Questa mappa rappresenta i conflitti  in corso nel mondo. Il giallo è utilizzato per indicare guerre che hanno causato meno di 1.000 morti tra il gennaio e l’agosto del 2014. Il rosso, invece, è utilizzato per conflitti che nello stesso periodo hanno causato 1000 morti.

Quelli che vi proponiamo sono i dati più recenti che siamo riusciti a reperire in rete  utilizzando l’articolo di   Stefano Consiglio scritto il 3 agosto del 2014

— Attualmente (ndr – S. Consiglio si riferisce al 2014) 62 Stati sono coinvolti in guerre internazionali o interne, a cui debbono aggiungersi 549 milizie, cartelli della droga, gruppi indipendentisti.

L’Africa è il continente che “ospita” il maggior numero di conflitti, con 25 Stati coinvolti in guerre. Le aree più calde sono: l’Egitto (instabilità successiva alla rivolta del 2011), il Mali (continui scontri con i tuareg e le milizie islamiche), la Nigeria (attacchi delle milizie islamiche, in particolare dei Boko Haram), la Repubblica Centroafricana (guerra civile), la Repubblica Democratica del Congo (razzie di gruppi armati nelle regioni orientali), la Somalia (guerra civile in corso dal 1991), il Sudan (scontri tra l’esercito e milizie ribelli) e il Sud Sudan (conflitto etnico).

A seguire troviamo l’Asia con 15 Stati coinvolti in guerre, tra cui particolarmente cruente sono quelle combattute in: Afghanistan (guerra in corso dal 2001 ), Birmania-Myanmar (guerra civile tra l’esercito e l’etnia Kokang), Filippine (dal 1990 continui scontri tra guerriglieri comunisti e l’esercito locale), Pakistan (scontri tra l’esercito e milizie antigovernative), Thailandia (violenze successive al colpo di stato del maggio 2014).

Per quanto riguarda l’Europa, 9 Stati europei sono attualmente coinvolti in un conflitto, tra cui occorre ricordare: l’Ucraina ( guerra civile tra ribelli filo-russi e esercito regolare), la Cecenia (scontri tra l’esercito russo e miliziani indipendentisti), il Daghestan (attacchi da parte di milizie islamiche).

In Medio Oriente 8 Stati sono attualmente in guerra di cui la più nota è sicuramente quella in corso tra Palestina e Israele. Altre aree calde sono: l’Iraq (scontri tra governo locale e milizie islamiche, in particolare ISIS), la Siria (guerra civile in corso dal 2011) lo Yemen (scontri tra l’esercito regolare e le milizie islamiche che, a loro volta, combattono tra loro).

Infine nelle Americhe 5 Stati sudamericani stanno combattendo dei conflitti contro gruppi separatisti, cartelli della droga , milizie locali. Tra questi occorre ricordare: la Colombia (guerra civile in corso dal 1964 ), il Messico (continui scontri tra l’esercito locale e i cartelli della droga).

Il numero di conflitti attualmente (ndr – si fa riferimento sempre al 2014) in corso è davvero incredibile. Senza voler sminuire in alcun modo nessuno dei casi sopra elencati, cercheremo di identificare i 5 conflitti più cruenti combattuti oggi nel mondo. Per fare ciò prenderemo come riferimento i dati forniti dall’Uppsala Conflict Data Program, un programma del Peace Research Institute di Oslo il cui scopo è quello di diffondere informazioni rilevanti sui conflitti attivi, distinguendoli a seconda del numero di vittime, della durata del conflitto, della tipologia. Esistono, infatti, vari parametri che possono essere utilizzati per stabilire il livello di gravità di un conflitto. Dal momento che il nostro scopo, tuttavia, è quello di individuare i 5 conflitti più violenti combattuti oggi nel mondo, utilizzeremo come punto di riferimento il numero di vittime registrate a partire da gennaio 2014. ( Ndr  -va tenuto conto che l’articolo è stato scritto nell’agosto del 2014. si parla quindi di un arco di tempo di soli 7 mesi!)

Israele-Palestina – Il conflitto israelo-palestinese ha avuto origine nel 1948 a seguito della decisione delle Nazioni Unite di riconoscere al Movimento Sionista il diritto di creare uno Stato, quello di Israele, all’interno del territorio palestinese. Secondo i dati forniti dall’Uppsala Conflict Data Program questa guerra, la più longeva oggi combattuta, ha causato nel tempo oltre 22 mila vittime. Nonostante l’incredibile durata di questo conflitto il numero complessivo di vittime rimane “limitato” se comparato con altre guerre, così come il numero di morti registrati a partire da gennaio 2014. Ad oggi, infatti, circa 1.650 palestinesi hanno perso la vita, a cui debbono aggiungersi circa 60 israeliani deceduti dall’inizio del conflitto. La caratteristica che contraddistingue questa guerra è l’enorme disparità tra le forze in campo, ed è proprio questo, probabilmente, il motivo per cui il numero di vittime è relativamente basso se si tiene conto che Israele e Palestina si combattono da quasi 70 anni.

