Il prossimo 20 Maggio, dalle ore 10, presso la Casa Internazionale delle donne di Roma, Via della Lungara 19, si terrà l’assemblea costituitiva della Rete femminista della sinistra europea. Pubblichiamo il testo della Bozza di carta di intenti che sarà alla base dell’incontro
Care amiche e care compagne,

Ci rivolgiamo con questo appello a {{quante sono interessate ad un percorso di costruzione della Sinistra Europea}}, per invitarle a intrecciare con noi una Rete femminista italiana nella Sinistra Europea.
_ Detto così, può sembrare un po’ troppo sbrigativo, superficiale, immediato (inteso nel senso di senza mediazioni) e perciò proviamo a declinare ciò che non vogliamo e ciò che vogliamo.

{{Non vogliamo}}

– Unificare, ricomporre, aggregare
– Unificare le femministe di sinistra,
– Ricomporre gruppi o soggettività di donne e giovani donne
– Aggregare donne singole e/o associate e i loro movimenti.

{{Vorremmo}}

{{Incontrare percorsi personali e politici di donne}} ( e uomini?) che in questi anni hanno resistito attivamente alla deriva della politica e alla implosione delle forme di rappresentanza che recidono i rapporti tra i governanti e governati, fino alla forma estrema del berlusconismo, di quanti/e hanno lottato

– {{Per la dignità del lavoro}}, contro la precarietà, contro la colonizzazione della vita: tra mezzo di emancipazione e necessità, le donne hanno lottato per la parità e nello stesso tempo per la non parificazione, per l’uguaglianza e per la differenza, per la parità salariale e per il riconoscimento dei diritti “differenti” (maternità, permessi per la cura di figli/e, rifiuto del lavoro notturno etc.);
– {{Per la critica di economicismo}}, produttivismo, sviluppismo, lavorismo, di un punto di vista neutro, cioè maschile, che trascura il nesso tra vita e lavoro, e considera il lavoro come il punto costitutivo dell’identità individuale; questo lavoro, condizionato, colonizzato, non un altro lavoro, un lavoro liberato. A questo proposito è diffuso nel movimento delle donne in Italia, ma non solo, un dibattito sul reddito che punta al riconoscimento di valore per la produzione e la riproduzione sociale, per una dimensione produttiva dell’esistenza e per valorizzare nuovi percorsi di cittadinanza e autodeterminazione.
– {{Contro lo sfruttamento e la marginalizzazione di essere umani}}, contro l’invisibilità e la clandestinità di stranieri e straniere, contro la violenza alle donne e l’invadenza della Chiesa cattolica nella nostra vita e nelle leggi della repubblica italiana; contro un’Europa cittadella armata dove vige solo la libertà del mercato; contro la guerra infinita e la sua pervasività in ogni ambito della vita.

{{Non vogliamo}}

– {{Una Sinistra europea come un insieme di aggregazioni già date}}, incapaci di autotrasformarsi, o come organismo intergruppi, con esecutivi che si spartiscono il potere in proporzione a quanto “contano”.
– {{Donne come elementi aggiuntivi}}, annesse a un progetto costruito da uomini, ospiti più o meno tollerate, richieste per “riequilibrare” strutture e organizzazioni impresentabili in un’ Europa civile.
– {{Uomini che si pensino come soggetti assoluti}}, e rappresentanti politici “generali”

