Mi sento sempre più un pesce fuor d’acqua in un paese in cui tutto gira “all’incontrario”.

Ci dobbiamo sorbire {{quotidianamente}} viscidi esseri che pontificano di morale con abbondanza di mezzi, giornali, reti relevisive, pulpiti domenicali, aule scolastiche, che ricevono inviti ad esprimersi in pubblico in occasioni inappropriate (come se non si esprimessero già abbastanza) e se qualcuno pacatamente ma fermamente manifesta il proprio dissenso viene massacrato e vilipeso da tutte le parti, mentre i viscidi ricevono solidarietà.

C’è chi, disponendo persino di un giornale, cerca di {{cavalcare gli umori}} di una certa folla su temi delicatissimi che andrebbero maneggiati con guanti di velluto per rispetto della sofferenza dei soggetti interessati e se riceve qualche pomodoro, da chi al contrario non ha casse di risonanza particolari e stenta a far sentire le proprie ragioni, è lui a ricevere solidarietà e non i senzavoce che ne avrebbero più diritto.

{{Osservo ogni giorno}} delinquenti di vario calibro e totali nullità che vanno in TV e si procurano fama, successo, soldi, ammiratori e diventano modello e mito per le nuove generazioni e poi sento parlare con sufficienza di “generazione casting” dagli stessi loschi figuri che hanno fatto di tutto per plasmarla proprio così, questa generazione.

{{Incontro ogni mattina}} baciapile di varia natura, che portano a scuola i figli (come minimo di secondo letto) e poi in televisione sostengono a gran voce l’unicità della famiglia tradizionale (e se lo possono permettere sia socialmente sia economicamente, dall’alto della loro posizione, e non c’è un cane di giornalista che faccia loro notare la contraddizione in cui si trovano loro, che predicano bene e razzolano male) e bloccano ogni forma di evoluzione in senso più moderno ed equo del diritto di famiglia di questo paese, pur sapendo perfettamente che le coppie di fatto si sono moltiplicate anche in Italia, come si sono moltiplicati i minori che fanno parte di una famiglia di fatto e che anche in Italia si dovrebbero poter avvalere della tutela di leggi più moderne ed eque.

{{Mi capita di vedere sulla TV francese}} un documentario su un équipe di “Medecins sans frontières” (Ong che si occupa di assistenza medica e umanitaria a persone in difficoltà, in genere in paesi a democrazia ridotta, in situazioni post belliche, in economie disastrate) che prima lavorava in Darfur e da qualche tempo si è trasferita in Italia (avete letto bene: in Italia, economia industrializzata membro del G8) e cerca di assistere tra mille ostacoli e difficoltà legioni di immigrati clandestini che vivono in condizioni disumane nelle nostre regioni del sud e il cui traffico ha in qualche modo soppiantato il vecchio caporalato agricolo. Il medico intervistato accenna desolato al fatto che tutti sanno (forze dell’ordine, politici, sindacati, giornalisti) ma nessuno fa niente.

{{Durante la campagna elettorale spagnola}} sento due leader che espongono con grande concretezza problemi, interventi già eseguiti e interventi futuri per problemi concreti quali la casa, il lavoro, la formazione, la giustizia, la partecipazione delle donne alla vita pubblica, mentre se apro un canale italiano se mi va bene trovo una noiosissima disquisizione sui massimi sistemi, se mi va male trovo una lite più o meno incivile per lo più pretestuosa su qualche questione secondaria, se mi va peggio trovo il solito giornalista peloso che passa senza vergogna da un salotto ignobile su fatti di cronaca nera a un salotto in cui ossequia potenti veri o presunti (avete notato che chiama chiunque “Presidente”? ma de che?), a un salotto in cui si parla di apparizioni miracolose.

{{Se cerco un programma serio}}, mi deprimo ancor di più, pensando al degrado ambientale del paese più bello del mondo, agli scandali delle amministrazioni locali, ai soldi buttati in modo inutile e anzi dannoso nelle varie “emergenze” pluriennali, ai soldi europei regalati a “imprenditori” di pochi scrupoli, ai contributi regalati, a spese dell’utente, ad impianti inquinanti e già tecnicamente obsoleti, mentre si ostacolano tecnologie alternative e pure meno costose, sviluppate dal CNR, al cibo schifoso che mangiamo, a come le grandi organizzazioni criminali riciclano il loro denaro in maniera plateale, senza che nessuno intervenga…

{{Se poi mi metto a riflettere sui dati statistici}} che escono fuori dai vari rilevamenti, sull’assenza delle donne dalle istituzioni, dai consigli di amministrazione, dai posti decisionali, sull’inapliccazione delle leggi, sugli inadempimenti nei confronti delle leggi comunitarie, sull’aumento delle famiglie italiane a rischio di povertà, sul divario esagerato e ingiustificato, cresciuto in questi ultimi 20 anni in maniera esponenziale, tra il reddito medio dei lavoratori dipendenti e il reddito dei top-manager, sui premi milionari regalati a manager fallimentari, o sento le assurdità che si rimbalzano i vari personaggi pubblici sull’esigenza di italianità della compagnia di bandiera (qualche tempo fa si difendeva allo stesso modo l’italianità di certi istituti bancari, ricordate?) mi viene voglia di restituire tessera elettorale e passaporto e di chiedere asilo in qualche altro paese.

Banalmente: è quasi certo che vinceranno partiti e uomini che non apprezzo, e mi sentirò malissimo. Ma {{se non andrò a votare forse mi sentirò ancora peggio.}}

Il che non significa che non sia importante agire nella società civile, nelle associazioni, nell’informazione, cercando di dare un contributo alternativo a quello istituzionale alla trasformazione in senso più equo della società italiana. E’ importantissimo ma non basta, non basta mai.

Bisogna continuare a stimolare la riflessione, ad esprimersi in ogni occasione possibile, ma serve a poco {{se poi non ci siamo e non riusciamo a mandare persone decenti nei posti in cui si decide}}.
I beceri, quelli che la società italiana non la vogliono affatto cambiare in meglio, perchè non vogliono perdere i loro privilegi, loro in un modo o nell’altro riescono sempre ad esserci, là dove si decide.
Vogliamo render loro la vita ancora più facile?

{{Scusate ma probabilmente, per l’ennesima volta, alla fine mi turerò il naso e andrò a votare.}}