Pakistan – Un violento conflitto è in corso nelle regioni nord-orientali del Pakistan tra l’esercito regolare e varie milizie islamiche, in particolare i guerriglieri di al-Qaeda. Questa guerra civile è scoppiata nel marzo del 2004 quando un gruppo di soldati pakistani venne attaccato nello Waziristan del sud da miliziani islamici appartenenti ad al-Qaeda. Questi primi scontri furono la conseguenza della decisione del governo pakistano di occupare militarmente le regioni nord orientali del paese, situate al confine con l’Afghanistan. Proprio da queste regioni il Pakistan aveva sferrato i propri attacchi contro l’Afghanistan, nel corso della guerra dichiarata dagli Stati Uniti il 7 ottobre del 2001. Negli ultimi 10 anni circa 55 mila persone sono morte a causa della guerra. Da gennaio 2014 i decessi sono stati circa 2.500, trasformando la questione pakistana nel quarto conflitto più cruento combattuto oggi nel mondo.

Nigeria – Questa nazione è in crisi da quando nel 1999 è iniziata un’insurrezione islamica il cui scopo è quello di imporre nel paese la Sharia, la legge islamica. Dal 2009 la pericolosità di questo conflitto è aumentata a causa dei Boko Haram, un gruppo islamico armato che ha iniziato una vera e propria guerra contro l’esercito regolare nigeriano, conquistando diversi territori nelle regioni settentrionali e imponendovi la Sharia. Dal 1999 ad oggi  circa 11 mila persone sono morte, con un ritmo che ha subito una brusca accelerazione negli ultimi due anni. A partire da gennaio 2014, infatti, le vittime nigeriane sono state oltre 5 mila.

Iraq – L’insurrezione irachena è iniziata il 18 dicembre del 2011, cioè dopo il ritiro delle truppe americane presenti in Iraq dall’inizio della Seconda Guerra del Golfo. Gruppi sunniti, responsabili di sporadici attacchi durante l’occupazione americana, iniziarono una vera e propria guerra contro il Governo sciita guidato dal Primo ministro al-Maliki. La miopia del leader iracheno, che ha adottato una politica settaria volta a concentrare il potere nelle mani degli sciiti, non ha fatto altro che gettare benzina sul fuoco e porre le basi per l’attacco sferrato dalle milizie dell’ISIS. Questo gruppo jihadista, rinnegato dai leader di al-Qaeda, ha combattuto per tre anni contro quella parte dell’esercito siriano fedele ad Assad. Nel giugno del 2014, approfittando dell’incapacità di al-Maliki di mantenere l’ordine pubblico, ISIS ha sferrato un violento attacco contro le regioni settentrionali del paese istituendo, successivamente, un califfato islamico alla cui guida è stato nominato al-Baghdadi. Dall’inizio dell’insurrezione circa 22 mila persone sono morte. Il numero di decessi è aumentato esponenzialmente nell’ultimo anno, tanto che da gennaio 2014 circa 7 mila e cinquecento individui hanno perso la vita.

Siria – La guerra civile combattuta in Siria dal 2011 vedeva inizialmente una netta contrapposizione tra i ribelli anti-Assad, sostenuti dai paesi occidentali, e il Presidente siriano, che godeva del supporto di diversi Stati asiatici e mediorientali, tra cui la Russia, Cina e l’Iran. Nel corso degli anni, tuttavia, l’illusione che la rivolta siriana consistesse in un conflitto tra un tiranno, Assad, e un popolo oppresso, i siriani, è sparita. Al suo posto troviamo oggi una guerra civile in cui i principali gruppi ribelli sono associati con al-Qaeda o con altre milizie estremiste come l’ISIS, e compiono atrocità del tutto simili a quelle imputate ai militari di Assad. La drammaticità di questa guerra civile, balzata agli onori della cronaca nel 2011 ma rapidamente dimenticata, è chiaramente dimostrata dal numero delle vittime. In 3 anni di conflitto, infatti, oltre 250 mila persone sono morte. Solamente da gennaio 2014 quasi 30 mila individui sono deceduti, rendendo la guerra civile siriana il più violento conflitto combattuto oggi nel mondo.