{{{Vorremmo una Sinistra Europea}}}

– {{Costituita da soggetti sessuati}}, coi loro corpi, i loro desideri, la loro aspirazione alla felicità.
– {{Radicalmente laica}}. Questo semplice aggettivo comporta non solo l’opposizione ferma e coerente alla ingerenza delle autorità religiose nella vita e nelle leggi, non solo la dimensione laica che lo Stato deve assumere nel senso di non pretendere di essere depositario di una sua verità da imporre, come nel caso del velo francese, ma soprattutto la decostruzione del potere del sacro, elemento costitutivo del moderno patriarcato, che attecchisce oggi nel vuoto e nella crisi della politica; la laicità come spazio pubblico costruito sull’etica delle relazioni, della pace, del disarmo
– {{Garante di diritti di tutte e tutti}}, di libertà di orientamenti sessuali, di convivenze e unioni costruite su libertà e desiderio.
– {{Aperta nelle frontiere europee per una cittadinanza di residenza}} e per uno spazio di vera accoglienza e vero scambio, per una convivenza che non escluda i conflitti di classe e di genere, che fanno avanzare i legami sociali e costruiscono spazi di libertà.
– {{Basata su uguaglianza/differenza}}: l’uguaglianza senza differenza è annessione e omologazione, la differenza senza uguaglianza di diritti diventa disuguaglianza.
– {{Critica delle forme}} attraverso le quali il movimento operaio nel Novecento ha inteso il socialismo come presa del potere con strategie sostitutive e analoghe a quelle delle forze dominanti, nonché tendenti a governare la società con costruzioni statalistiche totalizzanti: una sorta di idolatria dell’ordine statuale, in cui le lotte per la liberazione sono state piegate alla presa del potere e ad una logica sostitutiva del potere delle vecchie classi dirigenti.

Sulla base di questo non volere e volere vorremmo costituirci come Rete femminista della Sinistra europea, in relazione anche con la Rete europea El-Fem, con cui abbiamo intrecciato significative relazioni, provando a enunciare punti che dovrebbero essere al centro della nostra sperimentazione.

{{{I Dieci Punti}}}

– {{Autodeterminazione}}: difesa delle conquiste di emancipazione e libertà a livello legislativo e sociale contro gli attacchi concentrici di Vaticano e destre e gli equivoci del moderatismo del centro sinistra.
– {{Legge 40}}: la procreazione medicalmente assistita fa parte dei diritti e delle libertà, non può essere vietata dai fondamentalismi ideologici.
– {{Unioni civili}}: le forme di convivenza appartengono alle scelte individuali e devono avere tutte pari diritti.
– {{Cittadinanza europea}}: si è cittadine e cittadini là dove si vive, si ama, si lavora, si studia, di partorisce, si approda. La cittadinanza non può coincidere col lavoro o con l’esercito, va ripensata alla luce della soggettività femminile e dei bisogni delle donne migranti.
– {{Pace e disarmo}}: per una politica estera basata sulla critica dei militarismi e nazionalismi, anche nel linguaggio e nel simbolico, per il superamento delle frontiere e del “comunalismo” chiuso e identitario. “Come donna non ho patria, la mia patria è il mondo intero.” (V.Woolf).
– {{Critica della globalizzazione neoliberista}}: per un mondo in cui le risorse naturali non siano rapinate da interessi del mercato e della finanza. L’universalismo dei diritti non calpesti il rispetto delle differenze, ma queste non significhino per le donne chiusura in comunità di tipo patriarcale.
– {{Lotta contro il patriarcato a tutti i livelli}}, dalle discriminazioni sessiste sul lavoro alla schiavitù sessuale, dalle aggressioni e maltrattamenti all’assenza delle donne nelle istituzioni della politica e nei partiti, dalla misoginia alla cooptazione paternalistica.
– {{Familismo}}: vedi “unioni civili”. Siamo per diritti di donne, uomini, minori, etc, Siamo contro la mitologia del modello familiare unico. Siamo per l’emersione delle violenze in famiglia.
– {{Decostruzione del sacro}}: se è vero che la crisi della politica e la scissione tra etica e politica producono un ritorno al sacro come fattore costituente di identità personali e di pretese universalistiche, la decostruzione del sacro spetta in primo luogo alle donne, che dal nesso sacro/genere maschile – nesso costitutivo del moderno patriarcato – sono state storicamente marginalizzate e inchiodate a ruoli stereotipati e privatistici.
– {{Disordine}}: le donne devono creare disordine e scompaginare una forma della politica, quella dominante cioè maschile, costruita prevalentemente su equilibri di gruppi maschili che si danno reciproco riconoscimento e su forme di rapporti sociali basati sul potere.