Fra pochi giorni sarà l’8 marzo e a Roma si scenderà in piazza per manifestare contro la violenza. Dire che l’8 marzo non ha più senso è un atteggiamento o qualunquista o aristocratico in ogni caso controproducente. Per molte persone, invece, questa data, è un simbolo politico che riassume una lunga storia; quella del movimento delle donne e delle loro lotte. Un modo anche per ricordare quella libertà che per molte è ancora un obbiettivo lontano.
_ E, poi, l’{{autodeterminazione}} è una condizione che non può mai essere data per acquisita.

Quest’ anno tra i problemi focalizzati quello endemico della {{violenza}}. Una indagine dell’Istat dice che{{ in Italia sono quasi 7 milioni}} le donne che l’hanno sofferta nel corso della loro vita. Un dramma che non coinvolge solo il nostro Paese. In questi giorni, a New York, nella sede dell’Onu, si sta discutendo per individuare strumenti capaci di contrapporsi alle forme di discriminazione e aggressione, soprattutto, contro le bambine.

Se è importante l’attenzione di organismi istituzionali, nazionali e sovra nazionali, diventa {{indispensabile la presenza politica delle donne}} sul territorio.
_ E’ proprio là, dove si vive, giorno dopo giorno, che vanno respinti, con determinazione, quei comportamenti che segnano il disprezzo verso le donne. La disistima e l’offesa sono anticamera a violenze più gravi.

Così, {{decine di associazioni e collettivi femministi chiedono alle donne di Roma di trovarsi la sera dell’8 marzo, alle 19, a Campo dei Fiori}} per manifestare contro la violenza anche quella più nascosta e silenziosa.

{{Per 3 milioni la trappola è scattata in famiglia}}. Dunque, giovedì ci sarà un {{corteo di donne ma anche di lesbiche}} perché sono, sopratutto loro, a sopportare le maggiori discriminazioni. La negazione di una identità, in questo caso quella sessuale, è una forma pesante di violenza. Bisogna trasformare – si legge sul manifesto di convocazione – la nostra paura in rabbia, la nostra rabbia in forza, la nostra forza in lotta. E’ con queste parole d’ordine che la manifestazione raggiungerà Santa Maria in Trastevere.

_ Sarà una giornata dove il passato e il futuro delle donne si incontrano. Una data per ricordare come molte abbiano fatto della loro vita il luogo politico del loro protagonismo. Serve anche a capire quanto sia importante legare le scelte individuali alle identità collettive. In queste situazioni plurali, chi non ha ancora trovato la forza di dire “io sono mia”, può cominciare a farlo.

{Da E-Polis Roma del 3 marzo}