodo, la rivista totalmente indipendente lanciata da un gruppo di studenti liceali e universitari di Roma.

Arricchisce e completa il numero il dialogo sul futuro del socialismo in Europa tra il leader del partito laburista Jeremy Corbyn e l’ex ministro delle Finanze greco, fondatore del movimento paneuropeo Diem25, Yanis Varoufakis.

IL SOMMARIO DEL NUMERO

ICEBERG – la legge e la rivolta

Domenico LucanoUn’altra umanità è possibile   

Tutto ha inizio nel 1998, quando a Riace sbarca un gruppo di profughi curdi. Da quel momento prende avvio la realizzazione di un sogno: far tornare a nuova vita un borgo che si stava spopolando, facendo incontrare i disperati in fuga dalla guerra con i pochi abitanti rimasti in paese, forse non meno disperati. Un sogno bruscamente interrotto dalle recenti vicende giudiziarie che hanno coinvolto il sindaco Domenico Lucano, ideatore e anima del ‘modello Riace’. Che in un discorso tenuto recentemente a Milano, e che qui pubblichiamo, continua a spiegare che un’altra umanità è possibile.

Annalisa Camilli – Riace: colpirne uno (che funziona) per educarne cento   

Tutto inizia quasi per caso nel 1998: un gruppo di rifugiati curdi approda sulle coste calabre, nei pressi di Riace. L’allora semplice attivista Domenico Lucano (che poi diverrà sindaco) propone al comune di rilevare le case abbandonate del centro storico e assegnarle ai rifugiati: ha avvio così quello che poi è divenuto noto come il ‘modello Riace’. Inizialmente frutto di iniziative private, solo dopo diversi anni inizia a utilizzare anche fondi pubblici, diventando presto un fiore all’occhiello del sistema Sprar. Un modello oggi sotto attacco per presunte irregolarità amministrative e discutibilissimi profili penali.

Erri De Luca – Quando la disubbidienza è libertà e giustizia

A partire da Adamo ed Eva, la disubbidienza all’autorità è stata la cifra dell’umanità. Perché è il sabato a essere fatto per l’uomo, non l’uomo per il sabato. Esiste un antico dissidio tra giustizia e legge: le leggi, anche quando perfettamente legittime, possono essere oscenamente ingiuste, e in questi casi vanno perciò respinte. La specie umana non ha l’obbligo dell’ubbidienza, ha invece l’obbligo della libertà. Che non è un diritto, ma un dovere.

Ascanio Celestini – Se la legge è ingiusta è giusto essere contro   

È semplicemente assurdo anche solo che si stia a discutere dell’operato di Domenico Lucano, che è riuscito letteralmente a rifare un paese dove c’era solo desolazione. Prima che un diritto venga conquistato e scritto nero su bianco, chi si ribella è contro la legge. Ci sono casi, dunque, in cui non solo è giusto, ma è anche cruciale per la sopravvivenza della democrazia mettere in discussione le leggi. Oggi stiamo invece perdendo la nostra umanità.

Angelo d’Orsi – Legalità non (sempre) è giustizia (ovvero del diritto a disobbedire alle leggi)

Con il processo di Norimberga è diventato chiaro: la legalità formale, il mero rispetto delle norme in vigore, può fare da foglia di fico per le peggiori atrocità. ‘Ho obbedito agli ordini’: quante volte lo abbiamo sentito a giustificazione di veri e propri crimini, a partire da quelli perpetrati dai nazisti? Perché legalità, legittimità e giustizia non stanno su una stessa linea di continuità, ma sono tre concetti assai diversi, che è pericoloso confondere.

Ginevra Bompiani – Di fianco alla legge

Esiste la legge civile, quella nella quale entriamo tutti automaticamente in quanto cittadini e davanti alla quale stanno i guardiani per impedire che qualcuno ne esca. E poi c’è la legge umana, intima, universale e segreta, la cui porta va forzata per entrarvi, non per uscirne. Ma l’abitudine di lasciare che altri decidano per noi e di pensare che non è una nostra responsabilità quello che facciamo o diciamo se ubbidiamo a leggi che ci sono state imposte, ci impedisce di vedere che la porta della legge umana è aperta: essa ci appartiene e sta solo a noi decidere di oltrepassare quella soglia. Considerazioni in discussione con Kafka, Arendt e Thoreau.

DIALOGO

Yanis Varoufakis / Jeremy Corbyn – Può risorgere ‘il sol dell’avvenire’?

Povertà, welfare, pensioni, sanità ma anche Unione europea, Brexit e banche. Dopo il grande successo alle ultime elezioni nel Regno Unito, il leader del partito laburista si confronta in un dialogo a tutto tondo con l’ex ministro delle Finanze greco, fondatore del movimento paneuropeo Diem25. Per concluderne, concordi, che è quanto mai necessario mettere in piedi un’Internazionale progressista.

SAGGIO 1

Roberto Scarpinato – Chi ha paura della giustizia?

Per valutare il livello di giustizia ed equità di un sistema giuridico non basta andare a leggere quello che c’è scritto nei codici, perché la distanza fra law in book e law in action può essere enorme. Più utile è andare a guardare, per esempio, la composizione carceraria, che ancora oggi in Italia rispecchia un modello di diritto penale per il quale il ‘delinquente’ tipo è appartenente alle classi sociali più svantaggiate, mentre praticamente assenti sono i cosiddetti colletti bianchi. Che però si macchiano dei reati che più destabilizzano la coesione e la tenuta sociale di un paese, dai depistaggi alla corruzione.

