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Pensavate che ” Il giardino dei ciliegi” di A.Cechov fosse ormai, per il tema e la lunghezza, una pièce teatrale sorpassata? E invece quella metafora, la metafora dello spazio del sogno e dell’infanzia che tutti dicono di volere curare e amare ma che poi finisce in mano ai taglialegna…è viva più che mai.
Semmai ci fosse ancora qualche dubbio, ci pensa la compagnia Nina’s Drag Queens a rinverdire il giardino, trasformandolo in un lavoro sull’immaginario maschile e femminile, con “Il giardino delle ciliegie”.
Abbiamo avuto il piacere di assistere allo spettacolo, nelle Marche, proprio a Macerata, territorio bellissimo ma invischiato da un profondo bigottismo, comune che ha visto di recente in Consiglio comunale la diatriba preventiva ridicola presentata da un consigliere IdV che ha preteso che venisse votata una risoluzione volta a prevenire qualsiasi provvedimento a favore delle unioni civili tra persone omosessuali! (Delibera consiglio comunale Macerata Matrimonio)

“Il giardino dei ciliegi è un confine, crocevia di mondi lontani, irriducibili. E’ la terra dell’infanzia, del sogno ad occhi aperti, l’orizzonte dell’ancora possibile. Ad abitarlo, sei donne, in attesa della fine. Donne, piuttosto creature. Forse sono gli stessi alberi di quel giardino, tacchi a spillo per radici, braccia maschili come rami tesi? Il giardino dei ciliegi è un mondo fragile, incerto, quasi di vetro. Su di esso pesa lo sguardo di una schiera di uomini che si avvicina, lenta, nera, pronta all’assalto inevitabile, all’ammazzamento. Perse in questo vivaio di ricordi e passioni, le donne-albero annodano mille piccole vicende attorno a un’unica grande tragedia familiare. Sono viaggiatrici senza passaporto, dive senza palcoscenico, eroine tragiche senza tragedia. E ridono, ridono spesso. Ma sempre con le lacrime agli occhi.”

Il testo introduttivo allo spettacolo della Nina’s, delicato e preciso nell’unire discorso sulla poetica e ironia, ci apre una scena dai colori intensi, la musica sognante, la mimica precisa, la grande capacità attoriale. Lo spettacolo riprende vita, smaschera le illusioni perdute, la retorica del travestimento al femminile, infarcito di musiche piene di vitalità e comicità improvvise.
Il giardino delle ciliegie – étude pour une vaudeville en travesti plein de paillettes” è un lavoro commovente e spiazzante, dove muscoli e broccati si mixano in un cocktail rivelatore. Alla fine del gioco, ti chiedi se la rappresentazione al Lauro Rossi di Macerata non sia anche una scelta politica, e ti rispondi che sì, è il grido di aiuto di una sinistra cittadina disarmata di fronte alla grettezza trasversale, ai cambi di uniforme di piccoli uomini in cerca di un ruolo da sentinella, oppressi dalla sindrome di Putin, che puntano l’indice contro ciò che non sanno.
Anche Anton Checov, si dice, alla fine della sua vita, riuscì a ripiantare quel suo giardino di ciliegi che aveva visto radere al suolo da piccolo.
Il giardino riprende vita con l’arte anche nel buio della scena teatrale, spazio incontaminato dal quale si riaffaccia questo spazio colorato coi suoi ricordi.
Lo spettacolo, prodotto da Nina’s drag Queens in collaborazione con Atir Teatro Ringhiera e Accademia delle Belle Arti di Brera, è stato presentato nel pomeriggio del 9 aprile a Macerata col contributo del regista Francesco Micheli, della compagnia e della filosofa Monia Andreani, che ha parlato della costruzione del Genere.

A proposito del Genere sessuale vorrei ricordare a tutti/e che è possibile anche qui per chi vuole, scaricare e leggere gli opuscoli “Educare alla diversità a scuola” (realizzati dall’Istituto A.T. Beck come progetto ministeriale con la partecipazione dell’UNAR, l’ufficio antidiscriminazione), oggetto in queste ultime settimane di un violento attacco mediatico, ancora una volta, sarebbe opportuno che chi vuole esprimere giudizi sappia di cosa sta parlando, senza affidarsi al giudizio di chi ha già deciso di inventarsi contenuti degni del peggiore complottismo.
File-completo-Scuola-Primaria
File-Completo-UNAR-Medie
File-completo-UNAR-Liceo

F.P.A.

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