Articolo di Raffaella Scuderi su Rep.it

La scuola di copertoni di  Khan al Ahmar dove si si è verificata anche un’incursione degli studenti dell’organizzazione di estrema destra filo-israeliana Im Tirzu: respinti dalla popolazione locale hanno poi organizzato contro-manifestazioni in località limitrofe protetti  dalla polizia. La definitività dello sgombero del villaggio appare ormai incontrastabile.

Una manciata di fango tra le gomme usate come mattoni ed ecco che 150 bimbi beduini hanno avuto fino ad oggi la possibilità di studiare sotto a un tetto. Questa iniziativa etica sul riciclaggio sta per diventare un cumulo di macerie.  La Corte suprema di Tel Aviv ha emesso il suo verdetto, per cui in una settimana tutto il villaggio di Khan al Ahmar, a est di Gerusalemme, fatto di capanne e recinti, in cui vive la comunità beduina jahalin, verrà distrutto per fare spazio all’insediamento di Kfar Adumim, a un chilometro da Khan al Ahmar, che si sta ampliando con una previsione di 92 abitazioni di lusso. La motivazione della demolizione è che l’occupazione di tale spazio è stata considerata abusiva.

La decisione è arrivata nonostante le continue pressioni esterne. Alla Ong Terra di Vento, realizzatrice del progetto, sono arrivate numerose  delegazioni ed attestazioni di solidarietà da associazioni, scuole, sindacati, istituzioni religiose, in particolare cristiane. E  la scuola continua ad essere oggetto di una significativa pressione diplomatica internazionale. Da circa un mese, l’avvocato storico dei beduini è stato sostituito da un gruppo di avvocati sostenuti dall’Autorità palestinese, che hanno presentato inutilmente alla Corte una serie di esposti e richieste di chiarimenti.

I beduini si dovranno spostare di 12 chilometri. Il ministro della Difesa israeliano ha plaudito ai tre giudici per il loro coraggio: “Nessuno è al di sopra della legge. Nessuno ci può fermare nel tentativo di attuare la nostra sovranità nazionale e responsabilità di Stato”. I palestinesi affermano che quest’area, denominata area C, che ospita tra i 150.000 e 200.000 palestinesi, è cruciale per lo sviluppo economico del loro futuro Stato. Israele d’altra parte, afferma che le strutture che costituiscono l’accampamento di Khan al-Ahmar sono una minaccia per i residenti a causa della vicinanza a un’autostrada. Ma i critici hanno respinto questa affermazione affermando che è una manovra per rimuovere i circa 180 abitanti del villaggio, per spianare la strada a nuovi insediamenti ebraici. L’ufficio dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani ha invitato Israele ad abbandonare i suoi piani e ha detto che la distruzione della proprietà privata da una potenza occupante viola il diritto internazionale.

Il contesto in cui è nata la scuola non era dei migliori: il clima desertico; la normativa vigente per la quale di fatto ai Palestinesi è precluso il diritto di costruire, la necessità di costruire in modo semplice e veloce, così da poter operare anche in mancanza di manovalanza specializzata, l’uso di materiali locali e le minime risorse finanziarie. Ma ci sono riusciti. Sono stati usati pneumatici usati riempiti di terra. Il pneumatico è un materiale facilmente reperibile a costo zero, caratterizzato da una elevata elasticità e resistenza grazie agli elementi di gomma e ferro che lo compongono. Le gomme così riempite, posizionate a file sfalsate come pesanti mattoni, vanno a comporre le pareti che fanno da tamponamento e struttura portante dell’edificio. L’intonacatura esterna in argilla garantisce la protezione della gomma dai raggi solari, evitandone il deterioramento e il rilascio di sostanze nocive. Quindi fresca in esteate e calda d’inverno.