LABIRINTO

Chiara Saraceno – Reddito di cittadinanza tanta confusione sotto il cielo   

Lo chiamano ‘reddito di cittadinanza’ ma in realtà la proposta del Movimento 5 Stelle poco o nulla ha a che fare con l’idea di un reddito di base indipendente dal lavoro che è al centro delle proposte europee più avanzate. Con un’impropria identificazione tra ‘povero’ e ‘disoccupato’ e un approccio paternalista che vede nel percettore del reddito un potenziale approfittatore da tenere sotto sorveglianza (e a cui prescrivere persino i consumi), quello proposto dal governo Conte tutto è fuorché uno strumento di emancipazione e cittadinanza.

Luisa Betti Dakli – La deriva polacca dell’Italia

In Polonia l’influenza delle posizioni più reazionarie e fondamentaliste della Chiesa cattolica è ormai conclamata e l’attacco ai diritti – specie quelli delle donne – è quotidiano. Anche il nostro paese è avviato sulla stessa strada: tra le posizioni del ministro Fontana contro l’aborto e i diritti dei gay, le mozioni di vari comuni a sostegno di associazioni sedicenti ‘prolife’ e l’osceno ddl Pillon sull’affido condiviso – che, di fatto, mette in questione il diritto al divorzio – i segnali della deriva reazionaria ci sono tutti.

Flavio De Bernardinis – Dal vero al possibile – L’evoluzione del linguaggio cinematografico

Fino agli anni Settanta era comune la prassi di entrare al cinema a film già abbondantemente iniziato, per poi rimanere in sala e guardare la prima parte sapendo già come sarebbe andato a finire. Un modo di fruire la pellicola che consentiva di guardare la prima parte del film col senno di poi e di cogliere elementi di possibilità che altrimenti sarebbero rimasti nascosti. Un’esperienza che è oggi – nell’epoca in cui è obbligatorio fuggire qualsiasi spoiler, nel culto spasmodico di ciò che sta per succedere – semplicemente impensabile.

Gianmarco Pondrano Altavilla e Antonio Scala – Ripensare i fondamenti della liberaldemocrazia nell’era di internet   

Il pluralismo delle opinioni è uno dei cardini delle teorie politiche liberaldemocratiche, che si fondano sull’assunto che il confronto fra idee diverse sia in grado di modificare le convinzioni delle persone, facendo circolare la conoscenza. Ma cosa succede quando il modello comunicativo dominante è quello dei social, dove – come dimostrano diversi studi empirici – ciascuno è chiuso nella propria ‘camera d’eco’ e il confronto con le opinioni diverse non fa che rafforzarlo nelle proprie convinzioni?

EPPUR SI MUOVE – cronache dalla democrazia sommersa

Angelo Chilla – Un Festival studentesco per rifondare la politica   

Tutto comincia il 2 giugno 2016: mentre Bologna si prepara alla visita di Matteo Salvini, in città per chiudere la campagna elettorale della candidata sindaco del centro-destra, presso la sede della Rete degli universitari, da un gruppo di ragazzi militanti, nasce il progetto Rifestival-Culture in Rete. Che, rompendo con tutta la liturgia dell’organizzazione studentesca tradizionale, in due anni e mezzo mette in piedi due Festival partecipatissimi, coinvolgendo centinaia di ospiti, oltre 200 volontari e toccando le 15 mila presenze.

Edoardo Bucci, Pietro Forti, Francesco Paolo Savatteri – Il modello ‘Scomodo’

Quattrocento ragazze e ragazzi che discutono le notizie, scelgono come confezionarle e poi realizzano un mensile completamente autofinanziato che racconta luoghi abbandonati, periferie, scuole, fenomeni di street art, progetti editoriali, artistici e cinematografici, gruppi musicali, affrontando anche questioni nazionali e internazionali. Tutto questo è Scomodo, la prima rivista studentesca italiana per tiratura (rigorosamente cartacea), che si propone di risvegliare la coscienza critica delle persone per contrastare l’attuale immobilismo politico, sperando che un processo sinergico dal basso possa diventare un modello riproducibile ed espandibile.

MEMORIA

Franz Maciejewski – Uno smarrimento lungo cent’anni (catastrofe e sventura della Grande Guerra)

La guerra non porta con sé solamente uno spaventoso esercito di morti e schiere di mutilati nel corpo. Produce anche migliaia di feriti dell’anima, che non riescono a liberarsi dei profondissimi traumi del fronte e a tornare a una vita normale, reinserendosi nel tessuto sociale. Alla fine della Grande Guerra centinaia di migliaia di menti traumatizzate e moralmente devastate tornarono a casa. In Germania, con la fondazione dei Freikorps arrivò l’occasione per esercitare la follia e per tutto il paese si spanse la scia di sangue del Terrore bianco contro i rossi. È proprio qui, in questo specifico momento del primo dopoguerra, che si svolgono le ‘prove generali’ di Auschwitz.

SAGGIO 2

Timothy Garton Ash – Jesus Rex Poloniae   

Nonostante Kaczynski e i suoi insistano nel dire che si tratta del completamento della rivoluzione avviata dal movimento di Solidarnosc nel 1980 e rimasta – secondo loro – incompiuta nel 1989, quella che sta vivendo la Polonia appare come una vera e propria controrivoluzione antiliberale. Per giunta attuata nel cuore dell’Europa e beneficiando dell’ingente flusso di finanziamenti Ue. Il suo futuro non è ancora scritto e la strada che il paese imboccherà alle prossime elezioni (quattro nel giro di due anni: amministrative, europee, parlamentari e presidenziali) dipenderà ovviamente dagli stessi polacchi, ma anche dall’atteggiamento di Europa, Stati Uniti e del resto dell’Occidente.

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